Economia

Rifiuti: la Sicilia cerca di lasciarsi alle spalle l’emergenza

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Rifiuti: la Sicilia cerca di lasciarsi alle spalle l’emergenza

  • –di Nino Amadore

La Sicilia prova a mettersi in regola con la gestione della raccolta dei rifiuti superando una volta e per tutte la fase emergenziale. Anzi, è costretta a farlo vista la pressione fatta nei giorni scorsi dal governo nazionale. E lo fa con una ordinanza che, dal tono e dalle cose scritte, aspira a essere l’ultima del genere. Un documento, firmato dal presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta dopo aver incassato l’intesa del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti in extremis con la minaccia della chiusura di tutte le discariche siciliane e dunque il pericolo che i rifiuti potessero rimanere per strada dappertutto.

Una ordinanza che, secondo l’assessore all’Energia Vania Contrafatto «permette alla Sicilia di voltare pagina, avviando un processo di normalizzazione di un sistema che per troppo tempo è stato ostaggio di emergenze e interessi che niente avevano a che fare con il bene dei siciliani. Gli impegni che il governo regionale ha preso con quello nazionale ci consentiranno di continuare il lavoro di completamento dell’impiantistica, grazie anche ai fondi previsti nel Patto per il Sud, di aumentare sensibilmente la raccolta differenziata e di garantire un sistema funzionante, economico ed efficiente mediante una riforma che presenterò a breve in giunta e che riguarderà l’intero comparto».

Di fatto, l’ordinanza entrata in vigore ieri sera e in vigore fino al 30 novembre, detta una serie di condizioni che il governo regionale siciliano, i comuni, le imprese dovranno rispettare su vari fronti: l’aumento della raccolta differenziata, l’incasso reale della Tari da parte dei Comuni con recupero dell’evasione e contestuale versamento alla Regione in un capitolo creato appositamente, l’aggiornamento del piano regionale dei rifiuti con la previsione della costruzione di termovalorizzatori che possano smaltire almeno 700mila tonnellate di rifiuti l’anno, la possibilità di portare rifiuti in altre regioni, la riforma (l’ennesima) del sistema regionale con la creazione di ambiti a struttura sovraprovinciale, l’abbattimento dei termini dell’iter per le autorizzazioni e in particolare la Vas.

Ma sono due i punti caldi in questa fase: i termovalorizzatori e la gestione delle discariche. Per quanto riguarda i termovalorizzatori l’ordinanza non scende nel dettaglio dei numeri ma dà indicazioni precise sulla quantità da destinare a termovalorizzazione. È stato, questo, il punto più controverso nel continuo dialogo tra i tecnici del dipartimento regionale e quelli del ministero per l’Ambiente: alla fine di quello che, secondo indiscrezioni, potrebbe definirsi un braccio di ferro è scaturito l’articolo 14 dell’ordinanza che alla voce “Altri adempimenti straordinari” autorizza una procedura ad evidenza pubblica , entro 60 giorni dall’aggiornamento del piano (che deve essere pronto entro il 30 agosto) e un dettagliato cronoprogramma. Oltre alle quantità e ai tempi, di certo nell’ordinanza non c’è altro: se ne occuperà come è ovvio il piano. Crocetta continua a parlare di cinque termovalorizzatori da costruire in prossimità di discariche dismesse: secondo questa ipotesi si tratterebbe dunque di impianto dalla capacità di 120mila tonnellate l’anno ma in questo caso il ragionamento è tutto da fare perché entrano in campo fattori decisivi come la convenienza in termini di ritorno dell’investimento fatto per i possibili interessati che ancora restano, apparentemente, virtuali e ipotetici. In questo caso l’altra certezza è che per la costruzione di questi impianti non mancheranno risorse pubbliche. Crocetta ha bocciato nei giorni scorsi l’impianto che A2A vuole fare a Pace del Mela, in provincia di Messina, che in questo momento sembra essere l’unico fatto concreto: l’azienda ha avviato un ampio programma per la riconversione e la riqualificazione ambientale dell’ex centrale a olio combustibile di Edipower. Per la parte dedicata alla termovalorizzazione del Css (combustibile solido secondario derivato dalla lavorazione dei rifiuti) è previsto un investimento (totalmente a carico dei privati) di 300 milioni per due moduli in grado di bruciare 240mila tonnellate di Css l’anno anche se la costruzione di un solo modulo garantirebbe il ritorno dell’investimento fatto.

Altro tema caldo è quello che riguarda le discariche. Il presidente della Regione ha preso di mira nei giorni scorsi la discarica di Siculiana gestita dall’azienda della famiglia Catanzaro (Giuseppe, uno dei fratelli, è vicepresidente di Confindustria Sicilia) minacciandone la requisizione d’uso nel caso in cui non si doti dell’impianto di biostabilizzazione attraverso il trattamento meccanico biologico(cosa genericamente poi prevista nell’ordinanza). L’azienda Catanzaro, che ha avviato l’iter per la costruzione del biostabilizzatore nel 2013 e ha ricevuto l’ok solo a novembre del 2015, è già al lavoro per mettersi al passo ma ha bisogno di almeno cinque mesi per completare l’opera. In questa fase, comunque, resta in attesa di eventuali comunicazioni da parte della Regione che spinge per un biostabilizzatore mobile: il governo regionale è cosciente di non poter fare a meno dell’impianto della provincia di Agrigento e in passato, alle prese con la pressante emergenza, non ha obiettato nulla pur di non ritrovarsi con i rifiuti per strada in parecchi comuni della Sicilia Occidentale. Ma il problema del biostabilizzatore non riguarda solo la discarica di Siculiana. 

Anche la discarica di Bellolampo, che fa capo alla Rap (società interamente controllata dal Comune di Palermo di cui è sindaco Leoluca Orlando) è in grande difficoltà: l’impianto di trattamento meccanico biologico, costato 22 milioni e consegnato l’anno scorso, non funziona come dovrebbe e dunque anche questa discarica, per la quale con la chiusura di Siculiana si aprirebbero nuove opportunità di abbancamento rifiuti da parte dei comuni del palermitano, potrebbero non esservi le condizioni previste dall’ordinanza. Nessuno, in linea di principio, esclude anche in questo caso una requisizione d’uso. In ogni caso, proprio a Orlando sono indirizzate le parole dell’assessore Contrafatto: «L'attuale situazione dei rifiuti in Sicilia, con una raccolta differenziata al lumicino e un tasso di evasione della Tari alle stelle, è responsabilità di chi come il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, invece di risolvere i propri problemi cerca di scaricare sugli altri le colpe. L'impianto Tmb di Bellolampo, costruito dalla Regione, da mesi aspetta ancora di entrare a pieno regime; Palermo ha un tasso di raccolta differenziata ridicolo, al di sotto del 9%; la seconda fase della raccolta porta a porta, costata 12 milioni di euro di fondi Fas, è ancora un’incompiuta; nel capoluogo siciliano mancano ancora le isole ecologiche e la raccolta va a singhiozzo. Orlando guardi allo sfacelo di Palermo e provi a dare risposte ai cittadini che pagano le tasse: questo sì che sarebbe un gesto clamoroso per lui».

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