Dire formazione significa, anche, dire produttività e parlare di un tema che ormai è definitivamente uscito dalle scuole e dall’università ed è entrato dentro le aziende perché «accrescere la produttività produce effetti benefici all’occupazione e l’occupazione non si accresce con formule magiche, ma con interventi chiari anche sulla legislazione del lavoro e sulla formazione, a tutti i livelli». Dal presidente della Federazione gomma plastica, Filippo Bettini, ieri, in occasione dell’assemblea annuale, è arrivato un invito a riportare al centro un tema troppo spesso rimandato all’anno successivo.
Apprezzamento è stato espresso per la legge 107 del 2015 sulla buona scuola che ha sancito il concetto dell’alternanza scuola-lavoro attraverso la realizzazione di percorsi formativi attuati in rapporto di convenzioni con imprese, o con le rispettive associazioni di rappresentanza. A questo proposito, racconta il presidente Bettini, sono state avviate «partnership con istituti tecnici e professionali finalizzate allo sviluppo delle competenze richieste dalle imprese». E del resto quando si parla di produttività si affronta un tema che «riguarda l’interno delle fabbriche, ma anche l’esterno - osserva il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia -. Ci sono due elementi essenziali. La questione fiscale sul costo del lavoro: dobbiamo rendere strutturali le misure a favore dell’occupazione dei giovani. E poi il nodo produttività che è uno dei nodi del deficit di competitività del paese. Il secondo livello di contrattazione è la strada su cui bisogna convergere».
Le parole del presidente di Confindustria hanno trovato una piena rappresentazione nella tavola rotonda a cui hanno partecipato tra gli altri il sottosegretario del ministero del lavoro Luigi Bobba, il rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone, insieme a esponenti della scuola (Lionella Favretto, dirigente scolastico ISS Natta di Rivoli), dell’università (Roberto Frassine, professore del dipartimento Giulio Natta del Politecnico di Milano), dell’impresa (Dario Gallina, amministratore delegato della Dott. Gallina srl) e un giovane (Marco Bottaro). «La formazione è nell’interesse del paese e la formazione tecnica è fondamentale in un paese manifatturiero», dice Boccia. Un paese, il nostro, dalle altissime potenzialità, che potrebbe primeggiare in Europa se venissero eliminati i gap di competitività sul costo dell’energia e del lavoro, per esempio.
La gomma plastica, con il 2015, sembra essersi lasciata alle spalle la fase della stagnazione. La produzione di prodotti termoplastici è cresciuta del 3% superando quota 5,5 milioni di tonnellate, mentre nel settore della gomma la produzione è cresciuta del 2% negli articoli tecnici e dell'11% nei pneumatici, avvicinandosi a quota 550mila tonnellate. Dati positivi «perché dopo un lungo periodo di stagnazione della domanda si vedono i primi segnali di ripresa», sottolinea Bettini, con la produzione che è tornata sopra i livelli del 2012. Essendo quelle della gomma plastica imprese trasformatrici che hanno nell’export il naturale mercato di sbocco i segnali internazionali non possono essere trascurati. Negli Stati Uniti la crescita prosegue anche se con qualche incertezza, mentre in Europa c’è l’incognita Brexit che «potrà potenzialmente produrre un danno, in termini di riduzione della crescita del pil dell’unione europea, compreso fra lo 0,1 e lo 0,25% annuo per dieci anni», continua Bettini. In tutto questo, si aggiunga poi che non è dalle economie emergenti che ci si debbono aspettare segnali di crescita.
Cassa integrazione - numero ore integrate* | ||
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Impiegati | Operai | |
Pneumatici | 7.9 | 121.9 |
Cavi elettrici | 26.0 | 59.7 |
Articoli in gomma | 21.4 | 47.8 |
Settore | 17.4 | 65.3 |
Articoli in plastica | 18.4 | 50.7 |
*Ore medie pro-capite annue |
Dallo scenario Bettini arriva dritto al tema della formazione e dell’occupazione. I contratti restano però per lo più a tempo indeterminato: tra full e part time sono circa il 97%. Nel 2015 il rinnovo del contratto nazionale del settore ha fatto emergere per l’ennesima volta il tema dell’assenteismo che è tuttora da affrontare e le esigenze di maggiore flessibilità delle imprese. Il contratto si è chiuso pochi giorni dopo la sua naturale scadenza e dato il clima generale «non potevamo esporre per una seconda volta le aziende ad agitazioni di varia natura che, come sappiamo, incidono negativamente sulla produttività», spiega Bettini. Comunque per il 2016 le imprese sono state sollevate da oneri economici, è stato abolito il pagamento di una ex festività ed è stato fatto un intervento sul salario di riferimento, che farà sentire i suoi effetti nel prossimo triennio. Al 2018, poi, sono stati rinviati alcuni oneri di welfare ed è stato previsto un meccanismo annuale di verifica degli aumenti salariali per evitare i conguagli che bloccano i negoziati prima ancora del loro inizio.
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