Economia

Lirica, risanamento a rischio

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Lavoro

Lirica, risanamento a rischio

  • –Giovanna Mancini

milano

Una spada di Damocle pronta a cadere sui già precari bilanci delle fondazioni liriche italiane, molte delle quali hanno faticosamente avviato, negli ultimi due anni, piani di risanamento finalizzati a raddrizzarne i conti economici.

Oltre 500 cause di lavoro pendenti che, se dovessero concludersi a favore dei lavoratori che le hanno promosse, aggiunte a quelle già perse e a quelle minacciate, costerebbero alle 12 fondazioni aderenti all’Anfols (l’Associazione delle fondazioni lirico-sinfoniche italiane) oltre 32 milioni di risarcimenti economici complessivi. Senza contare che l’eventuale reintegro di 507 persone negli organici dei teatri inciderebbe per ulteriori 20,3 milioni annui (sempre per le 12 fondazioni insieme), per stipendiare figure che andrebbero a coprire per due terzi, spiega l’Anfols, «posizioni già presenti o di scarsa utilità».

Il rischio in sé non è una novità: queste cause, tutte legate a contratti per assunzioni a tempo determinato di artisti, amministrativi o tecnici, sono in essere da tempo (quasi tutte precedenti al 2010). Ma una sentenza della Corte Costituzionale dello scorso dicembre ha riaperto la questione, dichiarando l’illegittimità costituzionale di una norma (l’articolo 40 del decreto legge 69/2013) che aveva cercato di sanare la situazione. La norma stabiliva che alle fondazioni liriche «non si applicano le disposizioni di legge che prevedono la stabilizzazione del rapporto di lavoro come conseguenza della violazione delle norme in materia di stipulazione di contratti di lavoro subordinato a termine». Secondo la Corte, invece, trattandosi di soggetti di diritto privato, alle fondazioni si devono applicare le stesse norme che valgono appunto per i privati.

Senza entrare nel merito delle sentenza, per le fondazioni interessate si profila una situazione molto grave dal punto di vista economico, come fa notare il presidente dell’Anfols, Cristiano Chiarot, che rischia di far saltare i piani di risanamento per alcune di esse. I casi più difficili riguardano l’Opera di Roma che, con 122 cause pendenti, dovrebbe sborsare 11 milioni di euro; il Petruzzelli di Bari, con 233 cause pendenti e 11,6 milioni di risarcimento. O l’Arena di Verona, indebitata e commissariata il mese scorso, con 5,1 milioni.

«È necessario e urgente trovare una soluzione insieme al ministero dei Beni culturali – dice Chiarot – soprattutto per quei teatri che vedrebbero messi a rischio i piani di risanamento». I problemi di fondo da affrontare, fa notare il presidente Anfols, sono soprattutto due. Da una parte la natura giuridica “ibrida” delle fondazioni stesse, che per alcuni versi sono considerate soggetti privati, per altri sono equiparati a enti pubblici (ad esempio, nelle fonti di finanziamento quasi totalmente pubbliche, nei bilanci sottoposti al controllo della Corte dei Conti, nelle assunzioni tramite concorso, nel tetto agli stipendi per i manager...). Inoltre, aggiunge Chiarot, «per loro stessa natura i teatri lirici richiedono figure stagionali. Per vivere e funzionare bene abbiamo bisogno di una massa stabile di artisti e tecnici, ma anche di professionalità da inserire occasionalmente, a seconda delle esigenze di produzione dei singoli spettacoli o di festival stagionali».

Proprio nei giorni scorsi il ministro Dario Franceschini ha aperto alla necessità di rivedere la forma giuridica delle fondazioni liriche: apertura che è stata accolta con favore sia dall’Anfols, sia dai sindacati di categoria. «Chiediamo da tempo un confronto con il Ministero sul futuro delle fondazioni liriche – spiega la segretaria nazionale della Slc Cgil, Emanuela Bizi –, ma a oggi non siamo mai stati convocati. Siamo pronti a sederci intorno a un tavolo per cercare le soluzioni necessarie a salvaguardare questo patrimonio del nostro Paese».

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