Nel 2013 aveva richiesto il concordato preventivo in continuità. Ma lo scorso anno la torinese Flenco Fluid System ha raggiunto i 32 milioni di fatturato, con una previsione di 40 milioni per quest’anno. «Un da dato – assicura Sergio Rodda, da tre anni amministratore delegato della società che opera nel settore dell’Oil&Gas e Power Generation – già coperto dagli ordini acquisiti nel primo trimestre del 2016». Ma, soprattutto, ha ripreso a fare utili che consentono di iniziare a pagare i debiti pregressi. Tutto ciò in una fase non proprio facile per chi opera nel settore degli impianti petroliferi, penalizzati dal basso prezzo del greggio. Ma tra crisi dei produttori ed embarghi, si aprono anche nuove prospettive, a cominciare dall’Iran che ha la necessità di rinnovare gli impianti.
In particolare Flenco Fluid System progetta e costruisce sistemi ausiliari per turbine e compressori di gas, dai sistemi di lubrificazione ai package compressori, e ha clienti che vanno da General Electric a Nuova Pignone, da Dresser a Skoda.Un rilancio reso possibile prima dall’intervento del Commissario giudiziale, Stefano Ambrosini, e poi dagli investimenti della proprietà e dal rinnovamento del management.
Ora la Flenco può contare su un centinaio di addetti tra gli stabilimenti del Piemonte e l’ufficio di Firenze oltre a 150 lavoratori tra Slovenia e Cina. Proprio le competenze dei lavoratori hanno rappresentato uno degli elementi determinanti per la ripresa. Perché l’azienda torinese non opera secondo logiche di produzione di serie ma a seconda dei progetti specifici per ogni cliente. Dunque diventano fondamentali non i macchinari ma il personale che lavora alla progettazione e alla costruzione dei sistemi, alla selezione dei fornitori alla gestione dei progetti per rispettare i tempi. Serve una formazione continua e accurata, gestita soprattutto all’interno dell’azienda.
© Riproduzione riservata