Economia

Sistema duale per auto e moto

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Industria

Sistema duale per auto e moto

  • –Filomena Greco

Nel 2014 hanno “sperimentato” un modello di formazione duale nuovo per l’Italia. Oggi, alla luce della legge sulla Buona scuola (107/2015) e dell’alternanza scuola-lavoro obbligatoria, Desi – acronimo che sta per Dual education system Italy – diventa parte integrante dell’offerta formativa in due istituti professionali emiliani. Il marchio di fabbrica è di peso, visto che il progetto nasce dall’iniziativa di Ducati e Lamborghini, eccellenze della manifattura made in Italy in capo al gruppo Audi-Volkswagen.

Desi II entrerà nel vivo nel prossimo anno scolastico. Prevede l’istituzione di due corsi biennali di istruzione/formazione destinati a ragazzi che abbiano concluso il terzo anno in un istituto professionale, che abbiano acquisito una qualifica professionale e che vogliano dunque specializzarsi. «A differenza della prima sperimentazione – spiega Luigi Torlai, responsabile risorse umane per Ducati – che era economicamente sostenuta dalla Fondazione Volkswagen e rivolta ai ragazzi senza lavoro coinvolti in corsi serali, ora Desi II si integra come corso ordinario degli istituti, in continuità con la proposta formativa delle scuole». In sostanza a partire da settembre gli istituti scolastici Belluzzi Fioravanti (istituto di riferimento per Ducati) e Aldini Valeriani Siriani (istituto di riferimento per Lamborghini) di Bologna attiveranno un nuovo corso biennale, per un totale di 50 ragazzi nel primo anno, a cui si aggiungeranno altri 50 studenti nel settembre 2017, che oltre alle 400 ore di alternanza scuola-lavoro obbligatorie, nel quadro della Riforma della Buona scuola, avranno ulteriori 450 ore extracurriculari da dedicare all’«apprendimento situazionale», da svolgere nei training center allestiti da Ducati e Lamborghini, oppure direttamente nei reparti aziendali. In questo caso, però, si tratta di attività realizzate «in affiancamento a personale esperto e senza finalità produttive» come prevede l’accordo sindacale siglato il mese scorso da aziende e organizzazioni sindacali per disciplinare lo strumento dell’alternanza scuola-lavoro.

Un modello, quello messo a punto da Ducati e Lamborghini, «che valorizza la volontà di collaborazione con le istituzioni scolastiche e con la Regione Emilia Romagna – spiega Umberto Tossini, responsabile del personale di Lamborghini – e che è citato nel preambolo della riforma scolastica». La Regione infatti garantisce ai ragazzi che frequentano i due corsi una borsa di studio da 450 euro per “coprire” le attività extracurriculari. Le specializzazioni acquisite, frutto della “curvatura” dei curricula, saranno in meccatronica per il settore moto e operatore Cnc (Controllo numerico computerizzato) e in meccatronica per il settore auto.

Un modello da adottare, dunque, per altre aziende e istituzioni scolastiche? «Si tratta di una esperienza replicabile – sottolinea Tossini – per promuovere la cultura e le competenze nel lavoro a cui diverse filiere, non soltanto quella meccatronica come nel nostro caso, possono attingere». Un modello sostenibile per le aziende, spiega Torlai, per diversi motivi «a cominciare dalla economicità per le aziende. Nel caso del progetto Desi, il costo a carico delle aziende equivale a un decimo di quanto investito dalla Fondazione nella prima sperimentazione, proprio grazie alla collaborazione tra scuola, istituzioni e privati». Alla fine del loro percorso i ragazzi potranno scegliere se iscriversi all’università o lavorare, avranno comunque una specializzazione professionale riconosciuta, «una opportunità per Ducati e Lamborghini – aggiunge Torlai – ma anche per le aziende dell’indotto».

Il modello Desi II è stato definito anche nel quadro di un accordo sindacale sottoscritto il 26 aprile scorso dall’azienda con le sigle dei metalmeccanici, Fiom Fim e Uilm, e le Rsu aziendali. «La cosa da sottolineare – dice Michele Bulgarelli, segretario della Fiom di Bologna – è il principio che le attività di alternanza e di formazione sono svolte in ambienti “protetti”, separati dalle officine, nei training center allestiti dalle aziende, in ambienti non produttivi, proprio per ribadire la centralità dei ragazzi in formazione e l’autonomia delle scuole». L’accordo poi prevede comunque la possibilità di svolgere attività in reparti aziendali, «ma in affiancamento a personale esperto e senza mai una finalità produttiva».

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