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Banda ultralarga ancora a rilento

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Banda ultralarga ancora a rilento

Un settore che nel 2015 ha visto una contrazione dei ricavi dell’1,5% a poco meno di 32 miliardi di euro, frutto di un -2,5% per la rete fissa (a 16 miliardi) e del -0,5% per la rete mobile (a 15,7 miliardi), in cui i prezzi per la prima volta dal 2011 sono tornati a salire e che con la presenza di nuovi entranti nel fisso (Enel Open Fiber) come nel mobile (la Iliad di Xavier Niel se dovesse andare in porto il merger fra Wind e 3 Italia) è alla ricerca di nuovi equilibri.

La fotografia del settore tlc emersa dalla Relazione annuale Agcom è quella di un settore comunque in grande trasformazione. L’entrata in scena di Enel Open Fiber non è un fattore trascurabile in un contesto di mercato in cui il soggetto “attuatore” delle politiche di miglioramento infrastrutturale nelle tlc è sempre stato Telecom Italia. Il presidente Agcom Angelo Cardani, nella sua relazione, non si sottrae al tema. «L’Autorità seguirà l’evoluzione delle vicende connesse», assicura Cardani, aggiungendo che «sarà rilevante la collaborazione con l’Autorità di settore, nonché la verifica dei possibili effetti concorrenziali nel caso di investimenti diretti della società nel settore tlc, anche in prospettiva della nuova analisi di mercato».

Una considerazione che è stata accompagnata dal commento favorevole del presidente di Telecom Giuseppe Recchi («Me ne compiaccio, le regole devono essere uguali per tutti») che si è anche detto soddisfatto per il passaggio della relazione sulla cosiddetta “equivalence”, vale a dire le condizioni di accesso della rete agli operatori alternativi, punto che nel tempo è stato il motore del contenzioso fra autorità e incumbent e fra l’ex monopolista e gli operatori alternativi. Telecom ha sottoposto e sta lavorando a un piano anticontenzioso presentato dal precedente ad Marco Patuano che ora nei mesi è stato implementato e sul quale sembra esserci una buona apertura da parte dell’Autorità. «È una conferma del percorso voluto da questo Cda per una pax regolatoria».

Dall’altra parte il presidente Agcom Cardani, solo un paio di pagine più avanti, in tema di servizio universale ha parlato di un’Autorità che vuole spingere il mercato a migliorare la qualità minima del servizio Internet per tutta la popolazione procedendo anche alla «promozione del passaggio alla fibra degli operatori co-locati nelle centrali di Telecom Italia e la definizione delle regole di switch off della rete legacy in rame e il passaggio alla fibra».

Tema sul quale si dibatte da tempo all’interno di un settore in cui comunque gli operatori hanno continuato a investire. La dote complessiva in infrastrutture mostra una crescita fra 2014 e 2015 superiore al 20% (+24% nel fisso), arrivando a sfiorare, nel 2015, un ammontare di 7,4 miliardi di euro. Investimenti crescenti, quindi, ma in un contesto in cui il 28% degli italiani si è tenuto lontano da internet e gli accessi a banda ultralarga (con velocità superiore ai 30 Mbps in download) sono passati dal 3,8% della popolazione del 2014 ad appena il 5,4 per cento.

Per quanto riguarda invece il quadro del mercato, in un anno hanno registrato un ulteriore calo i ricavi da telefonia vocale (-8%), mentre crescono quelli da servizi dati (+3,6%), a 5,37 miliardi, che superano ormai i servizi voce. Nella rete mobile si attesta al -0,6%: lontano ricordo dei cali degli anni precedenti. In questo quadro però c’è da fare i conti con la riduzione dei ricavi voce (-8%), a fronte di una crescita dei ricavi da servizi dati (+6,2%) e quelli da altri servizi (+5,5%). In salita invece i prezzi, che per anni sono stati in forte flessione e in controtendenza con l’indice generale, hanno ripreso a salire. Facendo 100 il prezzo del 2010, infatti, si vede come nel dicembre dello scorso anno il dato relativo alle tlc si attesti a 87,8, in rialzo di oltre un punto rispetto a 86,6 del dicembre del 2014. Andando a ritroso fino al 2011, l’indice dei prezzi delle tlc è sempre stato in calo: 87,1 nel 2013; 97 nel 2012 e 97,8 nel 2011.

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