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Boccia: «L’economia è ripartita ma non è in…

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Boccia: «L’economia è ripartita ma non è in ripresa»

Vincenzo Boccia
Vincenzo Boccia

«La nostra economia è senza dubbio ripartita, ma non è in ripresa. È una risalita modesta che non ci porterà in tempi brevi ai livelli pre-recessione. Per risalire la china dobbiamo attrezzarci. Occorre pensare in grande, porci obiettivi ambiziosi, ma raggiungibili. Dobbiamo passare dalla constatazione alla visione, dalle criticità alle proposte, per trovare le soluzioni».
Il coraggio è la parola chiave all'assemblea degli imprenditori altoatesini, e Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, parte da qui, dalla necessità di «superare le ansie, con ottimismo, che è una categoria della volontà, e con la fiducia in noi stessi, che è una categoria della ragione. In sintesi: dobbiamo avere fiducia».
A cominciare proprio dalle imprese: «Che cosa dobbiamo fare noi, imprese e Confindustria, perché la lenta risalita si trasformi in una vera ripresa? Oggi le medie di settore non sono più significative. Nello stesso settore ci sono imprese che vanno molto bene e altre molto male. Le prime sono quelle che hanno puntato sulla qualità, innovando prodotti, processi e servizi. Le seconde hanno cercato una soluzione solo nel taglio dei costi e degli investimenti».

“Nello stesso settore ci sono imprese che vanno molto bene e altre molto male. Le prime sono quelle che hanno puntato sulla qualità, innovando prodotti, processi e servizi ”

Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria  

«Molte imprese non hanno ancora fatto una scelta di campo netta - continua Boccia -. Noi abbiamo il dovere di indicare la strada giusta e di infondere loro il coraggio per fare il salto culturale che il nuovo paradigma richiede. Ma questo non basta. Abbiamo anche il dovere di spiegare, e di dimostrare, che la qualità è il frutto maturo di tanti elementi: governance manageriale e capacità di dialogare con la comunità finanziaria; presenza sui mercati internazionali e abilità nell'intercettare i trend; attitudine all'innovazione con investimenti in ricerca e sviluppo; cura del capitale umano attraverso una costante formazione. Abbiamo il dovere di assistere e supportare le nostre imprese in questo processo di cambiamento complesso, ma possibile. Dobbiamo essere i protagonisti e cavalcare la quarta rivoluzione industriale, che deve essere la nostra rivoluzione, nelle nostre fabbriche».

Quella che Boccia apre è una grande stagione di partecipazione. A cominciare dal rapporto con i sindacati: «Le relazioni industriali devono diventare un fattore di competitività, devono essere parte di un intervento organico di politica industriale, devono contribuire a definire regole per la crescita delle imprese, costruire rapporti tra soggetti consapevoli che condividono gli obiettivi di sviluppo aziendale e che lavorano, nell'interesse di tutti, a risolvere il gap produttività. Le relazioni industriali devono contribuire a ridurre quella forbice che ci distanzia dagli altri Paesi europei e, in particolare, dalla Germania, che pesa come un macigno sulla competitività dei nostri prodotti e servizi e che rischia portare alla paralisi il sistema industriale Italiano. Lo scambio salario/produttività è la questione cruciale. Il contratto nazionale deve rimanere il riferimento per le tutele fondamentali del lavoro, mentre i contratti aziendali devono essere sempre più il luogo dello scambio virtuoso e della capacità di reazione delle nostre imprese».

Nessun gioco al ribasso, è il messaggio: «Vogliamo più alta produttività per pagare più alti salari, mettendo in moto il circolo virtuoso dell'economia.

Quanto alle banche, «insieme dobbiamo definire una politica per il credito e per la finanza aziendale, supportare le imprese nella raccolta di capitali esterni per consentire loro di crescere senza debito. Per farlo occorre che il progetto Elite di Borsa Italiana diventi la vetrina che permette alle nostre imprese di presentarsi al mercato dei capitali. Elite deve diventare un progetto quantitativamente rilevante al quale partecipino non solo alcune centinaia di imprese, ma diverse migliaia. Con le banche dobbiamo lavorare affinché queste valutino al pari dei parametri quantitativi i cosiddetti parametri qualitativi, gli intangibili. Valutare le nostre imprese non solo sul presente, ma sulle loro potenzialità, valutare anche il loro futuro».

Boccia richiama «un capitalismo moderno. Ma un capitalismo moderno ha bisogno di un Paese moderno, di una democrazia moderna, di Istituzioni moderne. Per realizzarlo servono le riforme», sottolinea, davanti al ministro per le Riforme Maria Elena Boschi.

«Le riforme sono la strada obbligata - afferma il presidente degli industriali - per liberare il Paese dai veti e dai particolarismi che hanno contribuito a soffocarlo nell'immobilismo. Le riforme possono inaugurare una grande stagione della responsabilità, nella quale chi governa sceglie e prende decisioni. Con il consenso che si misura sui risultati. Le riforme fanno parte della storia e del DNA di Confindustria. Per questo dal 2010 ci battiamo per superare il bicameralismo perfetto e riformare il Titolo V della Costituzione. Perché questi passaggi sono propedeutici alla governabilità, alla stabilità e alla costruzione di un Paese moderno».

Al centro il presidente di Confindustria mette «la grande questione nazionale, che è la questione industriale. L'Italia è il secondo Paese manifatturiero d'Europa, una delle sette grandi potenze economiche al mondo, ma non si è ancora dotata di una politica industriale. Ora è il tempo di farlo. La nostra idea è semplice: attenzione ai fattori strutturali della competizione con uno sguardo al breve, medio e lungo termine, chiarezza nelle priorità, uso convergente di tutte le leve dell'intervento pubblico. In questo contesto va progettato e realizzato un grande piano di riqualificazione degli edifici pubblici e privati e vanno pianificati investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, che sono assolutamente necessarie per lo sviluppo del Paese, e che aiuterebbero anche a riattivare la domanda interna».

Proprio a Bolzano si tiene ogni anno fin dal 2010 il Business Forum Italo-Tedesco tra Confindustria e BDI (l'associazione tedesca) «e proprio grazie a questi incontri siamo riusciti a promuovere a Bruxelles la consapevolezza della insostituibilità del manifatturiero e della necessità di puntare sull'industria per rilanciare la crescita», ricorda Boccia, che ha messo il presidente degli imprenditori altoatesini Stefan Pan alla guida del Consiglio delle rappresentanze regionali: «Questo potrà diventare l'antenna privilegiata delle sensibilità locali, il luogo dove raccogliere e diffondere le buone prassi, farne sintesi». Una scelta che è anche simbolica: «Chi meglio di un imprenditore che viene da un territorio ponte tra culture e Paesi diversi può contribuire a costruire un ponte tra le nostre Regioni e tra queste e l'Europa?». A Pan, Boccia riconosce «capacità straordinarie nel comporre interessi diversi, grande sensibilità e una conoscenza e competenza che gli consentiranno di guidare il Consiglio con equilibrio e lungimiranza».

Infine, la questione europea, con la possibilità di Brexit in crescita nei sondaggi: «Tra poco più di due settimane la Gran Bretagna deciderà se rimanere nell'Unione Europea. È a rischio lo stesso principio fondante dell'Unione Europea. La libera circolazione delle persone. Un principio di civiltà.
La rottura di Schengen ci collocherebbe immediatamente fuori dalla storia. Eppure molti non lo capiscono. Non capiscono, e qui cito una frase di Stefan, che “chiudere il Brennero è come bloccare un'arteria, causerebbe un infarto”. E non ricordano che poco meno di trent'anni fa, noi, in Europa, i muri li abbattevamo. Sta a noi ricordare che l'Europa è il frutto migliore della nostra politica post bellica. Che è nata per mediare, educare a tolleranza, promuovere crescita economica e sviluppo sociale».

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