Economia

Ilva di Taranto, chiarezza sugli obiettivi industriali ed ambientali

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SIDERURGIA

Ilva di Taranto, chiarezza sugli obiettivi industriali ed ambientali

  • –di Domenico Palmiotti

Si apre una settimana che se non sarà certo risolutiva per la vicenda dell'Ilva, visto che l'individuazione del soggetto (o dei soggetti) che subentreranno ai commissari straordinari è slittata rispetto all'iniziale data del 30 giugno, permetterà, quantomeno, di avere qualche indicazione in più sul progetto industriale e ambientale che i gruppi in corsa intendono attuare nella più grande acciaieria italiana ed europea. Domani è infatti un giorno denso di scadenze su più fronti. In mattinata al Mise il ministro Carlo Calenda e il vice ministro Teresa Bellanova incontrano i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm che chiedono garanzie in ordine alla cessione dell'Ilva.

I sindacati manifestano preoccupazione sia in ordine al rinvio del completamento del risanamento ambientale (il nuovo decreto pone adesso come termine ultimo dicembre 2018) che alla tenuta complessiva dell'azienda. Nelle stesse ore al Senato, davanti alla commissione Industria che ha avviato una nuova indagine sulla vicenda Ilva, parlerà Giovanni Arvedi, a capo dell'omonimo gruppo siderurgico che ha avanzato una manifestazione d'interesse per la società in amministrazione straordinaria da gennaio 2015. Nel pomeriggio, poi, la commissione ascolterà i manager del gruppo turco Erdemir, anch'esso in corsa. Anzi, Arvedi ed Erdemir dovrebbero unirsi per l'Ilva ed avere come partner finanziari Cassa depositi e prestiti e l'industriale Leonardo Del Vecchio, entrato in partita più recentemente proprio tramite Cdp.

C'è interesse attorno al progetto di Arvedi e di Erdemir. Soprattutto si intende capire che produzione pensano di effettuare, con quale occupazione, e se, e in che misura, abbracceranno la riconversione, seppure parziale, dell'Ilva attraverso il gas al posto del coke e del preridotto di ferro in alternativa al minerale. Un'opzione che vede schierati favorevolmente la Regione Puglia e i sindacati, convinti che da qui passi l'ulteriore, importante abbattimento delle emissioni inquinanti, e che certo non dispiace al Governo.

Opzione che però vede contraria Arcelor Mittal che, in tandem con Marcegaglia, è l'altro forte competitor in campo per l'Ilva. Arcelor Mittal ritiene infatti che solo l'attuale ciclo integrale, ovviamente ristrutturato con nuove tecnologie e messo a norma ambientalmente, possa permettere al siderurgico di Taranto di fare acciaio di alta qualità spendibile sul mercato. Arcelor Mittal ha già svelato i suoi piani: 6 milioni di tonnellate di produzione annua di acciaio e tre altiforni in marcia. Questo come base di partenza in attesa di vedere come va il mercato. Solo che 6 milioni di tonnellate e tre altiforni sembrano davvero poco compatibili con un'occupazione diretta che solo a Taranto è di 11mila unità, per cui questo numero è destinato a scendere, di quanto non si sa ancora bene ma scenderà. D'altra parte, nella presentazione al Senato i manager di Arcelor Mittal hanno già detto che «Ilva continua ad operare con la struttura dei costi di un produttore da 9 milioni di tonnellate annue» e che «i costi fissi non sono stati riallineati con l'attuale livello di produzione».

Arcelor Mittal, nel dichiarare di voler acquisire tutti gli asset dell'Ilva (insieme alla capogruppo vanno sul mercato altre sette società partecipate, anch'esse in amministrazione straordinaria), si impegna sì a «mantenere il livello di occupazione» ma legandolo, puntualizza subito, «ai livelli delle buone pratiche industriali».

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