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Il b2b digitale muove 260 miliardi

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Il b2b digitale muove 260 miliardi

Il miglior risultato portato dalla digitalizzazione nei rapporti tra le imprese italiane è stato raggiunto con la fatturazione elettronica, ma solo grazie all’obbligo cogente di adottarla nei rapporti con la Pa. Ora è necessario passare alla “fase 2”, diffondere il digitale nei processi tra le imprese, farlo diventare il nuovo modo di fare business. Sono queste le conclusioni che emergono dalla nona edizione dell’«Osservatorio fatturazione elettronica e dematerializzazione» della School of management del Politecnico di Milano che sarà presentato giovedì prossimo durante il convegno «Trasformazione digitale: B2b... or not to be» che si terrà nel capoluogo lombardo.

Nel corso del 2015 le imprese hanno transato in via telematica con altre imprese un valore pari a 260 miliardi di euro, poco meno del 10% del totale dei rapporti commerciali B2b del nostro Paese che raggiunge i 2.700 miliardi. Inoltre sono stati scambiati solo 80 milioni di fatture elettroniche, di cui 23,3 milioni verso la PA. Una inezia, solo il 6% rispetto all’1,3 miliardi di fatture scambiate nel 2015.

IL BALZO
Numero di imprese in Italia che fanno conservazione digitale di fatture attive e/o passive nel 2015 e % di crescita sull'anno precedente

«Il grado di digitalizzazione delle imprese italiane sta crescendo ma è ancora inadeguato, con solo il 10% di scambi di ecom B2b - spiega Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori digital innovation -. Nelle Pmi gli strumenti digitali sono diffusi in maniera limitati e molto spesso manca un percorso organico di innovazione e trasformazione digitale che faccia evolvere e renda ancor più efficace e meno costosi i rapporti tra le aziende».

L’Osservatorio evidenzia come sia mancato l’effetto volano portato dall’obbligo verso la Pa. La maggioranza delle imprese si è fatta carico degli oneri per rispettare le nuove norme senza approfittare, anche a causa della lunga recessione che ha abbattuto gli investimenti, dell’occasione per aggiornare e fare evolvere i processi. Sono solo 650mila le aziende hanno portato in conservazione digitale le proprie fatture. Lo scorso anno 75mila aziende, di cui il 40% grandi imprese e il 18% Pmi, ha utilizzato strumenti di ecommerce B2b nei rapporti con clienti e fornitori. Ancora una volta siamo di fronte ad una pattuglia di pionieri che nel fare business utilizza soluzioni di Edi (Electronic data interchange), Extranet e portali B2b. Saranno pionieri ma il numero dei documenti digitali scambiati cresce in maniera esponenziale quadruplicando tra il 2009 e il 2015. Si sta anche diffondendo il numero delle extranet e dei portali B2b, sono circa 400 ed utilizzati da 100mila imprese.

«A oltre un anno dell’obbligo della fatturazione elettronica verso la Pa si è visto solo un debole effetto contagio verso la digitalizzazione del pubblico e del privato - aggiunge Perego -. Sono le aziende che devono decidere se essere digitali e quindi competitive all’interno di un mercato unico europeo digitale - aggiunge Perego - o continuare a restare analogiche con il rischio di non esserci domani».

Una scelta che si scontra con la dura realtà delle aziende stremate dal lungo ciclo recessivo a cui spesso si aggiungono la resistenza al cambiamento e freni culturali. La ricerca evidenzia come il principale freno all’innovazione sia, in due casi su tre, proprio la gestione del cambiamento. Tra le concause ci sono anche le difficoltà nel convicere le persone a cambiare modo di lavorare e l’avversione verso le novità per finire con la complessità e l’incertezza normativa.

«Gli incentivi proposti alla fatturazione elettronica nel B2b potrebbero stimolare un processo importante di alfabetizzazione digitale delle imprese, in particolare di quelle più piccole, ancora escluse dalle relazioni digitali B2b» suggerisce Irene Facchinetti, direttore dell’Osservatorio fatturazione elettronica e dematerializzazione. La contropartita di questi investimenti si misura in un risparmio, stimato dal team del Politecnico, tra i 5,5 e i 8,2 euro per ogni fattura elettronica in formato strutturato. Analizzando invece la completa gestione del ciclo dall’ordine all’incasso il vantaggio arriva tra i 25 e i 65 euro per ciclo.

Tra le priorità delle aziende impegnate nella digitalizzazione dei processi c’è la conservazione digitale, la gestione elettronica della documentazione e dei flussi di lavoro. Per il 40% degli interpellati ci sono piani d’investimento in soluzioni di Edi, extranet o portali B2b oltre a progetti in ambito “mobile” per la forza vendita. Irrinunciabili iniezioni di competitività per aziende che operano sui mercati del mondo.

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