Economia

Intesa agricoltura e industria per il distretto dello zucchero italiano

  • Abbonati
  • Accedi
FILIERE MADE IN ITALY

Intesa agricoltura e industria per il distretto dello zucchero italiano

Un’alleanza tra agricoltori e industria per garantire ai 600mila prodotti italiani contenenti zucchero una materia prima locale e quindi una certificazione 100% made in Italy fondamentale per le 6mila aziende dolciarie del Paese nella corsa per conquistare i mercati mondiali. E anche se non si tornerà all’autosufficienza produttiva del 2006, ante Ocm, i bieticoltori italiani sono pronti a cogliere la sfida che si apre il prossimo anno con la fine delle quote Ue e a lanciare un distretto dello zucchero tra Emilia-Romagna e Veneto con l’obiettivo di potenziare la produzione nazionale di un 15-20%, arginando lo strapotere dei colossi dello zucchero tedeschi, francesi e inglesi, che oggi controllano oltre il 70% del mercato europeo, mentre noi siamo costretti a importare oltre i due terzi del nostro fabbisogno di zucchero.

A lanciare l’intesa nazionale di filiera per il settore saccarifero che coinvolge Mipaf, Regioni Emilia-Romagna e Veneto, organizzazioni dei produttori, associazioni industriali e commerciali, è Coprob, la cooperativa produttori bieticoli, rimasta quest’anno l’unico produttore di zucchero in Italia, con 5.600 soci e 33mila ettari seminati a barbabietola nei tradizionali bacini emiliano-romagnoli e veneti, con due impianti a Minerbio (Bologna) e Pontelongo (Padova) da cui escono 284mila tonnellate di polvere bianca l’anno. «Polvere che fa bene, noi siamo l’ingrediente dolce del made in Italy, dobbiamo cambiare innanzitutto cultura del prodotto e consapevolezza del nostro comparto. Per questo partirà entro fine giugno un advisory board scientifico di 5-6 esperti che avrà il compito di lanciare dopo l’estate un piano nazionale di comunicazione per una advocacy dello zucchero e iniziare così a promuovere la filiera saccarifera italiana», anticipa Claudio Gallerani, presidente di Coprob, reduce da un’altra pessima annata per i bilanci della cooperativa, ma che proprio nella crisi vede l’opportunità della svolta.

I big dell’industria dolciaria domestica come Ferrero, Paluani, Bauli fanno quadrato attorno a lui. «Se riusciamo a fare squadra e a lanciare la filiera tracciata dai campi alla tavola e il distretto dello zucchero potremo portare a 35-40mila gli ettari coltivati a barbabietola e a 330mila tonnellate i volumi di zucchero italiano prodotti», assicura Gallerani, che ha pronti altri 27 milioni di euro di investimenti da qui al 2018, dopo i 165 milioni investiti dal 2007 a oggi (che hanno permesso di aumentare del 40% la capacità produttiva e di ridurre del 20% i consumi di metano). «Dal latte al burro fino allo zucchero stiamo siglando accordi per avere ingredienti solo italiani dentro i nostri prodotti e valorizzare tipicità e filiera corta, fondamentali per l’industria agroalimentare italiana», ribadisce l’ad di Paluani, Michele Cordioli.

Non si tornerà ai 250mila ettari dell’autosufficienza saccarifera italiana ante 2006 e non si potrà ripristinare il 90% dei siti produttivi smantellati da allora nel Paese, ma la nostra industria dolciaria – che assorbe il 75% della domanda italiana di zucchero - non può restare in balia delle decisioni di cinque big stranieri oligopolisti e «privarsi dell’utilizzo di un brand strategico nella competizione globale come quello di una filiera 100% made in Italy; così come i nostri bieticoltori non possono abbassarsi a fare la guerra sul prezzo ai produttori del Sud, perderebbero in partenza, perché è solo su qualità e tracciabilità che l’Italia può vincere», sottolinea l'assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna, Simona Caselli.

L’ultima annata si è chiusa per Coprob con un altro pesante segno meno: -27% il valore della produzione a 161,8 milioni di euro, dopo il -23% del 2014. «Ma abbiamo 126 milioni di patrimonio netto e siamo gli unici che in questi otto anni hanno continuato a credere nell’industria italiano dello zucchero e continueremo a farlo», sottolinea il presidente di Coprob che rilancia l’obiettivo di arrivare in autunno alla firma dell’intesa di filiera. Anche perché quello saccarifero è un settore con una domanda stabile che permette investimenti di medio-lungo termine, certifica The European House Ambrosetti che sta affiancando Coprob nel progetto: 19 milioni di tonnellate i consumi in Europa, di cui circa 1,6 in Italia (di cui 1,3 milioni di tonnellate importati). E i prezzi della materia prima stanno finalmente risalendo, dopo il tracollo (-40%) del 2014, un segnale incoraggiante per la competitività della filiera italiana. «Quella del “Distretto dello zucchero” – conclude l’assessore all’Agricoltura del Veneto, Giuseppe Pan - è una sfida che potremo vincere soltanto facendo squadra. È paradossale che in un Paese in cui l’80% dei prodotti agroalimentari contiene zucchero si debba importare questo prodotto dall’estero».

© Riproduzione riservata