Economia

Ascoli punta sulle start-up per rilanciare l’industria

  • Abbonati
  • Accedi
la questione industriale

Ascoli punta sulle start-up per rilanciare l’industria

I portici di piazza del Popolo e la chiesa di San Lorenzo ad  Ascoli Piceno (Marka)
I portici di piazza del Popolo e la chiesa di San Lorenzo ad Ascoli Piceno (Marka)

«Ci sono oltre 100 milioni di euro pronti per essere investiti sul territorio, ma rischiamo di perderli se non si finalizza in fretta l’accordo di programma». Suona la campanella il presidente di Confindustria Ascoli Piceno, Simone Mariani, che ieri ha chiamato a raccolta imprenditori, istituzioni, banche e università della regione per raccontare “Storie di futuro” del Piceno (questo il titolo dell'incontro con il presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia, al centro congressi della Camera di commercio) da usare come “buone pratiche per una nuova impresa” (sottotitolo della mattinata). «Il driver del nostro cambiamento, del passaggio tra passato e futuro, è la straordinaria coesione territoriale – prosegue Mariani – che ci ha permesso di ottenere un riconoscimento non felice ma necessario per ripartire, quello di area di crisi complessa (status ottenuto lo scorso febbraio dal Mise), ora dobbiamo accelerare i tempi della firma sul contratto di programma e come Confindustria stiamo attivandoci per rendere attrattiva e competitiva la provincia, in linea con la politica dei fattori copromossa dal presidente Boccia».

La call del ministero dello Sviluppo economico per raccogliere le manifestazioni di interesse all’interno del Prri (Progetto di riconversione e riqualificazione industriale del Piceno) era attesa per fine luglio ma slitterà probabilmente a inizio settembre, con «l’imperativo morale» – così lo definisce Mariani – di arrivare a suggellare l’accordo entro dicembre per partire nel 2017 con gli investimenti. Mentre nel frattempo Confindustria sta spianando la strada agli investitori attraverso innovativi patti sindacali che garantiscano a priori flessibilità nelle relazioni industriali e intese con i sindaci della provincia per istituire una sorta di zona franca nei comuni al fine di potenziare, pro tempore, l’appeal del sud delle Marche.

I RISULTATI DELL’EXPORT PROVINCIALE
Dati in milioni di euro e variazioni % 1° trimester 2016 su 1° trimestre 2015. (Fonte: Elaborazione su dati Istat)

Un’area su cui bruciano le cicatrici dell’esito infausto della Cassa per il Mezzogiorno (multinazionali fuggite con la fine dei benefici fiscali) ma da cui stanno emergendo segnali chiari di ritrovata vivacità imprenditoriale: Ascoli è la terza provincia in Italia per numero di start-up innovative (100) rispetto alle società di capitali; i giovani imprenditori under 35 rappresentano oggi circa un terzo delle nuove attività avviate; l’università di Camerino sta lavorando alacremente sul territorio, con 20 spin-off incubati cuciti a doppio filo con aziende tradizionali; il progetto Restart sta ridisegnando lo skyline del centro di Ascoli, per fare spazio a un hub internazionale di idee e competenze, a verde urbano e a edilizia green lì dove dominava la fabbrica piena di amianto di Sgl Carbon. E non mancano storie imprenditoriali di leadership mondiale che hanno testa e cuore ad Ascoli, come quelle di Imac (calzature), Hp Composites (carbonio e nuovi materiali), Proel (strumenti audio), Linergy (illuminazione d’emergenza) a tracciare la rotta futura dell’economia picena e marchigiana, «sul solco di un grande imprenditore come Vittorio Merloni, il padre del quarto capitalismo, che faceva le cose con intelligenza e umanità e che ci ha insegnato che una società migliore va fatta partendo da noi stessi», sottolinea il presidente Boccia, ribadendo che è nel mix di «passione, creatività, amore per il lavoro e per il territorio, coesione tra imprese e istituzioni, innovazione tecnologica, ponte tra giovani e vecchie generazioni, tra piccola, media e grande impresa, la forza di questi racconti e del futuro che vedremo domani ma che oggi stiamo scrivendo».

© Riproduzione riservata