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Falsi, per l’Italia danno da 8 miliardi

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Falsi, per l’Italia danno da 8 miliardi

Equivale a più della vecchia Imu sulla prima casa (comprese le relative addizionali locali). Una piccola “manovra finanziaria” se si considera che riguarda appena 6 settori produttivi. Nel solo perimetro abbigliamento-calzature, cosmetici, articoli sportivi, borse-valigie, giocattoli e orologeria-gioielleria, l’Italia perde, ogni anno, a causa della contraffazione, oltre 6 miliardi di euro di vendite. Che si mangiano anche 64mila posti di lavoro.

Siamo il Paese Ue più colpito dal fenomeno. Dietro di noi, in Europa, Spagna (5,6 miliardi di vendite perse e 63mila posti di lavoro in meno), Francia (5 miliardi di euro e 34.300 posti), Regno Unito (4,6 miliardi in fumo e 47.600 posti mancanti) e Germania (4,8 miliardi di ricchezza in meno e 52.860 posti che non si creano). Il tutto, per un totale di 36,4 miliardi di minori vendite nella Ue – sempre solo nei 6 settori citati – e 450mila disoccupati in più.

“Abbigliamento, pelletteria, calzature i comparti più colpiti. Sono 130mila i posti di lavoro mancanti”

 

A scattare una prima parziale fotografia europea sul fenomeno è l’Osservatorio di Euipo (l’Agenzia per la tutela della proprietà intellettuale) che da oltre un anno ha avviato una “mappatura” dell’impatto dei falsi sui principali settori manifatturieri a rischio fake e in rapporto ai principali Paesi produttori. Sia in termini di mancati introiti diretti che di posti di lavoro che mancano all’appello.

Minore ricchezza che si traduce anche in 11,5 miliardi di tasse in meno per gli stessi Stati, stretti tra Austerity e vincoli di bilancio. Solo sommando le mancate vendite, il “Made in Italy” perde, ogni anno, 4,5 miliardi di abbigliamento e calzature, 624 milioni nella cosmetica, 520 milioni sul fronte borse e valigie, 400 milioni tra gioielleria e orologeria, 201 milioni nei giocattoli e 53 milioni negli articoli sportivi.

NOI E GLI ALTRI
L'impatto sull'economia: Vendite (in migliaia di euro) e posti di lavoro persi (Fonte:Osservatorio Euipo)

Un quadro – come si vede – che esclude del tutto l’alimentare. Solo i prodotti Dop e Igp – che ne sono una piccola ma illustre fetta – fanno perdere all’Europa, ogni anno, sempre secondo Euipo, 4,3 miliardi (di cui oltre 680 milioni all’Italia). Mentre, complessivamente, la contraffazione alimentare (stime Federalimentare) supera di poco il miliardo di euro. Sommata alla falsa meccanica, alla componentistica auto non originale e alla pirateria audio/video, si stima che in Italia la contraffazione si aggiri tra 7 e 8 miliardi e impedisca la nascita di oltre 130mila nuovi posti di lavoro.

L'EFFETTO SULLE VENDITE
Percentuale di vendite in meno a causa della contraffazione (Fonte: Osservatorio Euipo)

Se in Europa la tracciabilità dei prodotti non alimentari (il cosiddetto “Made in”) è in stallo per il fuoco incrociato dei veti in Consiglio Ue e quella alimentare sia spesso usata per protezionismo, dopo il sì alla Camera, al Senato si discute della legge – composta da un solo articolo – che introduce una certificazione digitale del prodotto. In pratica, dovrebbe permettere di tracciare l’intera filiera della sua produzione e distribuzione e garantire così identità, autenticità e origine “made in Italy”. Una tutela sia per i produttori, sia per i consumatori di tutto il mondo che scelgono di investire in un prodotto italiano al 100%.

La tracciabilità digitale sarà assicurata associando i prodotti a un codice verificabile online che sarà scritto in un chip Rfid (Radio Frequency Identification), o in un barcode, che conterrà le informazioni relative a produttore e prodotto. Il codice sarà rilasciato al produttore da soggetti certificatori autorizzati dal ministero dello Sviluppo economico, che definirà successivamente all’approvazione, in un decreto ad hoc, i requisiti dei certificatorie le sanzioni in caso di comportamenti fraudolenti. Le modalità tecniche di emissione dei codici saranno affidate all’Agenzia per l’Italia Digitale.

«Per sostenere i maggiori oneri delle imprese – spiega Caterina Bini (Pd), relatrice a Montecitorio – abbiamo previsto un primo stanziamento pilota di 20 milioni». Tuttavia, la misura non potrà essere obbligatoria. La si dovrebbe estendere in tutta la Ue, per motivi di concorrenza. Ma proprio un provvedimento analogo, il cosiddetto “Made in”, è – come detto sopra – fermo da mesi per il veto, tra gli altri, della Germania.

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