Economia

Boccia: rappresentanza, si apre una stagione di coraggio

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la questione industriale

Boccia: rappresentanza, si apre una stagione di coraggio

«Confindustria deve avere un’anima politica, equidistante dai partiti, per questo intende la rappresentanza in senso alto, come ponte tra gli interessi dell’industria e quelli del Paese». Parole di Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria. Le ha detto all’Unione industriale di Torino al convegno dedicato alla “rappresentanza d’impresa” in occasione dei 110 anni di vita dell’associazione degli imprenditori subalpini.

«Si apre una stagione di coraggio - incalza Boccia -. La nostra linea è chiara, la questione industriale si gioca sui fattori di sviluppo e di competitivita. E ne dobbiamo ragionare con senso civico e di cittadinanza. Il nodo produttività (dal fisco all’energia) riguarda tutti, noi imprenditori e sindacati».

È intervenuto anche Tommaso Nannicini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: «Su rappresentanza e contrattazione è importante l’autonomia delle parti sociali, ma questo non significa che non possiamo legiferare sul punto in quanto c’è un interesse collettivo di mezzo. Serve un cambio di passo salvaguardando i corpi intermedi. Vanno trovate forme di flessibilità e di sperimentazione. Ma vanno chiariti prima obiettivi e cardini della questione. È importante spostare il baricentro sulla contrattazione di secondo livello, come strumento ma non come dogma, con l’obiettivo di far crescere la produttività. Sapendo che non si può trasferire il rischio d’impresa sui salari dei lavoratori».

Il dibattito è stato preceduto da una relazione del presidente del Censis Giuseppe De Rita. Secondo l’imprenditore Maurizio Marchesini, presidente di Confindustria Emilia Romagna, «la contrattazione va lasciata alle parti sociali, spero proprio che non vi sia una legge». Per Marchesini, restando la contrattazione di Federmeccanica il punto di riferimento, «il focus deve restare la produttività; i criteri e i parametri, nelle piccole aziende, dovranno essere scelti sui territori, come accaduto a Treviso; siamo all’ultimo miglio, speriamo che vi sia l’impegno di tutti, anche del Governo nel defiscalizzare pesantemente i premi di produttività».

L’importante - ecco la provocazione di Nicola Ciniero - «è non piangerci addosso, l’Italia ha un know how invidiabile, per questo insisto di continuo perché Ibm investa nel nostro Paese, come ha fatto recentemente con il data center in Lombardia, 50 milioni che faremo fruttare; certo servono semplificazione ed efficacia nella rappresentanza, sennò tutto diventa più difficile».

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