Anche se gli intoppi non sono mancati, il bilancio del primo anno del nuovo corso dell'alternanza scuola-lavoro può dirsi positivo: coinvolti circa 2.800 istituti e 529mila alunni delle classi terze, che si sono aggiunti agli oltre 200mila delle classi quarte e quinte già interessati in precedenza. «Parliamo di oltre il 27% degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado - spiega il sottosegretario all'Istruzione, Gabriele Toccafondi - e questo è solo l'inizio. Tra pochi mesi sapremo se il monitoraggio che il Miur ha avviato a conclusione dell'anno scolastico confermerà queste cifre. Però deve essere chiara una cosa, per noi è scuola a tutti gli effetti e non torniamo indietro, ci crediamo, abbiamo dato risorse economiche per circa 100 milioni l'anno e un organico potenziato alle scuole, tanti protocolli e accordi con aziende, organizzazioni, musei, istituzioni».
La riforma sulla Buona scuola (legge 107/2015) - dall'anno scolastico 2015/16 - ha reso obbligatoria l'alternanza scuola-lavoro: minimo 400 ore nel secondo biennio e nell'ultimo anno di istituti tecnici e professionali, mentre nei licei almeno 200 ore nel triennio. Un bel salto in avanti se si pensa che prima la durata media dei percorsi era di 96 ore l'anno. Con il nuovo corso gli “stage” si possono fare in azienda, ma anche in enti pubblici, musei, enti sportivi riconosciuti dal Coni e si possono svolgere anche d'estate e all'estero.
«La scuola progetta, insieme all'impresa o ad altri enti, percorsi finalizzati alcune delle competenze previste dal profilo formativo dell'indirizzo specifico all'interno di un contesto lavorativo», dice Licia Cianfriglia, vicepresidente Anp - Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola. «Venire a contatto con la realtà del sistema produttivo o con organizzazioni culturali favorisce l'attitudine al lavoro in gruppo, la capacità di analizzare e risolvere problemi, lo spirito imprenditoriale e consente di sperimentare strumenti e tecnologie spesso non presenti a scuola».
L'alternanza è stato un grande stimolo per le scuole per aprire le porte al territorio: quelle con maggiori esperienze e partnership consolidate si sono trovate avvantaggiate, mentre in altri casi si sono registrate difficoltà maggiori.
«L'avvio non è stato esente da criticità - conferma Cianfriglia - anche per la mancanza del registro delle imprese, dalle quali le scuole avrebbero dovuto individuare i soggetti disponibili a stipulare convenzioni per la realizzazione di percorsi di alternanza».
Il registro nazionale per l'alternanza, da istituire presso le Camere di commercio, è infatti ancora uno dei tasselli mancanti. Da sciogliere il nodo dei costi che un'azienda già iscritta nel registro delle imprese, dovrebbe sostenere per inserirsi anche nel nuovo registro: secondo il Mise (si veda Il Sole 24 Ore del 7 luglio), un'imposta di bollo più diritti di segreteria, anche se si sta lavorando a una possibile soluzione che assicuri la gratuità dell'iscrizione, consentendo la registrazione dell'impresa in un'area “aperta” del registro.
In alcuni casi poi, specialmente nei licei, si sono riscontrate resistenze da parte del corpo docente nel comprendere il valore formativo di questa esperienza, ritenendola un tempo sottratto allo studio, quando invece è un arricchimento dello stesso e un'innovazione importante.
«Una modalità che ha consentito di superare le criticità ed è stata adottata specialmente nei licei e nelle regioni del Sud - evidenzia Cianfriglia - dove sono presenti meno aziende, è quella dell'impresa formativa simulata. Si tratta di un percorso realizzato all'interno della scuola, con il supporto di organizzazioni specializzate che favoriscono la conoscenza dei processi di lavoro mediante la simulazione della costituzione e gestione di imprese virtuali, spesso con l'assistenza di aziende reali».
Per offrire alle scuole un supporto concreto per sviluppare l'alternanza, il Miur sta poi lavorando per organizzare le reti territoriali: «In alcuni casi già esistono - chiarisce Toccafondi -, si tratta solo di potenziarle, in altri casi occorre attivarle. In più, vorremo aprire sul sito del Ministero uno spazio dedicato all'alternanza scuola-lavoro, dove raccogliere, tramite gli Uffici scolastici regionali le buone pratiche realizzate dalle scuole, una vetrina che possa offrire spunti e strumenti per chi volesse proporre esperienze analoghe nel proprio contesto».
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