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Mercatone Uno all’asta per 280 milioni

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Mercatone Uno all’asta per 280 milioni

Il bando internazionale è uscito ieri sui principali quotidiani economici: MercatoneUno è a caccia di un acquirente che si deve far carico non dei 500 milioni di debiti ma dei 79 negozi e dei quasi 3.350 dipendenti del gruppo. Le offerte dovranno partire da 280 milioni di euro, di fatto il controvalore degli asset immobiliari del colosso romagnolo della distribuzione, 500mila metri quadrati di superfici commerciali con tanto di regolare licenza. In gioco c'è una rete di 79 punti vendita (20 chiusi oggi) lungo tutto lo Stivale dell’ “Ikea italiana” di mobili e complementi d’arredo che controlla il 10% del mercato domestico.

Di fatto una società operativamente sana, dopo un anno di amministrazione straordinaria che ha riportato in ordine i conti e rilanciato le prospettive di sviluppo, tra rimodulazione dell’assortimento (più arredo e meno prodotti generi, più qualità a prezzi competitivi) e ristrutturazione dei negozi.
«Abbiamo preso in mano l’azienda il 6 aprile 2015 con 42 punti vendita attivi, oggi sono 59 e nei prossimi mesi ne riapriremo altri due nel Napoletano. Il fatturato passerà quest’anno dai 347 milioni del 2015 a circa 400 e il piano industriale triennale, fin qui pienamente rispettato, prevede di arrivare a 530 milioni nel 2017», spiega Vincenzo Tassinari, uno dei tre commissari (assieme a Ermanno Sgaravato e Stefano Coen) che ha traghettato fuori dal baratro il gruppo fondato nel ’78 a Imola da Romano Cenni e reso famoso negli anni Novanta dalla maglia rosa di Marco Pantani.

Un baratro che ha iniziato ad aprirsi negli anni Duemila, con un fatturato crollato velocemente da 900 a 300 milioni e un debito che altrettanto rapidamente è cresciuto in modo esponenziale fino ad arrivare alla cifra monstre di mezzo miliardo. Se l’obiettivo del commissariamento, ex legge Marzano, era la continuità aziendale per salvaguardare l’occupazione e soddisfare al meglio i 3mila creditori (la metà banche con circa 270 milioni di crediti) c’è motivo di orgoglio per i tre commissari: senza alcuna garanzia dello Stato, ma solo grazie alla ricucitura dei rapporti commerciali con i fornitori (circa 300, di cui l’80% sono italiani) e alla responsabilità di dipendenti e sindacati (con il Jobs Act sono stati appena stabilizzati 254 addetti associati in partecipazione), Mercatone Uno è tornato a riempire i suoi negozi, con un aumento di clientela del 20% nell’ultimo anno.

E le 53 manifestazione di interesse non vincolati arrivate nell’estate 2015– la maggior parte di gruppi stranieri e dieci per l'intero compendio aziendale – danno un buon margine di sicurezza oggi nel pensare che entro il prossimo 7 settembre qualche proposta formale e solida si concretizzi, e anche per cifre superiori della base d’asta. «Il bando è aperto a operatori industriali e finanziari internazionali che garantiscano una concreta prospettiva di rilancio industriale del gruppo e ai quali spetterà anche tutta la partita dello sviluppo parallelo del canale online, che noi abbiamo solo studiato. Contiamo, e speriamo, di chiudere la procedura entro fine anno», conclude Tassinari .

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