Economia

Lamborghini lancia negli Usa il laboratorio futuristico per il carbonio

  • Abbonati
  • Accedi
innovazione

Lamborghini lancia negli Usa il laboratorio futuristico per il carbonio

Il 2016 è l’anno di Lamborghini. Il marchio bolognese ha festeggiato i 50 anni della Miura, ha presentato, appena dieci giorni fa a Los Angeles, il nuovo modello Centenario, in produzione limitata a 40 esemplari e ieri qui a Seattle, nel cuore dell’innovazione aerospaziale, ha inaugurato l’Advanced Composite Structure Laboratory (Acsl), un nuovo laboratorio di analisi per la lavorazione del carbonio. Il materiale è fondamentale per le carrozzerie del futuro e consente all’azienda di focalizzare gli investimenti su un aspetto tecnologico centrale per la sua produzione.

Del resto futuro e innovazione tecnologica sono stati tratti distintivi che hanno permesso al marchio italiano di rivoluzionare il settore delle super sportive, creando auto sempre più leggere sin dall’inizio, da quando Ferruccio Lamborghini entrò nel settore nel 1963.

Proprio puntando sull’aerospaziale, il laboratorio di Seattle è nato nel 2009 in collaborazione con Boeing, è stato poi trasferito all’interno della Washington State University e da ieri, nella terra che ha dato i natali a Microsoft e a molte altre realtà che hanno rivoluzionato il nostro tempo, è diventato uno spin-off indipendente.

«Siamo stati i primi a studiare l’impiego del carbonio nella produzione di auto di serie, grazie a una collaborazione con Boeing. Oggi, dopo oltre 30 anni da quando abbiamo iniziato, facciamo un importante passo all’interno di uno dei nostri principali mercati», ha detto al Sole 24 Ore Stefano Domenicali, che dal 15 marzo scorso è il nuovo amministratore delegato della casa automobilistica. Che gli Stati Uniti siano il mercato più importante del mondo per Lamborghini lo dicono le vendite: 1.200 vetture vendute nel 2015. Oltre un un terzo delle 3.245 auto che il gruppo di Sant’Agata Bolognese mette sul mercato, con altre presenze forti in Asia e Medio Oriente.

Il laboratorio si trova a pochi chilometri a nord del centro di Seattle, in una zona verdissima e collinare. Entrando, dopo una galleria in cui sono in mostra tutti i successi nella storia del marchio, si arriva nel luogo in cui la società sperimenta il futuro. Un laboratorio alchemico in cui il carbonio viene studiato in tutti i suoi dettagli da un team di giovani guidato da Paolo Feraboli. «Ci troviamo all’interno di un centro fondamentale per Lamborghini, visto che l’abilità di sfruttare questo materiale ci fornisce un vantaggio competitivo sugli altri produttori», ha detto Maurizio Reggiani, direttore di ricerca e sviluppo Lamborghini. Tra i test più spettacolari condotti c’è quello del proiettile, in cui un frammento di metallo viene sparato attraverso un tubo alla velocità di centinaia di chilometri orari su una lastra di alluminio e di carbonio. E ancora quello in cui si simula una scossa della potenza di un fulmine, per valutare gli effetti che provoca sul materiale.

Ma come dicevamo, il 2016 è un anno importante per il gruppo controllato da Volkswagen che ha appena inaugurato il museo di Sant’Agata Bolognese e si prepara ad ampliare la sua area produttiva del 50%, passando da 80.000 a 150.000 metri quadrati, per far spazio al Suv Urus che arriverà sul mercato dal 2017. «Il Suv cambia il quadro di Lamborghini, visto che dovremo raddoppiare i nostro volumi nei prossimi cinque anni. Entriamo in un segmento affollato e molto importante», ha continuato Domenicali che ha delineato le caratteristiche del cliente Lamborghini: «Giovani tra i 35 e i 45 anni, con un forte personalità e che spesso appartengono al mondo della startup», ha detto Domenicali. Un cliente che guarda al futuro anche se con Lamborghini si tratta di un tema molto difficile visto che il gruppo da sempre anticipa le mode e le innovazioni, impiegando materiali e tecniche impensabili nel presente.

Progetti per prossimi anni? «Consolidare il marchio senza rincorrere i numeri», ha continuato Domenicali, che ha parlato di un altro servizio che dà un tratto distintivo a Lamborghini: i flight doctor, esperti che in meno di quattro giorni possono arrivare in qualunque posto al mondo per valutare i danni su un telaio al carbonio. E poi c’è il nodo Formula 1, un ambiente molto caro a Domenicali che tra il 2008 e il 2014 ha guidato il team della Ferrari. «Siamo focalizzati su altre tematiche e non abbiamo la priorità e la forza economica per investire in Formula 1», ha ribadito.

Restando nel mondo delle possibilità, anche parlando di auto elettriche Domenicali ha aggiunto che si tratta di un tema di priorità assoluta per i costruttori, ma che per ora non esistono le tecnologie necessarie per creare una sportiva di questo genere. Quanto tempo ci vorrà? «Ne riparleremo dopo il 2024”, ricorda l’a.d, che lascia comunque una porta aperta all’innovazione. “Non possiamo pensare che il mercato sia fermo, per questo dobbiamo essere molto flessibili e seguire il nostro Dna, che da sempre guarda al domani».

© Riproduzione riservata