Economia

Sacmi scommette sulla fabbrica 4.0

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MECCANICA

Sacmi scommette sulla fabbrica 4.0

È un riscatto all’insegna del 4.0 quello di cui è protagonista la multinazionale cooperativa meccanica Sacmi. Chiuso un secondo bilancio consecutivo record nel 2015 – 1,35 miliardi di fatturato – il big bolognese specializzato in impianti per ceramica, packaging, food e automazione si prepara a battere se stesso quest’anno per la terza volta. E da qui a dicembre ha in programma 60 milioni di euro in investimenti per ampliare e riqualificare il quartier generale di Imola in logica open innovation, all’interno del quale è già in partenza l’Academy 4.0, una struttura permanente per la formazione continua di dipendenti, clienti e fornitori.
Archiviate le ultime tracce della crisi e aperta prospettiva di una graduale ma solida crescita trainata dalla digitalizzazione e dalla domanda internazionale (l’export supera l’85% delle vendite) Sacmi punta nel giro di un paio d’anni al traguardo del miliardo e mezzo di fatturato e non accetta lezioni dai tedeschi quando si tratta di Industria 4.0. «Lavoriamo da 20 anni sui sistemi di supervisione delle macchine con sensori e diagnostica online, ma nessun cliente ce li chiedeva. Oggi che il 4.0 è di moda sembrano una novità, ma non è così», racconta il direttore generale di Sacmi, Pietro Cassani.
Difficile quantificare quanto delle performance del 2015 e degli scenari futuri di Sacmi siano legati all’interconnessione e automazione evoluta delle linee, «quel che è certo è che è stato l’approccio 4.0 a permettere il salto del distretto ceramico di Sassuolo, nostro primo mercato di riferimento, perché le tecnologie digitali di stampa, che sono uno dei capisaldi della ripresa del made in Italy di piastrelle, presuppongono la totale digitalizzazione dei processi e l’integrazione di tutte le macchine e le applicazioni in una unica piattaforma», spiega il dg.
Le macchine per la pressatura in continuo – ultimo successo hi-tech della casa bolognese – e in generale gli impianti per l’industria ceramica restano il cavallo di battaglia di Sacmi, ma «stiamo investendo molto anche sul beverage – aggiunge Cassani - e a breve ufficializzeremo grosse novità anche per Cmh». Ovvero Carle&Montanari, la “fabbrica delle macchine per cioccolato” nata nel 2011 con gran clamore perché joint venture paritetica tra Sacmi e il gruppo Ima (il big cooperativo e il big capitalistico del packaging bolognese), ma dallo scorso dicembre finita al 100% in mano a Sacmi.

Il distretto ceramico di Sassuolo è il primo cliente della coop imolese, ma l’orizzonte della galassia Sacmi – 80 società, 27 stabilimenti produttivi e 4.200 dipendenti – è internazionale, con una diversificazione sempre più spinta dei mercati e una rete commerciale sempre più capillare worldwide: dagli Usa (dove l’anno scorso è stata aperta una nuova filiale post vendita in Tennessee) all’America Latina, dall’Asia (con l'India che compensa il calo di commesse in Cina) fino all’Africa centrale.
Nel frattempo nell’headquarter di Imola è tutto pronto per il debutto della scuola interna dedicata alla formazione a tutto tondo del nuovo tecnico 4.0: «La formazione è da sempre un nostro punto di forza e di fronte all’accelerazione che ha preso l’Industria 4.0 e alla velocità di evoluzione della robotica e delle tecnologie digitali è necessario intervenire rapidamente per adeguare competenze umane dentro e fuori la fabbrica. Sono risorse umane e fattore tempo a fare la differenza per arrivare alla completa integrazione e controllo dei processi», sottolinea Cassani, che ha creato un’area dedicata multimediale all’interno della sede imolese in grado di ospitare oltre 200 persone. «Sono in partenza ora i primi corsi. In cattedra i tecnologi Sacmi con ricercatori e professori esterni che offriranno formazione su misura non solo ai dipendenti ma anche a clienti e fornitori, perché nell’era 4.0 – conclude il dg – si lavora tutti assieme su piattaforme tecnologiche comuni condividendo lungo la filiera linguaggio, informazioni e processi».

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