Economia

I ricavi delle aziende tornano sopra i livelli pre-crisi

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L’ANALISI CERVED

I ricavi delle aziende tornano sopra i livelli pre-crisi

Migliora la solidità delle società italiane che nel 2015 sono riuscite a fare ritornare i ricavi sopra i livelli pre-crisi grazie a un +2,7% sull’anno precedente. Sono anche riuscite ad aumentare il valore aggiunto, la produttività e la patrimonializzazione, mentre l’indebitamento continua a calare. Buone notizie sul fronte della redditività, in miglioramento pur restando al di sotto dei valori del 2007. È quanto emerge dall’analisi fatta da Cerved su un primo campione di 165mila bilanci 2015 depositati dalle società italiane entro il giugno 2016.

Dall’analisi su base regionale emerge un quadro confortante, con il Mezzogiorno che dopo anni di perdurante crisi manda un segnale di ripresa. Il valore mediano vede un +4,7% di aumento del fatturato tra il 2015 e il 2014 contro il quasi 2% del periodo precedente. In assoluto le migliori performance, vicine al 6% e più del doppio della media nazionale, arrivano dalle imprese con sede in Campania e Basilicata. A livello nazionale si registra il miglioramento generalizzato del conto economico e degli indicatori finanziari che coinvolge le aziende di tutti i settori e dimensioni. Le microimprese e le Pmi in particolare vedono una crescita del fatturato più dinamica rispetto alle grandi aziende.

«Le imprese italiane stanno beneficiando di una fragile ma graduale ripresa e dopo otto anni sono finalmente tornate sopra i livelli di fatturato pre-crisi - commenta Marco Nespolo, amministratore delegato di Cerved -. Nonostante un’attenta azione di contenimento dei costi però la redditività, pur essendo in crescita, rimane ancora al di sotto dei livelli del 2007 a causa del gap negativo tra andamento del valore aggiunto e il costo del personale». Nel campione analizzato c’è l’aumento della produttività e redditività lorda, che in rapporto ai ricavi arriva al 7,1%, un decimo di punto in più sul 2014.

«Il miglioramento della produttività e la riduzione dell’indebitamento, quest’ultima legata alle problematiche del sistema bancario italiano, sono tra i dati più interessanti - rimarca Giovanni Fiori, ordinario di economia aziendale della Luiss -. Per quanto riguarda la redditività, pur restando abbondantemente al di sotto dei livelli pre-crisi, si confermano gli sforzi fatti dalle aziende per ridurre i costi ma anche la fatica nel trovare spazi di mercato».

Il fenomeno della riduzione dell’indebitamento è trasversale: lo scorso anno i debiti finanziari sono calati del 4,5% e gli imprenditori hanno aumentato il ricorso al capitale proprio. Un cambio di rotta iniziato da quasi un decennio che ha portato a fine 2015 il rapporto debiti finanziari su capitale netto al 54% dall’85% del 2007. L’insieme di tutti questi progressi riduce il numero delle imprese che chiudono il bilancio in perdita. «Il miglioramento della redditività, da un lato, e la fase di deleveraging dall’altro, hanno reso meno fragile il sistema delle imprese - ricorda Nespolo -. Diminuisce il numero di società in cui gli oneri finanziari erodono più della metà del Mol e si riduce ulteriormente il rapporto fra debiti finanziari e patrimonio netto, anche grazie agli sforzi di ricapitalizzazione degli imprenditori».

Nel complesso le nuove misure di governance e la liquidità immessa dalla Bce migliorano la cassa. «I nuovi finanziamenti si ottengono a condizioni più favorevoli e, per esempio, il nostro piano triennale prevede un progressivo miglioramento di redditività e margini, continuando a ridurre i debiti» racconta Alberto Ottieri, amministratore delegato delle Messaggerie Italiane, leader nella distribuzione di libri e primo operatore italiano nell’e-commerce librario. «Nell’ultimo anno abbiamo migliorato la posizione finanziaria netta agendo sui tempi di incasso dai clienti e di pagamento dei fornitori e sui parametri di rotazione del magazzino così da contenere il capitale circolante e ritornare a produrre cassa».

È il settore industriale quello con il miglior trend di incremento dei ricavi (+4,1%) e del valore aggiunto ma le costruzioni, il più colpito dalla crisi, finalmente riescono ad agganciare la ripresa con il +3,1% di aumento mentre è più contenuta (+2,4%) la crescita nel terziario. Il valore aggiunto in media si attesta al +4% con l’accelerazione dell’edilizia. Per finire il capitolo dei costi: su quelli esterni pesa il +2% delle materie prime e il +1,9% dei servizi contro l’1,3% di entrambi nell’anno precedente. Quello del lavoro cresce del +2,9% contro l’1,9% del 2014 ma ci sono effetti positivi sulla produttività che passa al 150,8% dal 149,2% del 2014. Un fenomeno che tocca tutti i settori e tutte le dimensioni di azienda e soprattutto migliora l’attrattività del sistema paese agli occhi degli investitori esteri.

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