Efficienza, ma anche trasparenza, ma anche legalità. Eccole le tre cenerentole, in attesa di diventare principesse, del mercato del lavoro. Cenerentole perché non sempre nel dibattito sulle leve che possono generare nuova occupazione appaiono con adeguata centralità. Principesse perché, va di conseguenza, senza queste tre condizioni, nel mercato del lavoro si possono sì creare “posti” ma non occupazione. Occupazione cioè destinata a essere duratura, a generare produttività, quindi ricchezza, quindi ulteriore occupazione.
Il segno, anzi i segni, di questa sottovalutazione sono: il peso che le politiche passive hanno finora avuto a spese di quelle attive e lo stallo, imperdonabile e senza giustificazione in cui versa il disegno di legge contro ogni forma di sfruttamento, contro i caporali.
Procediamo con ordine: la, finalmente, acquisita centralità delle politiche attive. Ci siamo, arriva l'agenzia nazionale per le politiche del lavoro. Sorvoliamo sui ritardi nell'attuazione e cogliamone l'aspetto positivo, da giugno debutta. Politiche passive, ovvero sussidi, e politiche attive, ovvero reinserimento, si intrecciano. Sulla carta la realizzazione dell'approccio che finora - prova quanto succede nei mercati in cui l'occupazione macina - ha funzionato. Sulla carta la concretizzazione dell'efficienza.
Ora i timori e l'avvertenza: che non si tratti dell'ennesimo carrozzone, di una macchina produci inutili cariche e rendite di potere. In ciò un ruolo importante l'avranno i privati, che in quanto imprese, possono contenere il rischio di mala-burocrazia del pubblico. Non è, chiaro, una certezza. È piuttosto una sollecitazione. La strada dell'efficienza è l'unica percorribile nelle condizioni attuali della nostra economica. Dato questo contesto, vale a dire di economia sonnolenta della vecchia Europa, le conquiste, ovvero i punti percentuali delle statistiche (occupati, disoccupati) si possono mettere a segno solo in questo modo, non possiamo invocare, cercare, aspettarci altri miracoli.
Siamo al secondo punto: il disegno di legge contro il caporalato. I dati impietosi (uno tra tutti: da tre a 3,8 milioni i lavoratori con un impiego irregolare con un danno economico tra i 25 e i 35 miliardi di euro, secondo la Flai Cgil) ci dicono unicamente che non c'è altro tempo da perdere. Che sia subito legge una norma che prevede l'arresto in fragranza per chi sfrutta, schiavizza, contamina. Non è un'esigenza ideale (o meglio lo è anche), è soprattutto una necessità economica. Cominciano intanto da questo e che il Parlamento voti subito questa legge.
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