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Dossier La Svizzera rafforza la leadership globale

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    Dossier | N. 8 articoliRapporto Orologi

    La Svizzera rafforza la leadership globale

    Il tempo della crescita continua (e in alcuni anni a due cifre) potrebbe essere finito per sempre. Persino per il lusso, per molti anni considerato quasi aciclico o almeno resiliente al punto da risentire solo in parte dell'andamento dell'economia globale. Nel 2015 non è stato così e quasi certamente lo stesso accadrà nel 2016, tanto che molti analisti hanno iniziato a parlare di “new normal”, per definire questo necessario abbassamento delle aspettative, che potrebbe riguardare non solo l'alto di gamma. Tra gli economisti, sono in pochi a sostenere la tesi di una decrescita felice , ma qualcuno parla di “acrescita”, per definire un'economia dell'essenziale, dell'abbastanza. È presto per dire se il fenomeno riguarderà anche il mercato degli orologi, che nel 2015, a livello globale, ha superato i 34 miliardi di euro, secondo le stime di Vontobel, la più importante società di analisi del settore, che ha appena pubblicato il Watch Industry Report.

    Molti spunti sono venuti da Baselworld, la grande fiera dell'orologeria che si tiene ogni anno in aprile a Basilea. La scelta del Paese è legata al ruolo che la Svizzera ricopre nell'industria: il 95% di tutti gli orologi con un prezzo superiore ai mille franchi (poco più di 900 euro) sono made in Swiss e nel 2015 dal Paese sono usciti 28,1 milioni di orologi. Rispetto al 2014 si è registrato un calo dell'1,7%, però l'industria resta solida e a fronte di un rallentamento della Cina (export salito del 2% conto il 6% del 2014), c'è stata una crescita del 4% in Germania e del 6% in Francia. Per il 2016, Vontobel non ha fatto previsioni dettagliate, ma ha confermato la leadership mondiale (in valore) dei maggiori gruppi svizzeri: i tre più grandi, Swatch, Richemont e Rolex, hanno rispettivamente il 20%, 15% e 13% del mercato globale. L'unico concorrente è il Giappone, ma le tre più importanti aziende del Paese (Citizen, Seiko e Casio) non arrivano , insieme, al fatturato della sola Rolex. Al quarto posto, sempre per valore, c'è il gruppo americano Fossil, che presidia però altri segmenti rispetto ai colossi svizzeri: con una produzione di 40 milioni di pezzi, supera, in quantità, l'intera industria svizzera.

    La battaglia si giocherà quindi in tutti i segmenti, non solo nell'alto di gamma, perché gli orologi continuano a esercitare il loro fascino sui consumatori, nonostante le previsioni degli scorsi anni sulla loro scomparsa per sopravvenuta perdita di funzione (l'ora si può consultare anche sui cellulare e tutti i dispositivi mobili che ci portiamo addosso, si diceva). Sono, a seconda dei gusti dei clienti finali, accessori (spesso legati alla moda), oggetti di collezionismo, segni distintivi del proprio stile.

    Il segnale di questa domanda, in parte irrazionale, come è per molti articoli “non necessari”, è venuto persino dall'Italia, dove i consumi sono in crisi da molti anni. Secondo l'annuale indagine sugli acquisti di Gfk Retail&Technology per Assorologi (si veda Il Sole 24 Ore del 18 marzo), il 2015 ha confermato il trend di ripresa iniziato nel 2014.

    Nello scorso anno nel nostro Paese sono stati venduti poco meno di 7 milioni di pezzi, per un valore di 1,41 miliardi, in crescita del 12% rispetto al 2014. Il dato è particolarmente significativo perché è riferito ai soli consumatori italiani (vengono cioè esclusi i “global shopper” che sono in Italia per turismo ma ne approfittano per fare acquisti, specie nel settore del lusso) e va sottolineato l'aumento del prezzo medio, passato da 183 a 209 euro.

    Sul segmento alto dell'orologeria sono arrivate meno di un mese fa le previsioni di Fondazione Altagamma e dei suoi due consueti studi. Il primo è il Consensus, sintesi delle opinioni sul lusso di analisti di 27 delle più importanti istituzioni che seguono il settore, da Bcg a Exane Bnp Paribas, da Kepler Cheuvreux a Société générale, passando per Deloitte e McKinsey.

    «Tra le categorie, nel 2016 a crescere di più saranno accessori e beauty (+4%), seguiti dall'abbigliamento (+1%). Gioielli e orologi e art de la table invece saranno stabili», ha spiegato Armando Branchini, vicepresidente della Fondazione. Il secondo studio, il Monitor realizzato con Bain&Company, è giunto alle stesse conclusioni: «Nel 2015 il mercato globale dei beni personali di alta gamma è arrivato a 253 miliardi, in crescita dell'1% a tassi costanti e del 13% a tassi correnti – spiega Claudia D'Arpizio, director di Bain&Company per l'area Luxury –. Nel primo trimestre 2016 abbiamo visto lo stesso trend e il segmento hard luxury (alta orologeria e gioielleria) quasi certamente resterà stabile».

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