Economia

Federcasse, si torna al tavolo per il rinnovo del contratto

  • Abbonati
  • Accedi
lavoro

Federcasse, si torna al tavolo per il rinnovo del contratto

Ritornati al tavolo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, Federcasse e i sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Uilca ) si sono ritrovati a parlare in uno scenario piuttosto diverso da quello in cui si era interrotto il dialogo nell’autunno del 2015. Nel frattempo, infatti, c’è stata la riforma che rappresenta un nuovo punto fisso di cui le parti dovranno tenere conto per il negoziato che riguarda 37mila bancari.

Il contratto delle Bcc è scaduto da due anni e mezzo, alla fine del 2013 e, da allora, tra una disdetta e un annuncio di disapplicazione, il contratto applicato è sempre rimasto quello dell’ultimo rinnovo. Ieri, alla ripresa del negoziato avvenuta dopo l’incontro politico tra i segretari generali del credito, Lando Maria Sileoni (Fabi), Giulio Romani (First Cisl), Agostino Megale (Fisac Cgil) e Massimo Masi (Uilca) e il presidente di Federcasse Alessandro Azzi è arrivata la richiesta di «un rinnovo in tempi brevi che non penalizzi i lavoratori», sintetizza Luca Bertinotti, segretario nazionale della Fabi. Un rinnovo che «salvaguardi il potere d’acquisto dei salari, riconoscendo l’impegno quotidiano dei lavoratori, e che rafforzi gli ammortizzatori sociali per gestire senza traumi l’inevitabile trasformazione del settore dei prossimi anni», continua Bertinotti.

Il prossimo incontro è previsto per il 15 giugno e in quell’occasione i sindacati cominceranno a mettere sul piatto le prime richieste. Come quella economica, con l’aumento di 85 euro, come quello di Abi perché «altrimenti si genererebbe un dumping sociale intollerabile», osserva Alessandro Spaggiari, segretario nazionale della First Cisl. Ma sul piatto verrà messo un ragionamento complessivo sui sistemi d’intervento per affrontare le crisi locali e per gestire le eventuali fusioni. In particolare si discuterà di come rendere operativo il Fondo per la nuova occupazione e utilizzarlo anche in funzione di ammortizzatore sociale per gestire la fase di trasformazione del settore e dell’ipotesi governativa di aumentare il periodo di permanenza dei lavoratori sul fondo esuberi da 5 a 7 anni. Lo scenario profondamente mutato fa sì che la parte economica, pur importante, passi in secondo piano. Ciò che appare «prioritario è sostenere questa fase con gli strumenti adeguati - continua Spaggiari - per accompagnare i lavoratori alla pensione e per la loro ricollocazione, qualora ve ne fosse bisogno». Di diverso dagli ultimi incontri c’è adesso «la volontà reciproca delle parti di rinnovare il contratto per disporre di strumenti di tipo solidaristico per accompagnare il cambianento del sistema. Visto che non si prevedono miglioramenti del contesto esterno è ragionevole pensare che si continuino a generare delle criticità anche maggiori a quelle già affrontate».

© Riproduzione riservata