Economia

L’assedio di cause e ricorsi

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il fronte giudiziario

L’assedio di cause e ricorsi

Ilva assediata da cause e ricorsi. Sono tre i fronti aperti da Taranto: il processo penale «Ambiente Svenduto», ora aggiornato in Corte d'Assise al 17 giugno con 47 imputati e un migliaio di parti civili (per ora, perchè altre sono in lista d'attesa); il processo civile che vede il Comune di Taranto chiedere all'Ilva i danni provocati dall'inquinamento all'ente locale, alle sue aziende e all'immagine complessiva della città anche sul piano turistico (l'altro ieri una nuova udienza e ora aggiornamento il 20 settembre); infine il giudizio davanti alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che ha mandato sotto processo lo Stato italiano con un ricorso di 182 cittadini di Taranto. «I danni da inquinamento che sono al centro dei vari procedimenti - spiega il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno - certo non possono essere attribuiti a questo Governo ma a quelli precedenti che nel tempo non hanno vigilato e controllato. Sono danni accumulati in un lungo periodo. Se un così elevato livello di contenzioso può allontanare dall'Ilva i potenziali compratori? Direi invece che tutto questo - sottolinea il sindaco di Taranto - deve essere uno stimolo a fare presto e bene e ad avere il massimo delle garanzie nella cessione che si avvia ad una fase decisiva».

«La decisione della Corte di Strasburgo - commenta Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto - non è una novità. Per certi versi era anche attesa. Oggi, però, stiamo provando a voltare pagina e credo che questo vada rimarcato sia a Bruxelles che a Strasburgo. È ovvio che non basta riportare l'azienda sul mercato attraverso la cessione, ma bisogna chiedere che dalla produzione dell'acciaio al rapporto con le imprese e il territorio ci sia un vero cambiamento. Il ciclo della “vecchia” Ilva è finito. La tutela dell'ambiente è una priorità anche per noi».

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