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Dossier Lvmh, la sfida è sull'innovazione

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    Dossier | N. 8 articoliRapporto Orologi

    Lvmh, la sfida è sull'innovazione

    Innovazione e creatività. Questo, per Jean Claude Biver, presidente della divisione orologi di Lvmh, l'antidoto per superare indenni il momento difficile che sta attraversando il settore dell'orologeria. E se il 2015 ha fatto registrare per l'industria orologiera svizzera un -3,3 per cento, il 2016 non sembra iniziare sotto i migliori auspici, alla luce di un segno meno che continua a caratterizzare l'andamento del settore.

    «Sarà già un buon risultato se l'anno in corso si chiuderà agli stessi livelli del 2015 - commenta Biver -. Ci sono ancora troppe incertezze legate ai tassi di cambio, agli andamenti dei mercati finanziari, alle questioni geopolitiche, i cui effetti inevitabilmente si stanno facendo sentire sulla propensione all'acquisto». La soluzione? «In un contesto di mercato così complesso -aggiunge Biver - la partita si gioca sul campo dell'innovazione, che sempre di più fungerà da elemento di richiamo sul consumatore».

    Una strategia, questa, che a ben guardare caratterizza tutti i marchi orologieri che fanno riferimento al gruppo Lvmh. A iniziare da TAG Heuer, la cui scelta di entrare nel mondo degli orologi connessi si è rivelata vincente. I numeri sono lì a testimoniarlo: dal momento del lancio avvenuto alla fine dello scorso anno, sono stati già venduti 60mila TAG Heuer Carrera connected watch contro i 20mila stimati alla vigilia. Un risultato che ha spinto il management della maison a puntare per il prossimo anno a produrre 200mila connected watch, che rappresentano il 25% dell'intera produzione di segnatempo realizzati nella manifattura di La Chaux-de-Fonds.

    Numeri di tutto rispetto hanno caratterizzato anche l'Octo Finissimo di Bulgari, che grazie ai 3,12 mm di spessore del movimento di manifattura Calibro BVL 362 ultrapiatto a carica manuale, ai quali si aggiungono i 6,85 mm di spessore della cassa in titanio, gli consegnano il primato di segnatempo con ripetizione minuti più sottile al mondo. Un segnale chiaro, se ce ne fosse ancora bisogno, per capire le ambizioni del marchio che punta in maniera sempre più decisa a rafforzare la propria posizione nel mondo delle grandi complicazioni. Un mondo non più appannaggio solo di un pubblico maschile ma che ha nella donna oggi un punto di riferimento sempre più importante, come testimonia il lancio del Serpenti incantati squelette tourbillon.

    Uno sforzo tecnico e creativo che anche per Hublot si declina su svariati fronti. A iniziare dalla collaborazione avviata lo scorso anno con Italian Independent e riconfermata, alla luce degli ottimi risultati di vendita, anche per il 2016, con una versione camouflage del Big Bang Unico, segnatempo realizzato sempre con il Texalium elemento hi-tech composto da carbonio e fibre di alluminio.

    Proprio la ricerca sul fronte dei materiali rappresenta uno dei tratti distintivi del marchio di Ginevra e la conferma arriva con il Big Bang Unico Sapphire. La collezione è declinata in due versioni limitate a soli 500 esemplari ciascuna e si distingue perché carrure, lunetta e fondello del segnatempo sono ricavati da blocchi di zaffiro, un materiale che offre una resistenza ai graffi simile a quella garantita dal diamante. Il risultato finale è un segnatempo che si apprezza per il gioco di trasparenze grazie alle quali è possibili ammirare in profondità la complessità delle componenti meccaniche. Una trasparenza attorno alla quale Louis Vuitton ha concepito, nella manifattura La Fabrique du temps, il Tourbillon volante, primo segnatempo della maison a ottenere la prestigiosa certificazione Punzone di Ginevra. E proprio il Tourbillon è protagonista, questa volta assieme alla trasmissione a fuso-catena, del calibro El Primero 4805, movimento che anima l'Academy tourbillon Georges Favre-Jacot presentato da Zenith. Un orologio che non solo unisce il passato al presente, ma che proietta l'orologeria verso un futuro nel quale l'innovazione giocherà un ruolo sempre più centrale.

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