
Un luogo simbolico: l’aeroporto di Cagliari Elmas. Per entrare subito dentro uno dei problemi che penalizzano l’economia della Regione: la mancanza di infrastrutture, inferiore addirittura del 50% rispetto alla media nazionale. Comincia proprio da qui l’analisi del presidente di Confindustria Sardegna Meridionale (Cagliari, Carbonia-Iglesias e Medio Campidano) Maurizio De Pascale, aprendo i lavori dell’assemblea, ieri pomeriggio. La scelta dell’aeroporto è stata rimarcata anche dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: «L’ho trovata appropriata, bisogna implementare le infrastrutture del territorio, che deve aprirsi e non chiudersi».
Trasporti,aree industriali, ancora inefficienti ma che «non devono essere dismesse ma potenziate», perché «la dimensione manifatturiera e industriale non deve essere abbandonata dalla Sardegna»; la zona franca di Cagliari che ancora attende; e poi la burocrazia, in un territorio in cui ci sono ancora «dannosissimi antagonismi interni», e che invece ha bisogno «di integrarsi nei territori, nelle competenze, nell’utilizzo delle risorse, nella conquista dei mercati esterni», oltre alla annosa vicenda del Sulcis, che è alle prese con una «complicatissima ripartenza»: sono tra i problemi principali messi in evidenza da De Pascale. Che guarda avanti : «Siamo convinti che ci siano le condizioni per non arrendersi e tornare a crescere», è il messaggio di fiducia che arriva dal presidente degli industriali locali. «Condivido il metodo De Pascale, non dobbiamo fare la lista delle lagnanze, ma definire proposte e immaginare soluzioni», ha rilanciato Boccia, concludendo l’assemblea. La Sardegna è un gioiello, ha aggiunto il presidente di Confindustria, ma è lo specchio di una situazione che riguarda il Sud e l’Italia: un Sud che cresce meno dell’Italia, un’Italia che cresce meno dell’Europa.
Fonte: Istat, Inps

La Sardegna può reagire: «Conosciamo la forza delle nostre imprese e dei nostri lavoratori», ha sottolineato De Pascale, ribadendo l’impegno di Confindustria nel portare avanti le istanze del mondo imprenditoriale e nel perseguire il dialogo con tutti gli interlocutori, con quel senso di «corresponsabilità» citato spesso da Boccia. Temi condivisi anche dal presidente di Confindustria Sardegna, Alberto Scanu, che ha sottolineato l’handicap della Regione di essere geograficamente la più isolata del Mediterraneo e quindi penalizzata dalla mancanza di infrastrutture e di una fonte energetica come il metano.
I numeri danno l’indicazione di quanto ci sia da fare: l’ex provincia del Medio Campitano ha un tasso di disoccupazione di quasi il 22%, Cagliari è al 17,7 con Nuoro al 14,7. Non è vero, quindi, sottolinea De Pascale, che il Sud della Regione stia meglio degli altri territori sardi. Ed è convinto che Cagliari città metropolitana possa essere un vantaggio per tutta la Sardegna. Bisogna lavorare insieme, evitare contrapposizioni, tra territori, competenze, settori: «L’industria non è alternativa all’agricoltura e al turismo».
Puntare all’economia integrata, in una realtà dove l’industria rappresenta ancora il 10% (il 15 con le costruzioni), e l’agricoltura e il turismo sono ancora ciascuna sotto il 5%. Ora c’è l’occasione del Patto per la Sardegna, all’interno del Masterplan per il Sud. Ci sarebbero in gioco, compresi i fondi dello sviluppo e coesione, 2,5 miliardi di euro: «Vanno avviati in pochi mesi progettazione e cantieri». Una rapidità sollecitata anche da Boccia: «È un momento importante, il Patto deve essere velocemente realizzato, partendo da una grande dotazione infrastrutturale di cui la Sardegna ha bisogno per essere realmente competitiva». Una necessità rimarcata anche dal presidente della Regione, Francesco Pigliaru che ha ribadito che Matteo Renzi è atteso domani a Sassari per la firma del Patto per la Sardegna. «Io ho la conferma di Renzi. Se poi si smonta tutto all’ultimo momento non verrà», ha precisato il governatore. Il premier dovrebbe fare due tappe, in Prefettura e all’Università.
Di fronte al rischio di aumenti Irpef e Irap, De Pascale ha sollecitato tagli e riqualificazione della spesa. Servono le riforme, compresa quella costituzionale per avere più stabilità e governabilità. In modo che i governi possano prendere decisioni guardando «non al consenso a breve ma al benessere dei cittadini».
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