C’era tutta la giunta insieme al sindaco Giuseppe Sala, durante l’incontro con il premier Matteo Renzi di ieri a Palazzo Marino. Presente anche il ministro all’Agricoltura Maurizio Martina, che ormai con l’Expo (per il quale ha avuto la delega) è diventato nei fatti il politico di collegamento tra il governo di Roma e l’amministrazione milanese. Per il primo ministro l’incontro - il primo da quanto Sala ha vinto alle amministrative - ha avuto in parte il sapore della campagna elettorale in vista del referendum costituzionale del prossimo autunno.
Ma, a detta di tutti a Palazzo Marino, è stato caratterizzato anche da un certo pragmatismo, con l’idea di un patto per Milano tra governo e amministrazione che verrà firmato a inizio settembre, e di cui già da ieri sono stati chiariti i temi. Dopo l’estate ci sarà un altro incontro, con le richieste di Milano messe nero su bianco. «A settembre tornerò e firmeremo il patto Milano-governo, per stabilire chi fa e che cosa, con che tempi e con quali certezze - ha dichiarato Renzi -. Milano può guidare l’Italia a recuperare il posto che gli spetta».
Sette le principali questioni sul tappeto, che in buona p arte riprendono anche i temi evocati da Sala durante la sua campagna elettorale. «Vogliamo che Milano sia una città modello in Italia, per questo prima lavoriamo noi e poi chiediamo aiuto al governo», ha detto Sala.
Prima di tutto l’allungamento delle metropolitane in periferia, fino a Monza. La linea “rossa” dovrà arrivare alla fermata “Bettola”, nel comune di Cinisello Balsamo, dove sorgerà un nuovo centro commerciale e una nuova area di interscambio dei mezzi. Il progetto è in fase inoltrata ma ci sono già 20 milioni di extra costi, di cui Milano già dispone grazie ai risparmi avuti su altre linee di metropolitana ma per i quali manca ancora l’autorizzazione del Cipe. In questa zona arriverà anche la linea “lilla”, l’ultima costruita a Milano (in parte con fondi Expo), che si intersecherà con la linea “rossa” per poi proseguire fino a Monza, con fermate all’ospedale San Gherardo e a Villa reale. Un progetto che, nel suo assetto definitivo, rappresenterà un raddoppio dell’infrastruttura, per un miliardo di investimenti, e che dovrà prevedere due lotti per la costruzione. Milano si aspetta che almeno il 60% dell’opera venga finanziata con finanziamenti statali. Le nuove infrastrutture nella città rappresentano la priorità per l’agenda del governo Renzi.
Secondo punto all’ordine del giorno: le opere urbanistiche negli ex scali ferroviarie. Il progetto non è stato approvato dalla giunta Pisapia, proprio alla fine del suo mandato (a causa di una già strisciante campagna elettorale per le primarie, che ha diviso la maggioranza). Le Ferrovie dello Stato erano già intenzionate a investire 130 milioni - di cui 50 per interventi diretti e 80 per opere connesse - per riqualificare le nove aree della città rimaste abbandonate. L’accordo dovrà essere riscritto e migliorato per riproporlo all’attenzione del nuovo consiglio comunale. A questo proposito domani o dopodomani l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran incontrerà l’ad di Fs Sistemi Urbani, Carlo De Vito.
Terzo tema: i rifugiati extracomunitari. La questione è a metà tra l’assessorato alle Politiche sociali di Pierfrancesco Majorino e quello alla Sicurezza di Carmela Rozza. Qui il governo ha riconosciuto a Milano il ruolo centrale che ha avuto nel gestire l’emergenza. Ora il disagio sta cambiando forma, ed è per questo che Palazzo Marino chiede un aiuto a Roma: i 2mila rifugiati che mediamente si trovano a Milano non sono più solo in transito, ma stanno diventando più stanziali, nell’attesa di capire in quale città europea dirigersi. I centri predisposti e riqualificati durante lo scorso anno stanno diventando insufficienti e anche la popolazione milanese potrebbe subire dei disagi. Milano intende collaborare con i prefetti e chiede di valutare di alleggerire i flussi.
Al quarto punto un’altra emergenza, quella delle esondazioni dei fiumi in periferia. Renzi ha ribadito che bisogna portare avanti con tempi rapidi i progetti delle vasche di contenimento del Seveso e del Lambro, da costruire nell’area nord di Milano e nei comuni di Senago e Paderno Dugnano, con fondi già stanziati pari a 123 milioni.
Si torna inoltre, davanti al premier, a parlare di periferie, il tema più caro a Sala durante la campagna elettorale. Il governo sta stanziando un fondo da 40 milioni, di cui la metà circa dovrebbe essere messo a disposizione di Milano per la costruzione di nuovi impianti sportivi. L’invito del premier è di ridurre al massimo i tempi per la redazione dei progetti esecutivi e per le autorizzazioni amministrative, e dare così subito il via ai lavori.
Sesta questione: l’approvazione del bilancio della città metropolitana, che sta prendendo forma in questi anni. Al momento non c’è ancora un’area con un solo sindaco (in prospettiva quello di Milano), ma la città metropolitana fa comunque un suo bilancio in base alle sue competenze certe più importanti, l’ambiente e le ex strade provinciali. C’è ancora da capire - e in questo Palazzo Marino ha chiesto chiarezza - se la gestione di alcune risorse (come quelle per le politiche sociali e la disabilità) andranno a finire sotto il Comune di Milano o sotto la Regione Lombardia.
Infine la promozione di Milano: come attrarre nell’area del post Expo le grandi agenzie europee, orfane di Londra dopo il Brexit. Si è parlato in questi giorni soprattutto dell’agenzia del farmaco (Ema), di quella degli organi di vigilanza bancaria (Eba) e delle potenzialità che potrebbe avere la Borsa italiana. Ma è soprattutto la prima parte del discorso che sembra ad oggi la più interessante e fattibile. L’Ema infatti ha a che fare con il polo tecnologico dedicato alle scienze umane che proprio a Rho dovrebbe sorgere, e inoltre, come ha sottolineato, la vicesindaca Anna Scavuzzo, darebbe a Milano un indotto più significativo.
© Riproduzione riservata