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Christo e i Floating Piers: «Io, in coda alle 5 del mattino per…

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turismo & arte: il racconto

Christo e i Floating Piers: «Io, in coda alle 5 del mattino per camminare sulle acque del lago d’Iseo»

L’imperativo è categorico: devo andare a vedere i Floating Piers. È un dovere più che un piacere. Da sebino-franciacortino ne faccio una questione morale. Il problema è che non ne ho voglia. La folla mi spaventa e per evitare code, consapevole che l’opera di domenica sarà presa d’assalto, decido di alzarmi alle 4 del mattino: calerò sul lago dall’alto percorrendo la via valeriana, 3,5 km spettacolari a piedi, in mezzo agli ulivi, con gli occhi sempre puntati sulla lingua arancione in mezzo al lago blu.

Ma già alle 5, mentre fatico a trovare un parcheggio a Pilzone, inizio a vacillare: mentre la luce del sole lentamente inizia a farsi largo, centinaia di persone hanno già preso possesso di marciapiedi e strade e stanno lentamente e festosamente procedendo verso il lago. Il popolo di Christo. L’istantanea ha qualcosa di salvifico, messianico. Devo lasciare l’auto a 6 chilometri dalla meta. L’alba e lo stato di semicoscienza che non mi ha ancora abbandonato per il brusco risveglio contribuiscono a creare un effetto ipnotico. Non sono sicuro di ricordare la strada ma mi abbandono inerme alla folla: non la temo più, la abbraccio, certo che mi condurrà alla meta.

Dall’alto vedo già la passerella brulicare di pellegrini, “lemmings”, come qualcuno li ha definiti sprezzante. Ma qui non c’è nessuna vocazione al suicidio. È un rito collettivo, un gesto zen, una chiamata alle armi. Il resto passa in secondo piano. Alle 6 sono a Sulzano, in mezzo a migliaia di persone, e ancora non sono arrivati navette o treni. Fluttuare sul pontile non è così emozionante come dicono e Peschiera Maraglio sembra brutta, sporca, deturpata da quello straccio giallo.

Non credo di avere capito l’arte di Christo, ma ho capito quanto sia impagabile potere piantare i piedi in mezzo al lago, dare le spalle all’isola e ammirare la costa bresciana. E mi sorprendo a pensare a quando potrò raccontare a mio figlio, magari proprio sul traghetto in un sabato di sole, già pregustando un piatto di sardine e coregone: lo sai che una volta a Montisola ci sono andato con i miei piedi?

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