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Cresce l’export del distretto di Sassuolo, ma restano lontani i…

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Cresce l’export del distretto di Sassuolo, ma restano lontani i livelli pre-crisi

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Con 791,8 milioni di esportazioni nel primo trimestre di quest’anno (l’11,2% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso) il distretto della ceramica di Sassuolo è quello che, secondo il Monitor Distretti di Intesa-Sanpaolo, ha registrato la crescita di vendite all’estero più significativa nell’ultimo anno.

Tradizionalmente vocate all’export, le imprese italiane italiano della ceramica, nel loro complesso, vendono all’estero circa l’82% della propria produzione, e mentre il mercato italiano ha dato segnali di recupero soltanto nell’ultimo anno, l’export era ripartito già nel 2009, raggiungendo nel 2015 i 4,3 miliardi, su 5,1 di ricavi complessivi. Non fa eccezione il distretto di Sassuolo-Scandiano, che dell’intero comparto rappresenta circa l’84%, con un fatturato di 4,2 miliardi di euro (in crescita del 4% rispetto al 2014) e 14.700 addetti diretti (sugli oltre 19mila dell’intero comparto nazionale).

Un segnale certo confortante per le imprese anche se, ammette il presidente di Confindustria Ceramica Vittorio Borelli, non basta a riportare il distretto, e il comparto nazionale nel suo complesso, ai livelli di esportazioni pre-crisi. «Ci mancano ancora 500 milioni: abbiamo perso oltre il 20% in questi anni – spiega Borelli –. Certo meno di quanto perso sul mercato interno, che si è dimezzato, ma c’è ancora molto da lavorare».

Sul fronte dell’innovazione, innanzitutto, visto che la competitività internazionale delle piastrelle italiane nel mondo si gioca soprattutto sul piano della qualità. Non a caso, i mercati che hanno trainato le esportazioni del distretto nel 2015 sono soprattutto i mercati maturi, dagli Stati Uniti alla Germania (primo acquirente di piastrelle made in Italy e made in Sassuolo) e più in generale l’Unione europea. Preoccupa infatti l’scita della Gran Bretagna dalla Ue anche se, riflette Borelli, questo mercato vale appena il 2% delle esportazioni e l’impatto negativo dovrebbe assorbirsi nel lungo periodo. Pesa invece molto, come per gli altri distretti produttivi italiani, il calo della Russia, zavorrata da sanzioni, crollo del petrolio e del rublo. «Era un mercato che stava diventando per noi molto importante – spiega Borelli – e purtroppo non si sta riprendendo». L’export del distretto e del comparto nel suo complesso ha continuato a dare segnali di vivacità anche nei primi mesi del 2016. Le incognite sullo scacchiere internazionale sono tuttavia troppe per fare delle previsioni.

Sul fronte innovazione, aggiunge il presidente di Confindustria Ceramica, le aziende italiane stanno facendo molto, come dimostra il dato sugli investimenti, che nel 2015 hanno raggiunto i 315 milioni (il 6,9% dei ricavi), con una crescita del 22,7% rispetto al 2014. Per aumentare la competitività sui mercati esteri restano però aperte partite decisive, da giocarsi a Roma e Bruxelles: quelle per misure fiscali che stimolino la produttività (riducendo costo del lavoro e dell’energia) e quelle per la riconferma dei dazi antidumping verso i prodotti cinesi e per l’ottenimento dell’etichetta “made in”.

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