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Dossier Portafogli ancora più efficienti

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    Dossier | N. 5 articoliRapporto Private Banking

    Portafogli ancora più efficienti

    Più fondi per tutti. È quanto emerge dall’inchiesta condotta dal Sole 24 Ore tra le principali private bank italiane. La percentuale di fondi nei portafogli della clientela continua a crescere. «Nella nostra divisione, solo quest’anno stiamo assistendo a un incremento dell’8% sull’anno scorso», conferma Alessandro Denti, responsabile del Private banking Credem. Per la divisione di Private banking & Wealth management del gruppo Cariparma Crédit Agricole, invece, l’aumento è minore (+4%), «ma conferma l’elevato presidio consulenziale offerto alla clientela», spiega il responsabile Paolo Contini. Merito della capacità di diversificazione dei fondi. «Un portafoglio ben diversificato deve essere ripartito tra diverse classi di attivo con andamenti poco correlati fra loro, consentendo la riduzione del rischio», commenta Sandra Marchese, coordinatrice advisory desk Bnl-Bnp Paribas Private banking. Attualmente i clienti private del gruppo hanno in fondi circa il 20% del loro patrimonio.

    Sempre più fondi

    Per altri operatori il peso dei fondi nei portafogli sale ulteriormente. «Le soluzioni di risparmio gestito hanno un peso sempre più rilevante nei portafogli dei clienti private e family office di Banca Mps, oggi quasi al 50% degli asset complessivi», commenta Eugenio Periti, responsabile area Private banking di Banca MPS. Mentre nel caso di Nextam Partners, l’a.d. Carlo Gentili segnala che il peso dei mutual funds è addirittura «del 60-70%, una quota stabile rispetto al 2015». Anche nei portafogli di Kairos, i fondi «pesano in misura mediamente superiore al 50% con un bilanciamento tra fondi della casa e fondi di terze parti», spiega Livio Dalle, responsabile delle gestioni patrimoniali. Rispetto al 2015, nel primo trimestre la quota all’interno delle gestioni è rimasta invariata «anche se è stato realizzato un intenso turnover tra i fondi e la composizione di portafoglio è variata sostanzialmente sia tra le diverse asset class sia in termini regionali e settoriali», aggiunge Dalle. «Nei portafogli della clientela con un patrimonio superiore a 500mila euro, i fondi di casa e di terzi pesano oggi per circa il 55% - commenta Paolo Martini, co-direttore generale di Azimut Holding –. Sono prodotti che rappresentano uno strumento ottimale di diversificazione e di gestione del rischio per tutte le categorie di investitori». Anche Denti di Credem conferma la forte vocazione per i prodotti gestiti: «Fondi e Sicav sono ampiamente utilizzati nella costruzione delle proposte di portafoglio, potendo scegliere in un’articolata gamma, tra quanto offerto dalla nostra Sgr, ma anche da 20 asset manager di respiro internazionale in collocamento diretto e oltre 60 all’interno delle nostre piattaforme assicurative».

    Tra architettura aperta e consulenza

    Sull’architettura aperta punta anche Cariparma Crédit Agricole. «Una filosofia che abbracciamo nell’ottica di affiancare e supportare il cliente nelle scelte d’investimento – sottolinea Contini –. L’approccio consulenziale si basa sulla costruzione del portafoglio complessivo declinando cinque driver: diversificazione, personalizzazione, dinamismo, flessibilità e controllo del rischio. Per meglio affrontare i mercati e l’elevata volatilità, riteniamo che l’impostazione più corretta sia di indirizzare il cliente verso soluzioni d’investimento deleganti e ad alto contenuto consulenziale». Una visione condivisa da Banca del Fucino: «Da una quota del 35% di prodotti di risparmio gestito quest’anno siamo arrivati al 49-50%, tra fondi e comparti di Sicav», sottolinea Salvatore Pignataro, responsabile divisione Private banking. Una scelta «dovuta sia alle sfide del mercato, sia per la scelta di puntare sulla consulenza fee only; abbiamo 25 convenzioni con le principali case; non abbiamo prodotti captive, quindi abbiamo le mani libere», aggiunge Pignataro. Nel caso di Nextam Partners, invece, i fondi in portafoglio sono della casa: «Siamo una boutique, agiamo da gestori e non da collocatori e inserire nostri fondi nelle gestioni ci serve per massimizzare la diversificazione nel seguire le esigenze del cliente», spiega Gentili. Il prodotto più utilizzato, aggiunge, «è un nostro fondo obbligazionario income fund, che replica una parte di componente obbligazionaria conservativa e ha una funzione opportunista nei portafogli», aggiunge Gentili.

    La flessibilità

    Sempre in tema di prodotti, Periti di Mps afferma che «la componente obbligazionaria, sia governativa sia corporate, è quella più presente. In questa fase di mercato, inoltre, lo stile e le strategie di gestione con maggiore diffusione sono quelle dei prodotti flessibili o ad ampia delega, dove il portfolio manager ha vincoli meno stringenti rispetto a un benchmark predefinito», aggiunge Periti. Marchese sottolinea che anche tra i clienti di Bnl-Bnp trovano particolare favore i prodotti flessibili e gli alternativi. Nella prima categoria, «i prodotti multi-asset con una gestione flessibile, discrezionale e attiva offrono una diversificazione in grado di catturare opportunità indipendentemente da evoluzione dei tassi e fasi di mercato». Mentre nel caso degli alternativi, si segnalano i fondi Newcits, o liquid alternatives, fondi Ucits a gestione alternativa che usano tecniche tipiche degli hedge fund. Anche la divisione private di Cariparma Crédit Agricole registra un aumento del peso relativo di fondi/sicav con approccio flessibile e multiasset, «in coerenza con la view strategica complessiva declinata sui portafogli», chiosa Contini. Azimut, oltre alle gestioni patrimoniali in titoli e alle polizze Az Lige, punta sui fondi con focus sul mondo delle asset class alternative, «oggi più che mai importanti per affrontare il contesto – fa notare Martini –; tra quest’ultimi, il fondo AZ Fund Cash Overnight e i fondi AZ Fund Hybrid Bonds e AZ Fund Arbitrage». Infine, Dalle di Kairos specifica che «il Kairos international Sicav - Bond in euro, fondo obbligazionario flessibile a bassa volatilità e a controllo attivo del rischio, nello scenario di aumento dell’avversione per le classi di rischio che stiamo vivendo da inizio 2016, ha costituito un pilastro della nostra asset allocation».

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