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Ex Ansaldo Breda ritrova l’attivo con la cura Hitachi

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Ex Ansaldo Breda ritrova l’attivo con la cura Hitachi

(Ansa)
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Che i tempi stessero cambiando in quella che, fino a cinque mesi fa, era la vecchia AnsaldoBreda lo si intuiva. Adesso arrivano i primi dati a supporto di questo cambiamento: la nuova Hitachi Rail Italy chiude il bilancio 2015 con un attivo di 2,1 milioni, il primo dopo 15 anni in rosso.

Quella che è ormai la costola tricolore della conglomerata nipponica, grazie alla commessa affidatale da Trenitalia per la produzione di 300 treni doppio piano per il trasporto regionale, ha incamerato un backlog da 2,6 miliardi che arriva a sfiorare i 5 miliardi se all’accordo iniziale si somma l’opzione di ulteriori 2,3 miliardi. E guarda ai mercati esteri con aggressività: per il segmento metro si punta agli Usa con le imminenti gare di Baltimora e Atlanta, per il segmento regionale sempre con il format “Caravaggio” ai bandi di Israele, senza trascurare sul mercato domestico i movimenti che dovrebbero verificarsi a breve in casa Trenord. Ma andiamo con ordine.

I risultati chiusi al 31 marzo 2015, secondo l’anno fiscale giapponese, documentano i primi cinque mesi di attività del nuovo player dell’industria meccanico-ferroviaria italiana. E sono in larga parte positivi: il giro d’affari si attesta a quota 406 milioni, in linea con l’obiettivo di circa 800 milioni fissato nei 12 mesi. Il primo trimestre 2016 (aprile-giugno) ha fatto registrare un fatturato di 228 milioni. L’Ebit è positivo (0,5%) e dovrebbe salire al 4/5% entro il 2018, in linea con i principali competitor. Solo il dato del cash flow è negativo (-140 milioni) e qui si punta al pareggio per il 2017. I conti rendono testimonianza di un clima aziendale che, negli stabilimenti di Pistoia, Napoli e Reggio Calabria, dove lavorano complessivamente 2mila persone, è cambiato. Per dirne una: da tre anni l’azienda, che pure ha avuto in passato una storia piena di controversie, non paga penali nei confronti dei clienti.

«Già nel 2013, – spiega Maurizio Manfellotto, ceo di Hitachi Rail Italy – in seno alla vecchia AnsaldoBreda, si intravedevano i primi segnali di cambiamento». Non è un caso se Hitachi, che in una certa fase sembrava essersi defilato dal dossier, ebbe un ritorno di fiamma e l’anno scorso arrivò a formulare a Finmeccanica l’offerta vincolante per la vecchia Breda e il pacchetto di maggioranza di Ansaldo Sts. «Ci siamo rimboccati le maniche – prosegue Manfellotto – concentrando tutti i nostri sforzi sui programmi di punta. La commessa Trenitalia per l’Etr 1000, certo, ma anche le metro di Miami e Honolulu». Un’“espansione” all’estero che prosegue: «Gli Usa – aggiunge l’ad – ci interessano molto per quanto riguarda il segmento metro, così come l’Europa è interessante per il trasporto regionale». Ma far parte di un gruppo che è sinonimo di tecnologia come Hitachi rappresenta valore aggiunto quando ci si affaccia sui mercati internazionali? «Nessun dubbio a riguardo», secondo Luca D’Aquila, global deputy cfo di Hitachi Rail per il quale «l’azienda persegue ormai il modello “total quality” della casa madre giapponese. Sicurezza, qualità, certezza dei tempi di consegna e costi – conclude il manager - sono le linee direttrici del nostro business».
Twitter: @MrPriscus

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