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Dossier L'automazione continua la sua corsa

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    Dossier | N. 5 articoliRapporto Meccanica & Automazione

    L'automazione continua la sua corsa

    È un circolo virtuoso a tenere in piedi la filiera dell'automazione industriale italiana. Il merito è soprattutto del comparto manifatturiero che, nonostante le difficoltà interne e la congiuntura economica globale ancora complessa, traina la domanda di automazione, strategica per la competitività e la crescita del business. «Se negli ultimi anni l'automazione in Italia è cresciuta in media del 5% anno su anno è perché l'industria manifatturiera è un settore vitale che chiede sempre più innovazione e flessibilità: obiettivi che possono essere raggiunti solo con un'automazione spinta e intelligente», spiega Giuliano Busetto, presidente di Anie Automazione e Industry sector Ceo di Siemens Italia.

    Tradotto, significa che l'aumentata lungimiranza delle aziende porta vantaggi all'intera filiera. A partire proprio dal comparto dell'automazione industriale, un ecosistema variegato che dialoga attivamente con realtà e interlocutori diversi: «Da una parte ci sono i costruttori di macchine e gli impiantisti, dall'altra i system integrator, i distributori e i clienti finali», dice Busetto. Favorire il dialogo con l'intera filiera è strategico e premiante. Lo dimostra il fatto che, come spiega Anie, il comparto dell'automazione industriale manifatturiera e di processo ha generato nel 2015 un volume d'affari aggregato di 4,1 miliardi di euro, con una crescita del 7,1% anno su anno. Con più di 100 aziende associate, Anie Automazione rappresenta in Italia quasi il 90% del settore.

    All'interno dell'associazione sono stati creati negli anni diversi gruppi di lavoro per valutare attentamente dinamiche attuali e prospettive future di business: «Fra i più recenti ce n'è uno dedicato al software industriale, uno alla realizzazione dei data center e uno all'automazione dei processi», spiega Busetto. Una scelta dettata dal fatto che oggi, ai tratti distintivi dell'industria italiana, si è aggiunto un altro elemento ormai imprescindibile: l'innovazione tecnologica continua. Qui i margini di crescita sono ancora altissimi, «soprattutto in settori come la digitalizzazione spinta, i sensori intelligenti e la gestione dei big data», continua Busetto, secondo cui non possiamo più parlare solo di meccanica o elettronica ma di nuovi profili professionali che prevedono la convergenza di meccatronica e Ict (Information & communications technology).

    Fino a qualche tempo fa c'era una netta distinzione fra chi gestiva la parte meccanica della macchina e chi si occupava invece dell'automazione. «Oggi questo schema è stato totalmente ribaltato», dice il numero uno dell'associazione industriale. La parola d'ordine è integrazione. L'automazione da sola non basta più, bisogna darle un'anima e offrire alle aziende-clienti soluzioni integrate. Il ritorno è altissimo: si riduce il time-to-market, si guadagna in flessibilità e competitività. E proprio la competizione internazionale è uno stimolo alla crescita per le imprese italiane, ma «se in futuro si andasse verso un processo di aggregazione dei produttori di macchinari potrebbe essere solo un vantaggio per il nostro sistema-Paese», dice Busetto. Il motivo, spiega, è che il nostro tessuto imprenditoriale è composto principalmente da aziende di medie e piccole dimensioni che a volte faticano a tenere il passo con i colossi internazionali, nonostante siano capaci di tenere loro testa quando giocano l'arma della personalizzazione dell'offerta e dell'innovazione tecnologica.

    In questo caso i risultati all'estero sono eccellenti: nel 2015 le esportazioni dirette di tecnologie per l'automazione industriale hanno registrato un incremento su base annua del 6,5% a cui si associa anche la buona performance delle esportazioni indirette, soprattutto grazie ai clienti dei costruttori di macchine. Merito anche del recupero della domanda in alcuni mercati europei, ma anche extraeuropei, con gli Stati Uniti «che stanno andando bene grazie al rapporto euro/dollaro favorevole e a una buona crescita della loro domanda interna: oggi gli Usa sono per l'Italia il terzo mercato». Neppure l'arretramento della Cina spaventa il settore, perché, dice Busetto, «i nostri sforzi sono concentrati soprattutto su mercati a elevata tecnologia che solo parzialmente si trovano in Cina».

    In realtà anche la domanda interna regge bene. Anzi, secondo le recenti previsioni del Centro Studi Confindustria gli investimenti in macchinari e attrezzature in Italia potranno raggiungere un incremento medio annuo del 3,5% nel biennio 2016-2017, beneficiando fra l'altro dei provvedimenti governativi a favore del rinnovo dei beni strumentali.

    Intanto il settore continua a coltivare le sue “eccellenze” come l'automotive, il food e il farmaceutico (sotto i riflettori della fiera Sps di Parma, al via il 24 maggio), «ma anche nicchie come il comparto aerospaziale, oggi molto vitale in Italia e, soprattutto, tecnologicamente avanzato», riprende Busetto che spiega come, in effetti, quando si parla di automazione a livello mondiale, ci siano settori come il food and beverage, il packaging e l'handling dove la tecnologia made in Italy viene universalmente riconosciuta eccellente

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