Lo smart working a poco a poco si fa strada anche nel settore assicurativo dove i sindacati stanno discutendo con Ania il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro (il 16 giugno ci sarà il prossimo incontro da cui sono attese novità) . L’ultimo accordo è stato firmato da Zurich Italia e prevede «la possibilità di aderire in modo volontario allo smart working, inteso come erogazione della prestazione lavorativa al di fuori dei locali della sede aziendale di appartenenza e secondo la flessibilità oraria propria dello SW, compatibile con l’orario di lavoro contrattuale e nel rispetto dell’organizzazione aziendale - spiega il testo dell’accordo -. Il dipendente, dunque, potrà lavorare al di fuori della sede di lavoro assegnata, secondo le modalità ed i limiti definiti dall’accordo, presso il domicilio o in luogo alternativo alla propria abitazione».
Oliviero Bernardi, head of hr di Zurich Italia racconta che l’accordo con il sindacato è arrivato «dopo un lavoro durato almeno un paio di anni sui capi e sui dirigenti. A poco a poco abbiamo cambiato l’organizzazione aziendale aumentando la flessibilità, cercando di far lavorare bene le persone sui contenuti non sulle ore. Abbiamo richiesto uno sforzo di competenze in più rispetto al passato. Meno riunioni, più deleghe, forte responsabilizzazione delle persone». Poi è arrivata la sigla col sindacato di un protocollo di intesa per sperimentare sei mesi lo smart working. «La sperimentazione - spiega Bernardi - ha riguardato 100 persone ed è andata molto bene. Abbiamo constatato una riduzione dell’assenteismo e una maggiore produttività». Di qui la decisione di estendere lo strumento a tutte le figure che possono svolgere un lavoro da remoto e che sono circa 1.000 su un totale di 1.300 dipendenti. La prestazione in SW «non potrà essere superiore a due giorni per ogni settimana, rimanendo prevalente la modalità tradizionale di svolgimento della prestazione in sede», dice l’accordo. «La presenza fisica tre giorni a settimana è più che sufficiente per l’attività lavorativa, ma va detto che la presenza in ufficio è importante perché facilita la possibilità per le persone di continuare a mantenere una vita aziendale e sociale che rischierebbero di perdere se lavorassero solo da remoto», osserva Bernardi.
L’accordo mantiene fermo l’orario di lavoro a 37 ore settimanali complessive , da svolgersi nella fascia oraria dalle 7.45 alle 19.30 e non prevede alcun impatto sulla busta paga: quindi stesso stipendio, stessi premi e incentivi e persino il ticket restaurant. La giornata degli smart worker sarà però caratterizzata dall’assenza di un orario rigido e dall’autonomia nell’erogazione della prestazione. «Per lavorare da remoto ai lavoratori forniamo la strumentazione tecnologica necessaria. La dotazione standard si compone di laptop, software telefonico installato nel pc, cuffie e connessione internet, ma anche la possibilità di collegamento in rete con archivi e servizi informatici », dice Bernardi. La nota personale dell’accordo è evidente che «permette alle persone di poter risparmiare il tempo dei trasporti e di poter lavorare stando fisicamente più vicini alle proprie vicende personali», interpreta Bernardi, mentre la nota organizzativa è che «il calendario dello smart working viene concordato considerando le esigenze di tutti i dipendenti e dell’ufficio». La nota di commento riguarda invece il fatto che questo accordo porta anche nel settore assicurativo il tema della vetustà di un’organizzazione del lavoro troppo legata al controllo orario e meno a quello della produttività che non sempre è proporzionale alla quantità di ore che si passano sul luogo di lavoro.
«Un accordo che porta anche Zurich, dopo Axa e Sara, sulla rotta di una produttività basata su flessibilità della prestazione e fiducia tra impresa e lavoratore - aggiunge il segretario generale dello Snfia Marino D’Angelo - , verso un modello organizzativo sostenibile e performante». Luca Manenti della Fisac Cgil ritiene che «sia stato fondamentale regolare lo smart working a livello collettivo grazie ad un accordo sindacale, soprattutto in virtù del vuoto normativo in materia. In questo modo, siamo riusciti a dare delle garanzie ai lavoratori interessati ad aderirvi in modo volontario, prima fra tutte la copertura assicurativa nel caso in cui Inail contesti e non riconosca un eventuale infortunio sul lavoro durante lo smart working, nell’attesa che ci sia la dovuta chiarezza in materia».
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