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Industria 4.0 entra nella Stabilità

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Industria 4.0 entra nella Stabilità

Detassazione per sostenere il salario di produttività, lo sblocco della riforma del Fondo centrale di garanzia, contributi statali per esperti digitali da inserire nelle Pmi. L’audizione alla Camera del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda su “Industria 4.0” diventa l’occasione per anticipare alcune idee di policy da mettere in atto.

Le misure per sostenere il piano Industria 4.0 per la digitalizzazione della manifattura, dice Calenda in commissione Attività produttive, saranno inserite nella legge di stabilità mentre il documento strategico sarà pronto già prima dell’estate. Il «primo pacchetto di misure» ruoterà intorno a cinque aree: «Investimenti in innovazione; fattori abilitanti; standard di interoperabilità sicurezza e informazione internet; rapporti di lavoro salari e produttività; finanza d’impresa». È soprattutto il fronte della produttività quello destinato a dominare la scena in vista della prossima legge di stabilità. «Credo che sia necessario definire un adeguato trattamento fiscale, per spingere le imprese a ricorrere sempre più alle opportunità offerte dal salario di produttività» dice il ministro.

NOI E GLI ALTRI
Valore aggiunto manifatturiero nei principali paesi europei (2013; miliardi di euro). (Fonte: Mise)

Sullo scambio salario-produttività le trasformazioni indotte da Industria 4.0 avranno un impatto dirompente. L’interazione tra robotica e forza lavoro è destinata a diventare più stretta e più efficiente e la prova del nove sarà l’equilibrio possibile tra le mansioni e i posti di lavoro che si perderanno e quelli che saranno creato o almeno riqualificati e potenzialmente premiati in termini salariali. Le stesse Pmi, secondo Calenda, devono agganciare questa «occasione imperdibile di rilancio della competitività», senza subirla. Alle domande dei deputati sulle possibili misure per centrare quest’obiettivo, Calenda risponde citando il pacchetto finanza per la crescita e una possibile novità come i “devolepment bond”, obbligazioni aziendali emesse per finanziare progetti di sviluppo e rilancio legati all’innovazione industriale. Allo studio c’è anche la figura dei cosiddetti “digital angels”, esperti per l’abilitazione tecnologica da inserire nelle Pmi. A questo proposito Calenda cita il precedente dei “temporary export manager” , un esperimento «che ha funzionato». Nel caso delle svariate competenze tecnologiche l’operazione si preannuncia più complessa, ma si potrebbe comunque partire con una fase di sperimentazione.

IL VALORE AGGIUNTO
Variazione PIL e Valore Aggiunto Manifatturiero nel Mezzogiorno e Centro – Nord [2008 – 2014; %]. (fONTE: mISE)

In linea generale, è la linea del ministero, tutta una serie di agevolazioni già in vigore potranno essere rafforzate o rimodellate per agganciarle alla trasformazione digitale del sistema manifatturiero. Vale per la “Nuova Sabatini”, probabilmente anche per i supermmortamenti e il Fondo centrale di garanzia. «Sul Fondo - dice Calenda - presenteremo a breve una ristrutturazione del sistema delle coperture, per spostare il focus dal circolante agli investimenti. Inoltre, non ha senso coprire con lo stessa percentuale di copertura operazioni che hanno un livello di rischiosità completamente diverso. Una riforma che crei efficienza potrebbe anche consentirci di ampliare ulteriormente la platea delle imprese beneficiarie, oggi limitata alle Pmi».

Come questo riassetto degli incentivi ministeriali si tradurrà davvero in una leva per Industria 4.0 è tutto ancora da vedere. Ma sulla necessità di intraprendere questa strada sembrano esserci pochi dubbi. «È un impegno europeo prima che italiano - sintetizza Calenda -: le perdite potenziali della non digitalizzazione per i Paesi Ue-17 potrebbero superare i 600 miliardi di euro entro il 2020, un valore pari a oltre il 10% della base industriale continentale»

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