Economia

L’embargo contro la Russia zavorra Fermo

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la questione industriale

L’embargo contro la Russia zavorra Fermo

Vincenzo Boccia (dx) e Giampietro Melchiorri
Vincenzo Boccia (dx) e Giampietro Melchiorri

Meno 6,5% secondo il Monitor dei distretti Intesa ; -7,4% secondo l’Istat, ma con un crollo di quasi il 20% in Russia che vede allineate le due fonti: è un tonfo senza precedenti quello che sta vivendo l’export calzaturiero di Fermo nei primi tre mesi dell’anno, dopo un 2015 chiuso con 36 milioni di euro di vendite di scarpe in fumo (-25,8%) nella Federazione guidata da Putin, passata da primo a quarto mercato di riferimento oltreconfine per la quinta provincia marchigiana, culla del più importante distretto italiano della calzatura. Un tonfo che si somma ai nuovi timori per gli effetti dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue (quinto mercato per l’industria locale) e «al disorientamento per uno scenario geopolitico incerto come mai prima, che ci costringe a prendere atto di un 2016 che dovremo archiviare tra le annate negative, perché siamo una provincia manifatturiera, il 77% del nostro export è rappresentato da calzature, e la caduta della domanda mondiale ha un impatto diretto e immediato sul nostro business», spiega Giampietro Melchiorri, ieri alla sua prima uscita pubblica nelle vesti di neopresidente di Confindustria Fermo.

LE PERFORMANCE DI FERMO
L'export dei distretti marchigiani a confronto. Dati in milioni di euro e Variazione percentuale. (Fonte: Intesa Sanpaolo su dati Istat)

Lo stesso titolo scelto alcune settimane fa per l’assemblea annuale degli industriali fermani “Quali scenari economici di crescita post Brexit?”, che ha chiamato a raccolta ieri nella quattrocentesca Villa Vici, sul colle più alto della città, gli industriali fermani, dà la misura della velocità con cui il contesto globale cambia rendendo impossibile qualsiasi programmazione e previsione per chi fa impresa in giro per il mondo. Il post Brexit è diventato un post attentati e un post tentato golpe in Turchia che acuisce «l’incapacità di vedere oltre il quotidiano e di interpretare indicatori congiunturali che ci dovrebbero rendere felici, perché abbiamo infilato quattro trimestri consecutivi di lieve recupero per l’industria marchigiana, ma di fronte al finimondo che abbiamo davanti sono numeri che non raccontano più nulla», sottolinea il presidente di Confindustria Marche, Bruno Bucciarelli.

La risposta è: fare squadra, «perché gli individualismi sono efficaci, ma non possiamo pensare di farcela da soli», aggiunge Melchiorri ribadendo il concetto caro al presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia, sull’importanza di un sistema di rappresentanza «che è ponte tra l’interesse delle imprese e l’interesse del Paese - afferma chiudendo i lavori – in una idea chiara di società come questa fermana che include e compatta all’interno della comunità piccole, medie e grandi imprese, comuni, province, regione, perché è una avanguardia e non una trincea. Qui dentro dobbiamo portare i temi della crescita dimensionale aziendale per intercettare più export e da qui dobbiamo partire per costruire una politica industriale dell’offerta e non della domanda che intervenga sui fattori della competitività». E arriva dalla “casa” fermana di Confindustria l’appello alle istituzioni , per far fronte comune contro l’embargo in Russia, «vergognoso», lo definisce Annarita Pilotti, l’imprenditrice fermana alla guida di Assocalzaturifici che tra due giorni proprio a Porto Sant’Elpidio (Fermo) ha convocato il primo Consiglio generale dei calzaturieri italiani. «L’allentamento delle sanzioni verso la Russia va portato all’attenzione degli stakeholder internazionali e anche se i riscontri fin qui non sono stati incoraggianti non ci arrendiamo», rimarca il presidente uscente di Confindustria Fermo, Andrea Santori, passando il testimone al collega Melchiorri. «Siamo di fronte al sommarsi di recessione e di crisi, a una perdita di domanda e a una perdita di capacità produttiva. Gli “zero virgola” di produzione e vendite sono errori statistici di fronte a una produzione industriale che in Italia è ancora 20 punti percentuali sotto i livelli del 2007, mentre Usa e Germania li hanno già superati», nota l’economista Giacomo Vaciago .

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