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Enea: «Bonus efficienza senza spese iniziali»

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Enea: «Bonus efficienza senza spese iniziali»

Centro ricerche Enea (Contrasto)
Centro ricerche Enea (Contrasto)

La volenterosa corsa all'efficienza energetica dell'Italia può regalare ben di più, avverte l'Enea nel suo rapporto annuale. Non disprezzabili i risultati ottenuti con i 28 miliardi di euro investiti tra il 2007 il 2015 dalle famiglie per la riqualificazione anti-sprechi delle abitazioni. Ma il meccanismo va riformato. O meglio, esteso anche a chi non ha la capacità economica di investire somme comunque rilevanti in cambio di un ritorno sicuramente consistente ma lontano negli anni. Ed ecco la proposta dell'Enea: un bonus per la riqualificazione energetica dedicato soprattutto ai lavori condominiali e alle famiglie meno abbienti, garantito da un fondo pubblico.

La parola al Governo
Il meccanismo dovrebbe andare ben oltre l'attuale beneficio fiscale spalmato sui 10 anni, mobilitando il mondo della finanza e le Esco (le agenzie di consulenza e validazione degli interventi) per creare una nuova modalità di finanziamento che azzeri i costi iniziali per i beneficiari con un meccanismo di cessione al finanziatore di parte dei benefici economici ottenuti con il taglio dei consumi. “Abbiamo fatto una proposta tecnica, che prende le mosse da quello che ha funzionato ma soprattutto da quello che non ha funzionato. Il governo la sta valutando” fa sapere il presidente dell'Enea Federico Testa.
Il criterio guida è quello della “deep renovation” ovvero della riqualificazione integrata di interi edifici “con prospettive di risparmio che superano il 40% ma possono arrivare al doppio”. “Con gli attuali bonus del 65% per la ristrutturazione l'efficienza energetica - spiega Testa - sono stati fatti passi importanti che però hanno coinvolto solo alcuni tipi di intervento, ad esempio sulle finestre e sulle caldaie a condensazione, e sono stati dedicati solo ad appartamenti o villette singole”.

Il “polmone” finanziario
Rimane uno spazio enorme, dai palazzi della burocrazia alle scuole, dall'edilizia popolare agli appartamenti in condominio degli anni 50 e 60. Di qui l'idea di un nuovo fondo pubblico che potrebbe coinvolgere la Cassa depositi e prestiti garantendo immediati risparmi ai singoli condomini “anche trasformando il meccanismo della detrazione in un credito d'imposta, sempre che la politica giudichi percorribile questa soluzione”.
Un passo - è stato sottolineato nella presentazione del rapporto Enea - che potrebbe consolidare la nostra non disprezzabile posizione tra i paesi industrializzati nell'uso efficiente dell'energia, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi internazionali per la transizione verso un'economia verde e la lotta ai cambiamenti climatici. Grazie le politiche di settore e le buone prerogative tecnologiche della filiera italiana degli apparati delle soluzioni energetiche il nostro paese può già vantare un livello di intensità energetica (la quantità di energia usata in rapporto al Pil) inferiore del 18% rispetto alla media Ue, con un risparmio stimato di 10 milioni di Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) ogni anno, evitando 26 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica e tagliando di 3 miliardi di euro le spese per importare prodotti fossili.

Nuove opportunità
L'ampliamento della platea dei cittadini in grado di attivare opere anti-sprechi nelle abitazioni può contribuire ulteriormente a consolidare la nostra non disprezzabile posizione sul fronte dell'efficienza, con positivi riflessi su altri importanti fattori di sviluppo. Nel nostro paese – insiste l'Enea - esiste infatti “un ampio bacino di potenziali investimenti rappresentato principalmente dall'edilizia degli anni '60 e '70, particolarmente poco efficiente dal punto di vista energetico”, che rappresentano “una percentuale minima” del totale delle attività ora incentivate. Di questi edifici “quasi il 70% è stato costruito prima del 1976, anno in cui venne emanata la prima norma sull'efficienza energetica nell'edilizia”. “Attivare questo settore di intervento è di cruciale importanza non solo per i riflessi energetici ed ambientali ma perché rappresenta uno dei pochi ambiti realisticamente disponibili per rilanciare l'attività nel settore dell'edilizia, a sua volta essenziale per la crescita del PIL; non è infatti più perseguibile in Italia una strategia di sviluppo che comporti un rilevante consumo del suolo”.

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