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Dossier L'Industria 4.0 è la vera sfida da vincere

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    Dossier | N. 5 articoliRapporto Meccanica & Automazione

    L'Industria 4.0 è la vera sfida da vincere

    Per anni le protesi dell'anca e i ginocchi artificiali erano prodotti standard e gli ingegneri biomedici avevano bisogno di molti giorni per personalizzarli sui pazienti. L'applicazione di una soluzione di Industria 4.0 permette ora al gigante tedesco Siemens di produrre un impianto in tre-quattro ore. Si chiama mass customization uno dei pilastri della quarta rivoluzione industriale che consente, tra l'altro, di rispondere alle richieste del mercato in modo personalizzato e veloce.

    Stati Uniti, Giappone, Germania e Francia sono i paesi più avanti ma l'interconnessione degli scambi impone di recuperare il gap rapidamente. Ma nell'indice di “prontezza” elaborato dalla società di consulenza globale Roland Berger, l'Italia si trova nella parte bassa dello classifica, insieme a Sud ed Est Europa. Non a caso, il nuovo ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha definito l'agenda di Industria 4.0 una priorità. Eppure, ancora oggi la consapevolezza nel sistema industriale è alquanto bassa rispetto ai competitor. Lo spiega Roberto Crapelli, amministratore delegato di Roland Berger Italia, anticipando alcuni risultati della ricerca che sarà presentata il 25 maggio alla Fiera Sps Ipc Drives di Parma, organizzata da Messe Frankfurt.

    Tra le aziende italiane «c'è una diffusa curiosità a livello di azionisti e imprenditori che vogliono capire le opportunità». Tuttavia, continua il consulente, in questo momento «il livello di comprensione di cosa sia Industria 4.0 è ancora basso e lo stimiamo, in Italia, intorno a non più del 30% della leadership delle aziende. Il 30% rispetto al 50% in Francia e ben oltre la metà in Germania dove grazie al lavoro della Confindustria tedesca, la Bdi, con il supporto di Roland Berger, è stato spiegato l'impatto e il potenziale di crescita sulle medie aziende».

    Si nota, sottolinea Crapelli, «che si confonde la digitalizzazione nel senso più ampio della parola – nel senso di internet of things (dall'auto che guida da sola al robot infermiere) – con Industria 4.0 che è digitalizzazione e interconnessione dei processi industriali lungo tutta la filiera, dal cliente in su, fino ai fornitori di materie prime».

    «L'Italia è un po' indietro ma sta facendo passi avanti - conferma Donald Wich, amministratore delegato di Messe Frankfurt Italia -: le imprese sono spesso allo stesso livello di sviluppo e tecnologia di molte tedesche, il sistema no. In Germania invece si è già creato un sistema a supporto e si avanza speditamente». La fiera Sps, continua Wich, rappresenta «una piattaforma importante per uno dei settori chiave dell'export italiano che è la meccanica strumentale e che contribuisce maggiormente al surplus della bilancia commerciale».

    Dallo studio di Roland Berger emerge che alcuni temi sono più familiari alle aziende: big data, per cominciare, ovvero il modo di raccogliere in tempo reale informazioni dai clienti sulle preferenze di prodotto e servizio e dunque sul contenuto di servizio da mettere nel prodotto. L'oggetto ha un contenuto: una bottiglia di vino, per esempio, può inviare allo smartphone informazioni sul vitigno, la coltivazione, le proprietà. «Questo - dice Crapelli - è internet of things. Purtroppo il marketing come dottrina non si è ancora sviluppato per abbracciare questa nuova potente possibilità di raccogliere dai consumatori le strategie di mercato».

    Il secondo tema che vede una certa consapevolezza è quello delle stampanti 3D. Qui si conferma che il sistema industriale italiano è stato più veloce ad adottare la tecnologia di internet 4.0 ottenendo una maggiore flessibilità nella concezione e sviluppo di prodotti innovativi e nell'esecuzione degli stessi. Però non è stato ancora integrato il sistema delle stampanti 3D con tutto il sistema manifatturiero, perché non è stato diffuso il software di integrazione digitale del sistema fabbrica e dei fornitori. Big data e stampanti 3D sono solo due dei pilastri di Industria 4.0, insieme a cybersecurity, logistica, materiali avanzati e nanotecnologie, robot, veicoli autonomi, internet of things, sistemi di manifacturing evoluti, mass costumization. Spiega Crapelli: «La medaglia di Industria 4.0 ha due lati: le fabbriche la introducono nei processi e modelli di business diventando più competitive ed emerge un nuovo settore, quello della digitalizzazione dell'industria che vede oggi molti campioni internazionali americani (come Ibm e Cisco) ma pochi europei (la tedesca Siemens, la francese Dassault)».

    La Francia sta investendo molto, con la sua Cassa depositi e prestiti. «L'opportunità per l'Italia - conclude il consulente - è che si adottino immediatamente politiche che indirizzino e promuovano la trasformazione e l'aggregazione del nostro sistema granulare di software house, verso aziende di taglia europea capaci di offrire al sistema industriale italiano tecnologie software in chiave Industria 4.0». Wich, dal canto suo, insiste sulla «necessità di adeguarsi per restare competitivi, anche nei mercati emergenti» e mette in luce l'importanza di inserirsi nella nuova filiera della automazione elettrica. «Ecco perché - conclude - è importante partecipare a fiere come Sps, dove sarà allestita una grande area con tutte le tecnologie 4.0 esposte: per vedere il futuro con i propri occhi. Un futuro che è già tra di noi».

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