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Dossier Per Omega 84 anni di precisione olimpica

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    Dossier | N. 8 articoliRapporto Orologi

    Per Omega 84 anni di precisione olimpica

    «L'importante non è vincere ma partecipare». Se il famoso motto decoubertiniano fosse stato preso alla lettera dagli atleti olimpici oggi probabilmente potremmo non disporre di cronografi da polso capaci di fermare il centesimo di secondo. E il nesso, seppur strano, è molto semplice. Se nell'ultimo secolo il mondo dell'orologeria ha compiuto infatti passi da gigante in quanto a precisione lo deve soprattutto ai test sul campo e, di conseguenza, a quegli sportivi che, alla ricerca di un alloro personale, hanno spinto le proprie performance al limite richiedendo misurazioni sempre più accurate. E lo deve anche a un marchio, Omega.

    Sin dal 1932, infatti, la manifattura di Bienne ha dato forma all'evoluzione del cronometraggio sportivo, prendendo parte come Official timekeeper a tutte le ultime 26 edizioni dei Giochi olimpici. Scrivendo il proprio nome nelle pagine del libro dei record prima ancora che lo facessero gli atleti in gara. Si è passati, infatti, dai 30 cronografi capaci di fissare “solo” il decimo di secondo di Los Angeles 1932 ai rilevatori in grado di scattare 10mila fotogrammi al secondo (rilevatori che sono parte delle 450 tonnellate di materiale che Omega porterà a Rio 2016 ad agosto). Il grado degli strumenti deputati a dare un valore alle performance si è sempre più attestato ai massimi livelli.

    Un traguardo raggiunto sulla spinta di un costante stimolo al miglioramento così come della volontà di offrire sempre la più elevata qualità. Perché se oggi legare il proprio nome a un evento che si stima possa generare una audience mondiale di quasi cinque miliardi di spettatori è anche un'operazione di marketing, un tempo neanche troppo lontano non lo era per niente. Una vocazione all'insegna della pura precisione che in tempi recenti, con i medesimi principi, ha spinto Omega a garantire i propri segnatempo con la certificazione Master Chronometer, un concetto di qualità nato per affiancarsi a quello rilasciato dal Cosc (Contrôle officiel suisse des chronomètres), elaborato con il Metas, l'Istituto federale svizzero di metrologia, e volutamente concepito come strumento a disposizione di tutte le realtà orologiere. Quindi di valenza ben differente rispetto alle tante certificazioni in-house. Un impegno oneroso, interamente assorbito dal brand di Bienne, senza rincari sul prodotto finale ma anche un investimento sul futuro.

    Dopo il lancio nell'ottobre dello scorso anno del Globemaster, il primo modello rispondente ai nuovi standard prodotto dal marchio high-end di Swatch Group, all'ultimo Salone dell'Orologeria di Basilea ben il 50% delle novità hanno portato in dote la certificazione Master Chronometer. Il primo passo di un processo che coinvolgerà la quasi totalità della produzione (che gli esperti di Vontobel stimano per Omega in circa 725mila pezzi all'anno per 2,060 miliardi di franchi svizzeri di fatturato 2015) entro il 2020. Una sfida iniziata e voluta da Stephen Urquhart ed ereditata a partire dallo scorso primo giugno da Raynald Aeschlimann a seguito della decisione da parte dello storico presidente di Omega di passare la mano dopo 17 anni esatti di comando. Proprio alla vigilia dei Giochi della XXXI Olimpiade che, per Omega, rappresenteranno anche il palcoscenico di lancio di tre nuovi segnatempo dedicati: il Seamaster Bullhead “Rio 2016” Limited Edition, lo Speedmaster Mark II “Rio 2016” e il Seamaster Diver 300M “Rio 2016” Limited Edition. Tutti accomunati da una precisione frutto di 84 anni di spirito olimpico.

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