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Field marketing, sul contratto chiarisce il ministero

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Field marketing, sul contratto chiarisce il ministero

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Il ministero del Lavoro corre in soccorso delle imprese italiane del marketing operativo. Ovvero le oltre 200 imprese, nelle quali sono occupati circa 100mila addetti, che operano nel settore dei servizi per le multinazionali, le catene di distribuzione e i grandi marchi italiani, in merito alla gestione logistica, del posizionamento del brand all’interno di un supermercato, del layout di prodotto di un punto vendita, eccetera.

Con una nota di chiarimento formale pubblicata in questi giorni dalla Direzione generale delle attività ispettive, il ministero del Lavoro fissa dei paletti sulla contrattualistica del settore, che nonostante goda di un accordo di secondo livello “apripista”, risulta molto frammentata dal punto di vista contrattuale.

L’antefatto. Grazie alla riforma Fornero (Legge n. 92 del 28 giugno 2012), che ha rivisto in termini più restrittivi la disciplina sull’inquadramento contrattuale delle collaborazioni coordinate e continuative o a progetto, Anasfim, l’associazione nazionale aziende servizi di field marketing ( affiliata a Confesercenti) che raggruppa circa 60 imprese, rappresentando per fatturato due terzi del mercato di riferimento, ha avviato, con la collaborazione del giuslavorista Pietro Ichino, una piattaforma contrattuale finalizzata alla normalizzazione degli inquadramenti.

Il 7 dicembre 2012 Anasfim ha sottoscritto con Fisascat-CISL e Uiltucs-UIL un accordo quadro per la contrattazione di secondo livello, che prende come riferimento il contratto nazionale del commercio, per disciplinare l’inquadramento contrattuale delle figure professionali del promoter e del merchandiser. Dal 1° gennaio 2013, quindi, tutti i dipendenti del comparto del marketing operativo sono passati da para-subordinati a subordinati.

Questa normalizzazione ha avuto come riflesso un incremento del costo del lavoro di circa il 25%, assorbito dalle aziende del comparto. Ma parallelamente a questo sviluppo positivo, si è verificato anche il fenomeno per cui numerose aziende del settore, per abbattere il costo del lavoro, adottano con spregiudicatezza i contratti di lavoro più diversi (di 1° e di 2° livello), riportando di fatto la deregulation nel settore e arrecando pesanti danni economici alle imprese più virtuose.

Anasfim si è, quindi, rivolta direttamente al ministero del Lavoro che ha ufficializzato in una nota formale che per il comparto vige l’accordo firmato nel 2012 da Anasfim e che «eventuali contratti di prossimità non potranno evidentemente operare, in deroga alle disposizioni di legge e alle relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro», quindi il personale ispettivo, in sede di accertamento, «dovrà considerare come del tutto inefficaci detti contratti, adottando conseguenti provvedimenti, come recuperi contributivi o diffide accertative». Inoltre, il personale ispettivo «potrà procedere al recupero di eventuali benefici goduti da quei datori di lavoro che risultassero applicare un contratto collettivo, anche di secondo livello, sottoscritto da soggetti privi dei requisiti anzidetti».

«Serviva che il ministero del Lavoro prendesse una posizione chiara e definita - commenta il presidente dell’Anasfim Nicola Augello -. Questa nota è uno strumento importante che permette di esercitare un controllo. Nessuno deve speculare sui lavoratori e fare concorrenza sleale».

Dell’argomento se ne parla oggi a Milano (Palazzo delle Stelline, ore 10) in un convegno di approfondimento giuslavoristico dedicato ad aziende (associate Anasfim, industrie di marca e insegne della distribuzione moderna) e professionisti, sul tema della contrattazione di primo e di secondo livello nel settore del marketing operativo, dal titolo “La nuova struttura della contrattazione collettiva e i nuovi modelli di marketing operativo 2.0”.

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