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Il «Pil» del Food batte il dato nazionale sei ad uno

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Il «Pil» del Food batte il dato nazionale sei ad uno

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Il Pil del food italiano corre sei volte più veloce di quello nazionale. Nel 2015 il settore ha registrato un incremento dei ricavi pari a 4,6%, nettamente superiore alla crescita del PIL che nel 2015 ha fatto registrare il primo valore positivo (+0,8%) dopo tre anni di contrazione. Dal 2010 il settore del food è cresciuto a tassi sensibilmente superiori a quelli dell'economia italiana. A dirlo è il Food Industry Monitor, l'osservatorio di riferimento sulle performance delle aziende italiane del settore agroalimentare realizzato dall'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo con il supporto di BSI Europe SA. L'osservatorio, alla sua seconda edizione, ha analizzato le performance di 807 aziende, per 54,8 miliardi di ricavi aggregati, nel periodo 2009-2015. Sono stati selezionati 13 comparti rappresentativi del settore agroalimentare: acqua, caffè, conserve, distillati, dolci, farine, food equipment (macchine per la produzione di alimenti), latte e derivati, olio, packaging, pasta, salumeria, vino. Il campione rappresenta circa il 70% di tutte le società di capitale operanti nel settore. I risultati sono stati illustrati ieri mattina in una conferenza dedicata al tema dell'innovazione e della crescita nel settore agroalimentare presso la sede dell'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo-Bra (CN), dal professor Carmine Garzia, Coordinatore scientifico dell'Osservatorio, UNISG. «Anche il trend degli investimenti materiali (impianti produttivi e logistica) – spiega Garzia - ed immateriali (ricerca e sviluppo e comunicazione) hanno valori superiori rispetto alla media delle imprese italiane.

La “food industry” italiana competete sulla differenziazione e sull'innovazione con una crescita record del valore aggiunto di circa l'8% rispetto all'anno precedente. La redditività commerciale (ROS) è passata da 5% del 2012 al 6,8% del 2015, anche la redditività del capitale investito (ROIC) è in netta ripresa e, nel 2015, supera l'11%, tornando, dopo molti anni, alla “doppia cifra”. Il tasso di indebitamento si mantiene stabile per tutto il periodo considerato attorno al valore medio di 2,7». Analizzando le performance medie nel periodo 2009-2014 emerge che i comparti che crescono maggiormente sono: farine, food equipment, olio e packaging, caffè e vino.

La redditività commerciale (ROS) è tradizionalmente molto elevata nel comparto dei distillati (12,7%); si rilevano buone performance medie (sempre relativamente al periodo 2009-2014) anche per i food equipment, dolci, caffè e pasta che hanno valori superiori la media dell'intero settore (5,5%). «Come evidenziato nella scorsa edizione dello studio – ha aggiunto Garzia - permangono delle criticità che interessano i comparti salumeria, olio e latte che hanno la redditività commerciale (ROS) e la redditività del capitale investito (ROIC) sensibilmente inferiori rispetto alle medie di settore agroalimentare». Il tema della sostenibilità economica della crescita è estremamente critico nel settore agroalimentare. L'ICS - Indice di Crescita Sostenibile è un indice creato ad hoc per il presente studio che è calcolato tenendo conto della crescita dei ricavi, della marginalità commerciale e della struttura finanziaria su un arco pluriennale (2009-2014). Quanto più elevato è l'indice tanto maggiore sarà la possibilità di continuare a crescere per il comparto o per la singola azienda. «Solo quattro comparti – ha concluso il professore - hanno un indice ICS soddisfacente che evidenzia la presenza di imprese in crescita con buone performance reddituali e una solida struttura finanziaria. I distillati (ICS 24), il caffè (ICS 21,9), il food equipment (ICS 18,8) e, in misura minore il vino (ICS 10,2), sono i comparti che hanno registrato le performance migliori per i tre profili sopra richiamati, essi associano all'aumento delle vendite e della marginalità un tasso d'indebitamento contenuto. Settori quali pasta (ICS 9,1), dolci (ICS 7,7), farine (ICS 7), packaging (ICS 5,4) si trovano “a metà del guado” ovvero non eccellono in almeno uno dei tre profili che compongono l'indice. Infine si conferma la situazione molto problematica di diversi comparti, tra cui spiccano la salumeria (ICS 1,2) e il latte (ICS 2,2)».

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