Crescere, assolutamente. In un mercato che nei prossimi dieci anni modificherà struttura e bisogni. Come? Con creatività, innovazione, tecnologia. Lo scenario che si apre «è un’occasione che non possiamo lasciarci sfuggire». Alberto Baban, presidente della Piccola industria di Confindustria, parla in una grande sala della Nice, azienda di Oderzo, in Veneto, leader nel settore dell'automazione. Una scelta simbolica: è da qui che parte la terza tappa del “Viaggio nell'Italia che innova”, 1° Meeting Pmi, con la Piccola coprotagonista della giornata. Baban esordisce centrando subito il tema: la dimensione delle aziende italiane è mediamente troppo piccola e non siamo leader nella tecnologia, «ma sappiamo di essere i migliori al mondo in molte classi di prodotto».
È su questa strada che dobbiamo andare avanti: «L’innovazione è determinante per la crescita. Se siamo il secondo paese industriale d’Europa nonostante i deficit di competitività che abbiamo significa che c’è un’innovazione esplicita e implicita nelle imprese italiane che dobbiamo fare emergere con chiarezza», è stata la riflessione del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. Ma non basta: «Le imprese – ha aggiunto - vanno stimolate ad essere eccellenti e innovative a tutto campo, in ogni funzione aziendale, dobbiamo passare dal resistere al reagire, cavalcare la quarta rivoluzione industriale».
È quel traguardo di Industria 4.0 da raggiungere unendo tecnologia e cultura. Non siamo all’anno zero: abbiamo molti punti di forza, ha sottolineato Baban: nonostante la crisi ci sono medie aziende che sono riuscite a crescere, ci sono oltre 20mila pmi innovative che «rappresentano il giacimento di crescita industriale del Paese», un uno scenario in cui i grandi player globali sono in cerca di innovazione e creatività nella piccola dimensione. Inoltre le pmi sono flessibili e veloci. «Siamo il “fatto su misura”, il 4.0 sembra essere stato pensato per noi», è la convinzione di Baban. «Il mercato globale è un mercato di nicchia, fatto per noi – ha sottolineato anche Boccia - possiamo essere la boutique industriale del mondo».
Serve un contesto adeguato. Il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, intervistato in video, ha confermato le prime misure per Industria 4.0 e un piano di politica industriale basato sui fattori. Un annuncio positivo sia per Baban che per Boccia. «Vedremo nella legge di stabilità se ci sarà coerenza con le sue parole», ha detto il presidente di Confindustria.
Servono misure shock per potenziare gli strumenti già esistenti, individuando le priorità: non solo la banda larga, se il superammortamento al 140% è stato fondamentale per rilanciare gli investimenti in impianti e macchinari, l’auspicio è che venga prorogato per tutto il 2017. E Boccia ha condiviso la proposta di Baban di prevedere un superammortamento al 300% per i beni funzionali a industria 4.0: «Il suo pensiero è il pensiero di Confindustria».
Vanno individuati interventi selettivi: di fronte al problema di produttività del paese, «il governo non si deve preoccupare di riscrivere le regole, questione delle parti sociali, ma deve affrontare il tema fiscale con la detassazione e defiscalizzazione dei premi di produzione», ha insistito Boccia, convinto che la questione industriale sia determinante per la crescita del paese. «Noi dobbiamo fare il salto da produttori e imprenditori, in una logica di corresponsabilità. Ma da soli non ce la faremo: bisogna agire sui nodi di sviluppo con una politica dell’offerta», ha insistito Boccia, per creare un circolo virtuoso, più competitività, più investimenti, più occupazione, più domanda. E il rapporto con le banche deve puntare alla valutazione qualitativa da parte degli istituti di credito.
Se conoscenza e contaminazione sono le parole chiave di Industria 4.0, Baban ha insistito sull’importanza della rete di trasferimento della conoscenza. E quindi vanno valorizzati gli Innovation hub; è stato fatto molto per le agevolazioni per chi investe in start up e e pmi innovative, ha aggiunto, ma non basta: i benefici andrebbero potenziati, si potrebbe incentivare fiscalmente l’acquisizione di start up innovative da parte di imprese già avviate. Un contesto in cui rilanciare anche il programma AdottUp di Confindustria, per le adozioni delle start up. «Le opportunità sono tante, per coglierle occorre un’assunzione di corresponsabilità a tutti i livelli». Non bastano semplici riforme, secondo Baban «occorre un re-engineering» della società e del welfare state che sono in crisi e che, di fronte all’ennesimo salto tecnologico, «o cambiano in fretta o rischiamo di accelerare un declino che rischia di diventare irreversibile».
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