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L’Italia rilancia in Tunisia

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L’Italia rilancia in Tunisia

Un ponte per le imprese italiane, per avere un accesso verso un’area vasta che si estende dal Mediterraneo al Medio Oriente. È stato il messaggio condiviso da tutti durante la missione di sistema che si è svolta ieri a Tunisi e che ha avuto sia un confronto istituzionale, sia una sessione di incontri tra le imprese, con oltre 500 b2b.

Il premier tunisino, Habib Essid, presente al Forum istituzionale, ha spiegato i provvedimenti in via di approvazione: «Stiamo finalizzando un piano per la riforma degli investimenti, del partenariato pubblico-privato, siamo al lavoro per lo sviluppo del mercato digitale, che speriamo possa portare posti di lavoro. Sappiamo che abbiamo bisogno di molti cambiamenti». C’è la volontà di fare, ha detto, sottolineando come il Forum di ieri sia la dimostrazione della fiducia e della credibilità che la Tunisia gode in Italia.

LA PARTNERSHIP CON LA TUNISIA
(Fonte: elaborazione Sace su dati Istat)

Erano più di 170 i rappresentanti italiani: 89 imprese, 7 associazioni e 9 banche. Ed è la seconda missione di sistema italiana dopo quella del 2007 in Tunisia, organizzata da Confindustria, Agenzia Ice, Abi, con il patrocinio del ministero dello Sviluppo economico e quello degli Affari esteri. «Il paese ha attraversato un periodo difficile e sta ancora proseguendo sulla strada della stabilità. Ci sono i problemi del terrorismo, dell’instabilità, dell’immigrazione irregolare, ma anche la possibilità di sviluppo di un’area con cui l’Italia ha rapporti storici», ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.

“Il Paese presenta buone chance per gli investitori italiani. Sono due sistemi produttivi complementari”

Licia Mattioli (Comitato tecnico di Confindustria) 

«Abbiamo deciso di tornare qui - ha sottolineato Licia Mattioli, presidente del Comitato tecnico di Confindustria per l’internazionalizzazione - spinti dalle imprese che hanno già avviato in loco delle attività e che continuano a vedere nella Tunisia, grazie anche alla vicinanza geografica, una piattaforma produttiva naturale. Il paese presenta buone chance per gli investitori italiani, anche se non è ancora completamente uscito dalle turbolenze economiche e politico-sociali». Tre le opportunità che offre, ha continuato la Mattioli, ci sono una normativa favorevole in materia di incentivi, il basso costo dei fattori di produzione, una manodopera qualificata e una popolazione giovane, altamente scolarizzata. «A questo si aggiunge la complementarietà dei nostri sistemi produttivi, l’importante processo di riforme e i piani di sviluppo recentemente adottati che rendono interessanti le prospettive di cooperazione bilaterale, in ragione anche del fatto che l’Italia vanta una posizione promettente in Tunisia: siamo il secondo paese fornitore - ha concluso la Mattioli - il secondo cliente e il secondo investitore con una quota di mercato di circa il 16 per cento».

L’iniziativa di ieri ha avuto carattere intersettoriale, con un focus specifico su alcuni settori: agricoltura, meccanizzazione agricola e trasformazione alimentare, energie rinnovabili, infrastrutture e costruzioni. Tra l’Unione europea e la Tunisia è in vigore un accordo di libero scambio per i prodotti industriali. Dall’ottobre dello scorso anno è in corso un negoziato per un’intesa più completa e per una ulteriore integrazione delle due economie attraverso l’armonizzazione della normativa tunisina alla Ue, la graduale rimozione di tutti gli ostacoli paratariffari e l’apertura dei servizi.

Dopo la contrazione del pil nel 2011, dall’anno scorso è ripresa la crescita: +0,8% nel 2015; +2% la stima per il 2016. Nel 2015 le esportazioni italiane verso la Tunisia stato state circa 3 miliardi di euro, con un calo del 7,8% rispetto al 2014, pur confermandoci secondo paese fornitore. Le importazioni si sono attestate a 2,3 miliardi di euro, con un aumento del 4,4%, riconfermandoci secondi.

«Vogliamo riconquistare gli investitori», ha detto il ministro dello Sviluppo Yassine Brahim, ministro dello Sviluppo, a margine del Forum, che si è tenuto nella sede dell’Utica, la Confindustria tunisina, presente la sua presidente, Ouided Bouchamoui.

Da parte delle banche, come è stato ribadito al Forum, c’è un plafond finanziario per le imprese che vogliono investire in Tunisia di 424 milioni di euro, sia per businss commerciali che per partnership industriali e di investimenti. Oltre alle linee di credito gli imprenditori che operano in Tunisia possono contare sull’assistenza di tre principali gruppi bancari italiani, direttamente presenti sul territorio con uffici di rappresentanza, insieme alla capogruppo straniera di una banca italiana.

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