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Riello: «L’Imu è una zavorra sulle Fiere»

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Riello: «L’Imu è una zavorra sulle Fiere»

Dal decreto attuativo della riforma Madia sull’assetto istituzionale degli enti pubblici e delle Camere di commercio «potrebbero scatenarsi effetti profondi sulle fiere, con forti problematiche su 28 dei 34 quartieri fieristici italiani»: questi i risultati emersi da un’indagine dell’Associazione degli enti fieristici (Aefi)e presentata ieri in occasione di un convegno sul quadro giuridico ed economico del sistema fieristico italiano.

In particolare Aefi punta il dito contro il pagamento dell’Imu. «Da tempo evidenziamo - ha detto Riello - che i quartieri fieristici sono soggetti a una classificazione catastale e a una tassazione che non rispecchiano l’utilizzo effettivo dei quartieri e le loro funzioni. Gli extra costi che vengono dalla tassazione sugli immobili pesano sulle singole fiere da 600mila a 1-1,4 milioni di euro l’anno». I padiglioni sono assimilati a capannoni industriali mentre il loro utilizzo è limitato a poche decine di giorni l’anno. Quindi Riello auspica che l’Imu applicata alle fiere non superi il 10% di quella che paga un centro commerciale di pari superficie.

La tassa potrà sembrare non particolarmente onerosa ma in realtà pesa molto su un settore colpito da una sorta di effetto domino: la Fiera di Reggio Emilia è in concordato, quella di Roma lo ha richiesto; hanno alzato bandiera bianca Brixia- Fiera di Brescia, la Fiera delle Marche e di Messina; il polo di Bari, in profondo rosso, sta tentando il rilancio con l’aiuto tecnico di Bologna, che, a sua volta, punta alla holding regionale per trovare le risorse (70 milioni) per ripartire. Non se la passa meglio l’organizzatore Gl Events Italia che gestisce i poli di Torino e Padova. Un pezzo di responsabilità però ricade anche sui quartieri improvvisati puntellati (finchè è stato possibile) con soldi pubblici

Secondo dati di Cermes Bocconi, le aree locate nelle manifestazioni fieristiche italiane sono scivolate di 1,5 milioni di mq dal picco del 2006 al dato (parziale) del 2015, gli espositori di 20mila unità mentre i visitatori si sono contratti di 3,5 milioni rispetto ai 13,5 milioni.

Un altro aspetto delicato sta, secondo Aefi, nel ruolo rivestito dalle Cdc e dalle Province. Aefi chiede al Governo «che venga risolta l’incertezza attuale e che venga riconosciuta la specificità delle partecipazioni delle Cdc nelle fiere. E la pronta definizione dell’assunzione da parte delle Regioni o altri enti delle quote delle Province e la destinazione da parte dei Comuni dei mezzi sufficienti a sostegno delle proprie partecipazioni». L’assetto dei quartieri competitivi andrebbe comunque salvaguardato: dalle fiere passano infatti diversi miliardi di export.

Il ruolo di traino dell’export è riconosciuto dal Governo. «Le fiere hanno un ruolo fondamentale nel nostro piano triennale - ha detto il capo di gabinetto del ministero dello Sviluppo economico, Vito Cozzoli - . Lo scorso anno il Governo ha erogato alle fiere finanziamenti per 45 milioni e per quest’anno il budget ne prevede altri 30 per una serie di eventi. Stiamo lavorando per cercare ulteriori risorse».

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