Economia

La deflazione imbavaglia i consumi

  • Abbonati
  • Accedi
congiuntura

La deflazione imbavaglia i consumi

(Fotogramma)
(Fotogramma)

La ripresa continua ad essere debole, non si allontana il rischio di un prolungato periodo di deflazione mentre all’orizzonte si profila la flebile speranza di un rincaro dei prezzi al consumo. A portarla sono le quotazioni del greggio, con il Wti passato dai 27 dollari di gennaio ai 47,4 di venerdì. Certo il momento di bonaccia dei prezzi continua e per sperare di ritornare a vedere un bagliore d’inflazione di un certo livello, intorno al punto percentuale, si dovranno attendere ancora 6-8 mesi.

Solo nel primo trimestre 2017 potrebbe manifestarsi quell’atteso rincaro dei prezzi spinto anche dal petrolio sui 60 dollari, questa è la quotazione attesa dagli analisti, che avrà in non facile compito di rimettere in moto i consumi degli italiani magari sull’onda dello slogan «compra oggi quello che domani costerà un po’ di più». Sono questi alcuni elementi chiave delle previsioni per i prossimi mesi che emergono da uno studio realizzato da Ref Ricerche sull’inflazione italiana nel più ampio contesto congiunturale nazionale.

CONSUNTIVI E PREVISIONI
Variazioni % dei prezzi al consumo. * Previsioni **Include le tariffe energetiche (en. elettrica, gas e altri) ***Esclude le tariffe energetiche (en. elettrica, gas e altri) (Fonte: elaborazioni Ref Ricerche su dati Istat Nic)

Da venerdì lo scenario è stato reso ancora più complicato dalla Brexit che ha scatenato il panic selling nelle borse. «Oggi pesa l’incertezza sulle prospettive dell’economia britannica e di quella europea, con sterlina ed euro in calo nei confronti del dollaro che si sta apprezzando - premette Fulvio Bersanetti, economista di Ref Ricerche -. Per la seconda metà dell’anno comunque i fondamentali puntano su un recupero del greggio e delle altre materie prime».

Per il momento si continua a fare i conti con la flessione delle materie prime che solo negli ultimi mesi si è stabilizzata. Nel brevissimo termine i prezzi delle commodities industiali non si dovrebbero rafforzare. Nel caso delle materie prime alimentari, in particolare, a primavera hanno segnato un +1% ma per i prossimi mesi non sono previste fiammate dei listini.

«Nella seconda parte dell’anno si vedrà un riassorbimento dei passati ribassi dell’energia con contenuti aumenti dei prezzi - aggiunge Bersanetti -. Ritengo che l’inflazione resterà su livelli inferiori all’1% anche nel medio termine alla luce l’impostazione data al rinnovo del contratto di lavoro nell’industria metalmeccanica».

Una premessa che anticipa un’estate all’insegna di un probabile aumento dei prezzi, con una forchetta tra lo 0,2 e lo 0,5%. Poco, praticamente nulla. I consumi rialzano debolmente la testa grazie al recupero del reddito disponibile reale da parte delle famiglie, conseguenza di quel allentamento minimo della pressione fiscale. «È l’effetto della politica di bilancio che nel biennio 2014-2015 ha assunto una intonazione neutrale con interventi che hanno portato a sgravi contributivi, l’abolizione dell’Irap e il bonus degli 80 euro» ricorda l’economista. C’è poi il leggero miglioramento nel dato dell’occupazione. Ad aprile secondo l’Istat la crescita è stata dello 0,2% mentre gli inattivi sono calati di 113mila unità (-0,8%).

Le imprese invece sono ritornare ad investire grazie al super ammortamento e in un prossimo futuro grazie alle nuove opportunità che arriveranno con il contributo del Fondo europeo per gli investimenti: un ulteriore stimolo che nelle intenzione agevolerà i progetti di rinnovo di macchinari e beni strumentali.

Quello che manca è l’effetto export: su questo fronte non solo non si vedono spazi di miglioramento ma da venerdì le imprese hanno iniziato ad interrogarsi sui possibili contraccolpi portati della Brexit. «Il Regno Unito è un mercato importante per due settori centrali del manifatturiero friulano: il legno-arredo e la meccanica» ha detto Matteo Tonon, presidente di Confindustria Udine.

Il ciclo deflattivo, secondo le previsioni di Ref Ricerche, è destinato a continuare quanto meno per i prossimi mesi, passando dal -0,3% di maggio a quota zero ed inseguendo l’obiettivo di arrivare a valori che resteranno al di sotto del punto percentuale per il prossimo anno.

Si continua a scontare una ripresa debole, ciclo che continua a caratterizzare gli ultimi trimestri dell’economia nazionale. La quota di consumi delle famiglie ha premiato soprattutto i beni durevoli con l’auto che è diventata un vero e proprio best seller. A maggio le immatricolazioni sono aumentate del 28% rispetto al maggio 2015. Altra voce di spesa che beneficia della mini ripresa è quella dei servizi legati al turismo. Per le altre voci continua invece la calma piatta.

© Riproduzione riservata