Economia

«Ttip, sprint per un accordo ambizioso»

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EMMA MARCEGAGLIA

«Ttip, sprint per un accordo ambizioso»

«Un accordo ambizioso è ancora possibile». Emma Marcegaglia, presidente di BusinessEurope, l’organismo che riunisce le confindustrie europee, è negli Stati Uniti per una serie di incontri istituzionali, con esponenti politici, diplomatici e dell’industria americana sul trattato transatlantico Ttip. «Chiudere l’intesa entro la fine del mandato Obama è difficile, inutile nasconderlo. Ma con un approccio pragmatico, non ideologico, e allo stesso tempo su alcuni punti anche creativo, si può arrivare entro novembre almeno ad un accordo politico che poi l’Unione europea potrebbe formalizzare con la prossima amministrazione Usa».

Quali sono i punti che l’industria europea considera indispensabili per chiudere?
Nei vari incontri che ho avuto in questi giorni, soprattutto in quello con il negoziatore americano Michael Froman, abbiamo chiarito che non ci accontenteremmo di un accordo al ribasso, magari limitato ai dazi tariffari, perché avrebbe comunque costi politici non compensati da adeguati benefici economici. Non possiamo immaginare, ad esempio, un accordo senza questioni cruciali come il public procurement con l’eliminazione delle restrizioni per l’accesso agli appalti americani; la tutela dei prodotti con indicazione geografica e la standardizzazione delle regolamentazioni di settore. Sui primi due punti purtroppo siamo ancora lontani da un’intesa, sugli standard invece sono già stati fatti diversi progressi.

I tempi sono obiettivamente molto stretti. Ha riscontrato ottimismo nei suoi incontri?
Posso dirle che Froman ha un mandato molto forte a chiudere entro il termine dell’amministrazione Obama. C’è però anche la percezione che in Europa si sta creando una diffidenza ingiustificata, con l’eccezione del governo italiano il cui atteggiamento viene molto apprezzato. Forse questa è l’ultima finestra utile nel giro di qualche anno: elezioni in Francia e Germania, elezioni di midterm tra due anni negli Usa, nuova Commissione Ue, fino ad arrivare al 2020 con le prossime presidenziali americane. Secondo alcuni potrebbe esserci una parentesi tra la fine del 2017 e il 2018 ma ci sono troppe incognite. Per questo sollecitiamo un’accelerazione nel prossimo round negoziale di luglio, che a questo punto è decisivo.

C’è intesa sulle modalità di chiusura del trattato?
Questo è un punto molto importante. Non vorremmo che gli Stati Uniti fossero tentati a mettere tutto sul tavolo e a provare una chiusura nell’arco, per esempio, delle ultime due settimane. Il processo decisionale e di approvazione europeo è molto più articolato e due settimane sarebbero una finestra troppo stretta.

IL LEGAME COMMERCIALE UE - USA
Interscambio di beni. Dati in miliardi di euro (Fonte: Wto)

A fine mese intanto il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker chiederà un rinnovo del mandato a negoziare. Che cosa si aspetta?
Mi attendo un richiamo molto netto di Juncker verso quei governi che a Bruxelles si dichiarano grandi sostenitori del trattato ma in patria,per ragioni politiche interne, ne diventano detrattori. Non si possono anteporre vantaggi di breve termine a un accordo che innescherebbe enormi vantaggi per gli scambi internazionali e per la crescita, con la stessa Europa che trarrebbe i maggiori benefici.

La Francia ha rotto apertamente il fronte dei sostenitori...
Credo che la posizione francese sia estremamente criticabile, frutto di calcoli interni che non guardano ai vantaggi di lungo periodo che andrebbero a generazioni di europei. La posizione della Germania appare un po’ altalenante, ma nel vertice di Hannover la cancelliera Angela Merkel ha ribadito il suo sostegno. Il Regno Unito resta favorevole ma non possiamo non considerare la grande incognita del referendum sulla Brexit.

Il vero nemico del Ttip resta l’ondata di malcontento dell’opinione pubblica. I negoziatori hanno sbagliato qualcosa?
Siamo di fronte a posizioni fortemente ideologizzate. Faccio solo un paio di esempi. Si paventa l’ingresso degli Ogm in Europa, mentre questo punto è chiaramente fuori dal mandato. Si lamenta una mancanza di trasparenza quando il processo di ratifica è il più democratico possibile visto che è necessario il voto all’unanimità del Consiglio Ue, il voto favorevole del Parlamento europeo e quello di tutti i parlamenti nazionali.

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