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Calzaturieri del Brenta, nicchia in salute

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Calzaturieri del Brenta, nicchia in salute

Stabili occupazione e numero di aziende - «e già questa è una conquista», ha detto il presidente di Acrib Siro Badon - e un incremento sgnificativo del 4-5% del giro d’affari complessivo. È una nicchia che conserva la sua eccellenza quella dei calzaturieri della Riviera del Brenta, che, riuniti nell’assemblea annuale della associazione (Acrib), hanno fatto il punto del settore partendo dai dati del 2015 e indivduando problematiche e strategie per il futuro.

Le aziende del distretto a cavallo tra le province di Padova e Venezia restano solidamente a quota 520, gli addetti sono 10.032, la produzione ha raggiunto 19,4 milioni di paia di scarpe, il fatturato è salito a 1,88 miliardi di euro e la quota export mantiene il suo 92%. Dal 2014 al 2015 le domande di Cig sono scese del 6,67% e il distretto si conferma prevalente nello scenario calzaturiero regionale (il 70% della quota) e nazionale (il 10,5%) per numero di aziende. Mentre l’intero sistema calzaturiero della Riviera del Brenta (calzaturifici, accessoristi, modellisti e ditte commerciali) realizza complessivamente il 57,9% del fatturato del sistema veneto del settore, il 18,1% di quello nazionale.

IL VALORE DELLA FILIERA
Fatturato in milioni di euro delle diverse componenti della filiera calzature di Riviera del Brenta e percentuali relative ai totali di settore (Venezia + Padova) e al totale complessivo.

Il “core business” del distretto veneto resta la subfornitura per tutte le grandi griffe della moda e del lusso, ma mantengono una certa vitalità anche gli altri due segmenti: quello dell’outsourcing e quello dei marchi propri, che, però, registra qualche calo a causa dello stallo dei consumi di fascia media. «Abbiamo tenuto meglio di altri comparti - ha detto il presidente Badon -, ma non possiamo dire che non abbiamo problematiche irrisolte».

Anzitutto, l’eterna questione della banda larga, che manca e viene chiesta da anni. «Senza la quale è impossibile lavorare in un mondo globalizzato», ha detto Badon. E poi le sacche di illegalità, che contribuiscono ad allontanare gli investitori e a creare concorenza sleale. «Siamo stanchi di ripetere che il livello di tassazione è troppo alto - ha aggiunto il presidente -. Di fatto lavoriamo sette mesi l’anno per lo Stato».

La voglia di continuare più forti di prima, però, non manca, prova ne è il titolo dell’assemblea Acrib: “RESTART – Capire e Gestire i Cambiamenti”. Capire il mondo che cambia, insomma, anche se lo scenario, come ha sottolineato la relazione del sociologo Enrico Finzi, presidente di Astra, non è roseo. «La domanda interna resta asfittica e nel 2017 dovremmo fare i conti anche con le conseguenze di Brexit». ha detto Finzi. «Serve la forza dell’aggregazione, lo spirito di collaborazione in cui tutti devono fare la loro parte - ha concluso Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia, di cui Acrib fa parte -. questa è l’unica strada percorribile. E le buone scarpe per farla non ci mancano».

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