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Ibm: da Human Technopole una spinta al Paese

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Ibm: da Human Technopole una spinta al Paese

Smantellamento aerea Expo. Fotogramma
Smantellamento aerea Expo. Fotogramma

Human Technopole può rappresentare un punto di svolta per la nostra economia, e la partnership pubblico-privato è un asset vincente. Ne è convinto Enrico Cereda, ad di Ibm Italia, che ribadisce l’impegno della multinazionale Usa nel sito che ha ospitato Expo. «Investiamo 150 milioni di dollari – spiega – per creare un grande centro di eccellenza nella Sanità, e lo facciamo qui in Italia perché la corporation ha riconosciuto l’esistenza di un sistema nazionale sanitario unico al mondo».

Cereda parla a S.Margherita, nella tavola rotonda di apertura dedicata agli investimenti internazionali. Dove il nostro paese, per fortuna, riesce ancora a ritagliarsi uno spazio. «All’interno dell’azienda, nell’attrazione degli investimenti, noi competiamo tra colleghi di diversi paesi – spiega Cereda – ed è stato importante poter convincere la corporation ad investire qui: è stato premiato un sistema. Il nostro modello sanitario è tra i migliori al mondo, all’interno di questo la Lombardia rappresenta la punta di eccellenza. La chiave è la partnership pubblico-privato e credo che Human Technopole possa dare un boost alla nostra economia e all’intera Europa: questo è l’intendimento comune di Governo, Regione e Comune».
Il caso Ibm non è per fortuna isolato e anche l’Oreal è in grado di accelerare sul territorio. Dopo aver riallocato a Settimo Torinese alcune produzioni realizzate in Polonia, la multinazionale francese della cosmesi a breve porterà in Italia altre commesse. «Riusciamo ad essere competitivi – spiega l’ad di L’Oreal Italia Cristina Scocchia – anche grazie alla rete di fornitori italiani, che forniscono un contributo determinante. All’inizio del 2017 porteremo a Settimo Torinese altre produzioni attualmente realizzate in altri paesi europei e questo avrà ovviamente un impatto positivo sul territorio».
Rapporto con le istituzioni locali e con le filiere di fornitura vengono considerati asset cruciali di competitività, in grado di superare altri limiti di contesto. Alcune riforme – spiega – si sono viste, ma occorre fare di più per la semplificazione, la produttività e l’innovazione, con un credito d’imposta che sia stabile, certo e non solo legato agli investimenti incrementali.
A puntare sull’innovazione è anche il numero uno di Facebook Italia Luca Colombo, che chiede al Governo in particolare di accelerare nella digitalizzazione del Paese. «Internet – spiega – non è ancora utilizzato in modo diffuso, perché avere online in modo sistematico 30 milioni di persone significa coinvolgere solo il 50% del Paese: in Regno Unito, dove le dimensioni assolute sono comparabili, i navigatori sono 50 milioni. Ecco perché occorre spingere sulla banda ultra-larga, che va realizzata in tutto il Paese».
Tra le multinazionali coinvolte nel dibattito c’è anche un’azienda italiana, Lavazza, gruppo familiare che ha però saputo realizzare una transizione verso i modelli anglosassoni di governance. «Dal 2000 – spiega il vicepresidente Marco Lavazza – abbiamo un amministratore delegato esterno alla famiglia, che ora ha fatto un altro passo indietro inserendo in consiglio di amministrazione altri soggetti».
Un modo per “aprire gli occhi”, per inserire nuova conoscenza e cultura in azienda, arricchimento necessario soprattutto se l’obiettivo è quello di crescere, come fa Lavazza, su scala mondiale. «Il consiglio che posso dare alle imprese – spiega Lavazza – è quello anzitutto di definire un obiettivo chiaro e poi di farsi aiutare: per trovare il capitale ci possono essere mille modi e le competenze esterne rappresentano un valore aggiunto».
Sul fronte delle politiche nazionali Lavazza apprezza gli sforzi del Governo, ad esempio sulla promozione del made in Italy. Ma chiede all’esecutivo di agire sul fronte dei cosnumi: «occorre dare più potere d’acquisto alle famiglie – spiega – utilizzando lì la flessibilità concessa dall’Europa. Perché il circolo virtuoso nel Paese deve partire dal basso».

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