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Crescita a due cifre per le imprese del biotech

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Crescita a due cifre per le imprese del biotech

Sono giovani, dinamiche, piccole e spesso micro. Ma con un marcatissimo dna fatto di innovazione, ricerca, eccellenza scientifica e tecnologica. Imprese biotech del made in Italy crescono e si moltiplicano. Con un fatturato da 9,4 miliardi, il 25% in media destinato agli investimenti in R&S, 9mila dipendenti e un indotto in espansione, un export che vale 694 milioni per le imprese dedicate alla R&S biotech “pure”, che diventano però 12,6 miliardi con le 175 imprese biotech esportatrici, in massima parte le big del Pharma. Mietono fatturati soprattutto nel campo della salute (53% di imprese e e 7,1 miliardi di fatturato, quasi l’80% del totale) e in Italia hanno in Lombardia la loro roccaforte col 28,8% delle imprese e il 51% dell’intero fatturato biotech.

Macina utili e successi, il biotech d’Italia. Tanto che le previsioni a breve sono da crescita a doppia cifra: le stime parlano di fatturati in aumento del 12,8% nel 2017 e ancora più su, a +18%, nel 2018. Anche se tutti questi primati non possono nascondere i punti di debolezza, che significano altrettanti freni alla crescita del settore, e la necessità di interventi di sostegno e di traino di un comparto che già è, e sempre più può diventare, uno dei motori della ripresa per l’economia italiana. Punti di forza e di debolezza descritti dal nuovo rapporto 2016 «Le imprese di biotecnologie in Italia» presentato ieri a Milano e curato da Assobiotec, l'associazione nazionale di settore che fa parte di Federchimica, per la prima volta in collaborazioe con Enea.

“Lombardia al top della classifica. Le microrealtà restano troppe e questo ostacola lo sviluppo ”

Riccardo Palmisano, presidente Assobiotec 

Spiega Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec: «Il rapporto dimostra come l’industria biotecnologica rappresenti un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica, caratterizzato da un forte dinamismo, testimoniato dalla presenza ormai di quasi 500 aziende». Un’eccellenza e un valore potenzialmente determinante per lo sviluppo, che sconta però una marcia a freno tirato: «Le imprese dedicate alla R&S biotech sono e restano realtà piccole e micro, il che ostacola lo sviluppo delle grandi potenzialità della biotecnologia in Italia», aggiunge Palmisano. Senza dire del grande ostacolo della burocrazia, del muro fatto di frammentazione e scarso trasferimento tecnologico che a loro volta impediscono uno sviluppo maturo in campo internazionale. Insomma, la crescita c’è, ma potrebbe essere ben più importante. Per questo Assobiotec propone una ricetta in quattro punti: una cabina di regia centrale e comune per l'interi sistema sull’esempio del Regno Unito, un centro di Technology transfer per le scienze della vita, un miglioramento delle agevolazioni fiscali, la nascita di un venture capital pubblico-privato capace di supportare la creazione e lo sviluppo di imprese biotecnologiche innovative e che rappresenti al tempo stesso una calamita di attrazione per gli operatori finanziari esteri interessati a co-investire in Italia. Insomma, un passo deciso verso il futuro a tutto tondo.

Sono le “biotech red”, quelle dedicate alla salute, il volano decisivo del settore. Per numero di imprese (53%), fatturato (7,1 miliardi) e per il valore e l’export. E quelle del farmaeutico, dunque principalmente le imprese estere, la fanno da padrone. Anche se nella ricerca biotech pura le picccole e le micro imprese rappresentano una valvola che si sta rivelando sempre più decisiva e innovativa. Le pipeline terapeutica nel portafoglio di 77 aziende a capitale italiano, racconta di 249 progetti in corso, anche in fase avanzata di sviluppo clinico e pre-clinico. Per non dire delle 65 imprese del big data. Ma anche degli altri settori del biotech che ne compongono l’intero mosaico: quelle delle biotecnologie industriali (24% del totale) e quelle di genomica, proteomica e tecnologie abilitanti (13%) . O le biotecnolgie applicate ad agricoltura e zootecnia: oggi raggruppano il 9% delle imprese, ma sono in grande espansione, come del resto quelle per l’ambiente. Perché anche nel biotech il futuro è (anche) sempre più verde.

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