Economia

Dossier L'Anpal al «count down» per il debutto

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    Dossier | N. 34 articoli I nuovi lavori

    L'Anpal al «count down» per il debutto

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    Il riconoscimento di un “ruolo centrale” alle agenzie private nell'accompagnamento del disoccupato verso un nuovo impiego; e la nascita, per la prima volta in Italia, di un sistema informativo unico delle politiche del lavoro, che, collegando le banche dati pubbliche, incrocerà una serie di dati dalle comunicazioni obbligatorie ai sussidi, alle schede anagrafiche dei centri per l'impiego, rendendo trasparente il mercato. Sarà compito di chi cerca lavoro attivarsi, con una dichiarazione telematica di immediata disponibilità (la “Did”); poi ci sarà la fase di profilazione e la firma di un patto di servizio personalizzato.

    Dopo quattro mesi di Naspi (la nuova indennità di disoccupazione), si potrà chiedere anche l'assegno di ricollocazione (un voucher spendibile per i servizi di politica attiva), che sarà calibrato, ed è un'altra novità, in funzione del grado di occupabilità della persona, calcolata in base a un algoritmo che terrà conto di età, sesso, titolo di studio, territorio di residenza, tempo di permanenza nella disoccupazione (si avrà, cioè, gradualità: un ingegnere milanese di 30 anni avrà, per esempio, un assegno di ricollocazione basso; un metalmeccanico 50enne dell'Ilva, in Puglia, ne otterrà invece uno più elevato). L'assegno di ricollocazione va speso presso un centro accreditato: e qui entrano in gioco i privati che, grazie alle loro competenze, saranno da stimolo ai centri per l'impiego favorendo l'inserimento e riscuotendo l'assegno, che verrà pagato prevalentemente “a risultato”.

    Se non ci saranno altri ritardi, e intoppi burocratici, a fine giugno debutterà l'Anpal, la nuova Agenzia nazionale per le politiche del lavoro, prevista dal Jobs act, con il compito di risollevare le sorti dei nostri servizi pubblici di politica attiva: «La grande novità - spiega il presidente, professore di diritto del Lavoro alla Bocconi, Maurizio Del Conte - è il legame, stretto, tra i sussidi e i servizi per il lavoro, rafforzando la condizionalità. La disoccupazione non sarà più, come adesso, una sorta di parcheggio retribuito, ma l'interessato dovrà attivarsi e se rifiuterà un'offerta congrua di lavoro perderà assegno di ricollocazione e Naspi». I primi passi dell'Anpal, aggiunge Del Conte, «coincideranno con il debutto della nuova infrastruttura informativa; poi si emanerà il decreto di accreditamento, online, degli enti, che da regionale diventa nazionale, e con criteri che guardano alle competenze (e non più alle singole strutture). Stabiliremo anche la nozione di offerta congrua, che fa scattare la condizionalità. Tutte le informazioni saranno condivise e ciò aiuterà, ugualmente, operatori pubblici e privati».

    L'obiettivo è definire «livelli essenziali della prestazione» i più omogenei possibili da Milano a Palermo: e qui il contributo delle agenzie private sarà determinante. «Soprattutto per rendere le politiche attive efficaci e per tradurle in percorsi guidati di inserimento e di reinserimento al lavoro”, spiega il numero uno di Assolavoro, Stefano Scabbio. Una grande opportunità per stimolare tutto il sistema pubblico. Certo, prosegue Scabbio, «occorre condivisione. Bisogna evitare che le politiche attive si concentrino solo su alcuni profili e far sì che tutti, anche chi necessita di un surplus di orientamento, formazione ad hoc, riqualificazione per mansioni nuove, possa accedere a una occupazione». Per questo è fondamentale una collaborazione fattiva di tutti gli operatori, a cominciare da un reale coinvolgimento: ogni servizio di politica attiva dovrà avere condizioni minime (per massimizzare l'efficacia); e si dovrà favorire il più ampio passaggio dei dati dai centri per l'impiego, che rimangono il primo contatto con il disoccupato, alle agenzie private.

    Va poi condivisa una griglia di valutazione, e messo in piedi un sistema di premialità modulato in funzione del risultato raggiunto. In questa cornice la sfida che attende l'Anpal è «centrale - evidenzia Francesco Verbaro, docente alla Scuola nazionale della Pa -. Bisognerà investire subito nell'infrastruttura informativa e sulle competenze degli operatori».

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