Economia

In caduta le tecnologie a metano e Gpl

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MOBILITÀ SOSTENIBILE

In caduta le tecnologie a metano e Gpl

Un’auto alimentata con idrogeno (Fotogramma)
Un’auto alimentata con idrogeno (Fotogramma)

È una filiera da 22mila addetti e 1,7 miliardi di euro nel Paese e un made in Italy, dal punto di vista tecnologico, che non ha concorrenti al mondo. Eppure rischia di sfilacciarsi nel silenzio, tra gli uncini del crollo del prezzo del petrolio e l’esplosione della moda dei motori elettrici. Stiamo parlando del settore della mobilità sostenibile rappresentato da Ngv-Natural gas vehicles, associazione che in Italia raggruppa le più importanti aziende operanti nei carburanti alternativi ecofriendly per il trasporto (metano, Gpl, Gnl, idrogeno, biocarburanti e dual fuels) che ieri ha lanciato da Bologna un grido d’allarme, in occasione della prima fiera mondiale del segmento “Alternative Fuels Conferences & World Fair 2016”.

«L’Italia è il benchmark mondiale per le tecnologie a metano e Gpl, le prime auto sono nate qui negli anni Trenta, e in questi 80 anni hanno permesso lo sviluppo di veicoli, reti e servizi oggi maturi, pronti a offrire un’alternativa green ed economica ai classici benzina e diesel. Eppure siamo trascurati se non dimenticati», afferma il presidente di Ngv Italy, Mariarosa Baroni, aprendo la tre giorni di BolognaFiere sui combustibili alternativi cui partecipano 40 espositori da 13 Paesi, tra cui Eni, Snam, Gazprom, Fca, Iveco, Audi.

Il driver dell’economicità è ben più determinante della coscienza ecologica per i consumatori italici e la caduta del brent ben al di sotto dei 50 dollari al barile, e quindi la riduzione del gap rispetto a metano o Gpl, sta avendo ripercussioni enormi sia sulle vendite di auto ecofriendly sia sui conti dei costruttori. Ciò non scalfisce però il primato mondiale del nostro Paese: a fine 2015 circolavano in Italia oltre 3 milioni di auto a gas, ovvero l’8% dell’intero parco circolante (contro l’1,5% in Europa) e le 43mila nuove automobili con alimentazione gassosa registrate nel primo trimestre 2016 (dati Anfia) rappresentano l’86% di tutte le immatricolazioni di questo tipo in Europa. Numeri ben più interessanti delle neppure 840 auto elettriche registrate lungo lo Stivale nello stesso periodo, anche perché dietro a Gpl e metano c’è una tecnologia italiana che non teme rivali su scala planetaria, con marchi come la reggiana Landi Renzo che controlla un terzo del mercato mondiale dei motori a gas, seguita a ruota dalla cuneese BRC Gas Equipment (attraverso la joint venture italo-americana Fuel System Solutions), secondo player mondiale.

Landi Renzo ha chiuso però il 2015 con quasi il 28% in meno di ricavi sull’anno prima (205 milioni di euro contro 233, l’80% è export) e anche se la fine dell’embargo in Iran e del ban in Pakistan, due mercati molto promettenti per il metano, inietta ottimismo, «è sul nuovo brevetto Hers per la ibridizzazione retroattiva di qualsiasi auto, il dual fuel diesel-metano e il Gnl (il gas naturale liquido) per il trasporto pesante che stiamo scommettendo», commenta Corrado Storchi, public affairs director di LandiRenzo. In Italia ci sarebbero chance di sviluppo per il metano, perché l’82% delle 1.100 stazioni di servizio (contro le 3.700 a Gpl) e l’84% del parco circolante a metano (883mila vetture contro 2,1 milioni a Gpl) è concentrato in sole otto Regioni. In Europa, dove non esistono metanodotti, ci sarebbe invece spazio per sviluppare il Gpl (diffuso soprattutto in Polonia e Turchia), ma il settore è governato per il 95% da scelte politiche e gli incentivi per le auto elettriche – fenomeno oggi di gran moda – messi in pista da Paesi come Norvegia, Olanda e Germania hanno l’effetto di allontanare i mercati dalle tecnologie italiane.

Eppure, spiega Rita Caroselli, direttore Assogasliquidi di Federchimica, «i motori Gpl e metano garantisco alte prestazioni, lunga autonomia, massima sicurezza, inquinano il 20% in meno in termini di CO2 rispetto ai combustibili tradizionali, non emettono particolato e fanno risparmiare almeno il 30% dei costi: non si capisce perché non vadano sostenuti al pari della mobilità elettrica, che può funzionare bene solo in città. Senza considerare che ad alimentare i motori elettrici in Italia, risalendo verso la fonte, sono centrali termoelettriche che vanno a carbone e quindi molto inquinanti, un controsenso».
Da qui la forte attesa del settore per il recepimento della direttiva europea Dafi volta a sviluppare il mercato e le reti per la mobilità con combustibili alternativi – tutti, in rispetto al principio di neutralità tecnologica, dal gas naturale compresso (metano) e liquido al Gpl, dai biocarburanti all’elettricità fino all’idrogeno – una direttiva che il nostro Paese deve recepire entro il 18 novembre 2016. «Il quadro strategico nazionale sui combustibili alternativi è pronto e approderà a metà giugno in Consiglio dei ministri», ha assicurato Giovanni Perrella della segreteria tecnica del Mise inaugurando la fiera a Bologna. Tra le norme in arrivo, lo sviluppo di distributori solo per il metano e l’obbligo per i nuovi impianti di distribuzione di aggiungere il gas ai due carburanti classici benzina e gasolio.

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