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Macchinari in ripresa sul mercato italiano

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le sfide dell’industria

Macchinari in ripresa sul mercato italiano

(Imagoeconomica)
(Imagoeconomica)

Il dato più interessante è forse quello meno roboante in termini assoluti. Sarà perché il settore dei beni strumentali in fondo ci ha abituato “bene”, ma il triplice record per avanzo commerciale, valore di export e produzione complessiva dell’area Federmacchine colpisce meno rispetto alla ripresa confortante del mercato interno. Visibile nel 2015, con una crescita delle consegne nazionali del 4,9% dopo il +10% dell’anno precedente, ma presente anche in questa prima parte del 2016, con ordini interni in progresso a doppia cifra per più di un’associazione. Il momento, per l’impiantistica tricolore, pare decisamente favorevole.

«L’avanzo commerciale – ricorda il presidente di Federmacchine Sandro Salmoiraghi – allargato all’intera area di macchinari e attrezzature sfiora i 50 miliardi di euro e rappresenta il maggior contributo settoriale al dato complessivo nazionale. Eppure, il vessillo del made in Italy è sventolato da altri settori, come moda, legno-arredo, alimentare. Ma senza togliere meriti a questi, è la meccanica che stravince».

IL COMPARTO
Valori del settore nel 2015 (dati in mlrd di euro) e var % sul 2014

Con un peso del 2,3% sul Pil e del 6,6% sull’export complessivo, l’area vasta che spazia dalle macchine utensili al meccanotessile, dal packaging al vetro, dal legno alla grafica, rappresenta una delle punte di diamante dell’industria nazionale. Capace di superare negli anni lo shock della caduta del mercato interno trovando nuovi spazi oltreconfine e trovando mercati di sbocco anche nelle aree più remote. Il che, ancora una volta, ripropone il tema della stazza aziendale. «Oggi - osserva Salmoiraghi - siamo tutti convinti che piccolo non sia poi così bello, forse è debole e un percorso deve essere intrapreso. Vendere a 10mila chilometri impone scelte ed organizzazioni complesse».

La novità per il settore è però la ritrovata tonicità della domanda nazionale, con un’inversione di rotta che pare proseguire anche nella prima parte del 2016, sulla scia degli incentivi varati dal Governo.

«La Sabatini-bis – spiega il presidente Salmoiraghi – è un provvedimento ottimo non solo perché favorisce la ripresa dell’attività dei costruttori ma perché è una di quelle misure che contribuisce al mantenimento della competitività della manifattura nel Paese».

Utilissimo è anche definito il superammortamento, che il presidente di Federmacchine chiede di rendere semi-strutturale, prolungandone cioè l’efficacia fino a che la ripresa del mercato interno non si sarà stabilizzata.

«Guardando i vostri numeri – aggiunge il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia intervenendo davanti agli imprenditori del settore – si vede che le imprese non hanno solo “resistito” ma hanno reagito: chi si limita a resistere ha già perso. E il risultato in Italia, guardando agli effetti del Jobs Act sul mercato del lavoro e all’impatto di Sabatini-bis e superammortamento, dimostra che se facciamo politica con strumenti selettivi il sistema reagisce».

Domanda interna che tuttavia per Sandro Salmoiraghi dovrà essere alimentata in modo strutturale e sistematico, incentivando in modo adeguato una grande stagione di rinnovo dei macchinari obsoleti, con un’anzianità media degli impianti cresciuta di molto in Italia dopo lunghi anni di riduzione degli investimenti.

Le potenzialità dei nuovi macchinari in termini di precisione, qualità, velocità ed efficienza, ricorda il presidente di Federmacchine, non sono paragonabili a ciò che si poteva realizzare 20 anni fa e uno stop prolungato dell’aggiornamento degli impianti diventa così un handicap in termini competitivi per l’intero paese.

«In questi anni – ricorda Salmoiraghi – abbiamo fornito ai nostri clienti esteri macchinari sofisticati e moderni, mentre noi siamo rimasti con una struttura produttiva sulla via dell’obsolescenza. È ora di difenderci da coloro i quali da clienti si stanno trasformando in concorrenti».

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