Economia

Innovazione, chiave di crescita per le imprese

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Innovazione, chiave di crescita per le imprese

Un’avanguardia manifatturiera di quasi 500 piccole e medie aziende che – negli ultimi cinque anni – sono riuscite non soltanto a crescere nonostante la crisi economico-finanziaria internazionale, ma anche a farlo con ritmi e risultati largamente superiori alla media delle imprese italiane.

Si tratta delle 448 Pmi «eccellenti» identificate dalla società di consulenza Global Strategy per l’edizione 2016 del suo Osservatorio Pmi, che da otto anni analizza le performance delle imprese manifatturiere e di servizi italiane, in particolare selezionando quelle che hanno ottenuto i migliori risultati (all’interno di un universo di circa 7.100 imprese con fatturato annuo tra i 20 e i 250 milioni di euro) in termini di tassi di crescita, redditività e solidità.

LA MAPPA DELL'ECCELLENZA
La distribuzione geografica delle Pmi eccellenti nel 2016 (Fonte: Global Strategy)

Scommettendo in particolare sulle leve dell’internazionalizzazione e dell’innovazione, ma anche sul ricorso a fonti di finanziamento alternative a quelle bancarie o mettendo in campo operazioni di fusione e acquisizione, queste imprese «eccellenti» hanno ottenuto tra il 2010 e il 2014 un incremento medio del 13,4% del valore della produzione, contro il +2,2% medio registrato dalle 7mila aziende con fatturato compreso tra 20 e 250 milioni. Allo stesso modo, la redditività operativa è aumentata del 32,9% in cinque anni, mentre la media del settore di riferimento si ferma al +3,8%. «Si tratta di una crescita finanziariamente solida – ha spiegato Stefano Nuzzo, project leader dell’Osservatorio – e consolidata nel tempo, ma anche sostenibile». La metà delle aziende intervistate ha infatti dichiarato un valore della produzione in aumento del 14% anche per il 2015 e prevede che il trend sia destinato a proseguire, con incrementi medi dell’11% nel 2016 e del 9-12% nei prossimi tre anni. «Non un rallentamento, ma un consolidamento – ha precisato l’amministratore delegato di Global Strategy, Antonella Negri-Clementi –: sono tutte aziende nate piccole, che hanno compiuto in questi anni il grande salto e che ora lo stanno consolidando e rafforzando».

In primo luogo, continuando a investire: il 90% di queste aziende ha investito, anche negli anni della crisi, per adeguare gli impianti produttivi, sviluppare nuovi prodotti o inserirsi su nuovi mercati e il 62% intende proseguire su questa strada nei prossimi tre anni. Se l’internazionalizzazione si conferma un fattore decisivo di sviluppo, altrettanto cruciale è la crescita dimensionale visto che, sottolinea Nuzzo, l’80% delle imprese intervistate ha ammesso di doversi confrontare, all’estero, con competitor di dimensioni molto più grandi.

Concentrate soprattutto nel Nord Italia (il 71%), le Pmi «eccellenti» aumentano anche al Centro e appartengono soprattutto ai comparti della meccanica, della lavorazione dei metalli, della moda e dell’agroalimentare.

«Dobbiamo estrapolare il Dna delle imprese eccellenti – ha commentato il presidente della Piccola Industria di Confindustria, Alberto Baban – e agire affinché questa eccellenza non sia solo un gioco per pochi: In Italia ci sono 25mila Pmi, che rappresentano un valore sociale, e non solo economico, che abbiamo l’obbligo di difendere». Le aziende eccellenti, ha osservato Baban, sono quelle capaci di mutare continuamente per restare competitive su mercati globali sempre più aggressivi.

Mutare significa anche trasformare la struttura manageriale dell’azienda, aprendo il capitale a soggetti esterni e valutando acquisizioni, fusioni o joint venture con altre aziende, in particolare per affrontare i mercati esteri. Una strategia che sembra ben chiara alle aziende «eccellenti»: quasi la metà si dichiara pronta ad aprire il capitale all’esterno e ben l’84% è interessata a operazioni di acquisizione.

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